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Il donatore: un “target” o un “partner”?

I donatori. La nostra ossessione.

Per loro agiamo, per loro lavoriamo, per loro perdiamo spesso il sonno… e anche il senno.  Li studiamo, li analizziamo, scopriamo cosa fanno, quanti anni hanno, chi sono. Eppure, mi chiedo, siamo sicuri di sapere cosa vogliono da noi? È giusto parlarne come statistiche, come target, mere tabelle di marketing? Il donatore come un “consumatore” di buone cause? Forse. Ma in un mondo sempre più a portata di mouse, in un’era della conoscenza, io credo che il donatore sia prima di tutto un partner. Un volontario. Una persona che sceglie di sostenere la nostra stessa causa, che condivide la nostra mission.

Come tale, dunque, deve essere prima di tutto informato, non corteggiato. Coinvolto, non indotto. È il principio vincente del sostegno a distanza: il sostenitore riceve regolarmente notizie del bambino e/o della comunità dove questi vive, segue lo sviluppo e l’evoluzione delle attività intorno a lui. È un vero partner. E così dovrebbero essere tutti i donatori. Sembra ovvio, ma non è sempre così

Nel “Non Profit Report 2011 – il dono online e il rapporto con i social network” presentato da Contactlab , quello che mi ha colpito più di ogni altra cosa è la scarsa attenzione alle pagine delle OnP sui social network (solo il 26% afferma di seguirne qualcuna lì), a fronte di un alto interesse per i siti e le newsletter (il 54% visita i primi ed il 40% dichiara di leggere le seconde). Come dire, se conosco, seguo, se sono informato, condivido.

Io sono convinta che solo così possiamo sperare di rendere “regolare” una buona parte di quel 41% che, sempre secondo la ricerca di Contactlab, dona solo sporadicamente e non segue nessuna OnP in particolare.

Lo conferma anche una mia piccola esperienza appena vissuta con Cesar: la Cesar Onlus invia da sempre, regolarmente, fogli informativi e newsletter ad una buona banca dati di contatti, di cui solo una parte sono però donatori. Quest’anno, anno di grandi cambiamenti per l’associazione, per il Natale abbiamo deciso di regalare, insieme al giornale, il primo “Rapporto Cesar”, una bella pubblicazione con il riassunto di tutto quello che è stato fatto in questi 11 anni di attività in Sud Sudan e qui in Italia, comprese le campagne e le attività di raccolta fondi, con schede, foto e tutti i dati utili. Una specie di bilancio sociale allargato. La risposta era quella che volevo ed in cui speravo: un buon 20% di quei contatti “no donors” o ex donatori, hanno inviato una loro donazione, alcuni di questi ringraziando per il bel regalo e per le tante informazioni.

Non è forse questo che vogliono da noi?