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Categoria: Fundraising per arte e cultura

L’Art-bonus: opportunità che non fa di per sé fundraising

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Piano piano (troppo) si incomincia a parlare in maniera più determinata dell’Art-bonus, il recente provvedimento voluto dal Governo per agevolare il contributo dei privati a sostegno della cultura.

Vediamo di capire la portata di questo strumento sia per le sue potenzialità che per i suo limiti o criticità.

Innanzitutto stiamo parlando della possibilità di agevolare un privato che dona o investe soldi per la cultura riconoscendogli un credito di imposta pari al 65% in tre anni.

Lo spiego con un esempio pratico: chi dona 100.000 euro a favore di un’istituzione culturale pubblica, avrà uno sconto del 65% sulle tasse che deve pagare per quei 100.000 euro da utilizzare nell’arco di 3 anni.

Volete i riferimenti normativi? Eccoli: comma 1 dell’art. 1 del Decreto Cultura (Decreto Legge n. 83 del 31 maggio 2014), convertito con modificazioni nella legge 29 luglio 2014, n. 106. Ecco il testo completo del decreto e la circolare dell’Agenzia delle Entrate per la sua applicazione.

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Una storia di fundraising tra arte, rifiuti e riscatto: Waste Land

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Vi voglio raccontare una storia che parla di rifiuti, povertà, arte e fundraising.

È un racconto che arriva dal Brasile, paese fratello del nostro dove molti italiani hanno trovato nuove speranze in passato e che in queste settimane è stato sotto i riflettori per i Mondiali di Calcio. Un paese di cui in realtà si sa poco dalle nostre parti e quel poco che si sa è spesso frutto di stereotipi.

Ciò che va di moda chiamare social innovation è un ingrediente di tanti progetti nel sociale realizzati in Brasile. La cosa vale sia per quanto portato avanti da organizzazioni non profit di grande spessore sia per azioni di dimensioni ridotte e mirate a contesti ben definiti, che spesso inconsapevolmente mettono in piedi azioni innovative e di forte impatto. Ebbene, la nostra storia forse appartiene a questo secondo tipo di progetti e ha per protagonista un piccolo gruppo di persone.

Jardim Gramacho è stata per molti anni la più grande discarica di rifiuti di Rio de Janeiro e, secondo molti, dell’America del Sud. Per molto tempo i camion compattatori si sono recati qui per sversare l’immondizia di milioni di persone. Tutt’attorno a Jardim Gramacho si è sviluppato un mondo fatto di esseri umani che hanno trovato qui la loro fonte di sostentamento: in tutta l’America latina (e me ne sono occupato personalmente da ricercatore e cooperante) tanta gente vive grazie alla raccolta e alla vendita dei materiali riciclabili. Si tratta di un lavoro onesto e degno per chi lo fa, importante per l’ambiente e utile per i conti pubblici delle amministrazioni locali (che vedono ridurre di molto le quantità di rifiuti da trattare in discarica). Ma tutto questo fa parte di un altro discorso.

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Biblio-raising

Fundraising biblioteche

Il 20 gennaio scorso Massimo Coen Cagli ha partecipato a un seminario dal titolo “Il fundraising in biblioteca. Una sfida per gli operatori, gli amministratori, la comunità” organizzato da AIB Trentino-Alto Adige.

In quell’occasione sono stati presentati i primi dati di una ricognizione sulle attività di fundraising e crowdsourcing nelle biblioteche trentine e altoatesine. L’indagine è stata voluta da Graziano Cosner, direttore della Biblioteca Intercomunale di Altopiano della Paganella Brenta e tra i promotori dell’incontro, che ci ha gentilmente permesso di parlare di quest’indagine.

L’idea di fare un’indagine sull’argomento è di grande utilità (magari si facesse al livello nazionale!) perché poco si conosce di oggettivo e scientifico sulla realtà della raccolta fondi per le biblioteche, al di là di singoli casi, sicuramente significativi.

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Fundraising e biblioteche: economia del bene comune.

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È finalmente uscito il libro “Fare fundraising in biblioteca”, scritto da Massimo Coen Cagli.

A dispetto del titolo non si tratta solo di un manuale di raccolta fondi per le biblioteche. Senza dubbio il suo specifico scopo è quello di fornire idee, strumenti metodologici e pratici affinché questo tipo di servizi possa, al pari di altre organizzazioni, fare fundraising in modo sistematico e professionale. Ma è anche l’occasione per gettare uno sguardo sul senso che il fundraising sta assumendo nel contesto più ampio della crisi del welfare.

La prima parte del libro, infatti, pur partendo dalle specificità delle biblioteche, riguarda più in generale le sfide che un ente pubblico o un’organizzazione che gestisce un servizio alla collettività devono affrontare per fare bene fundraising.

Infatti, trattandosi di organizzazioni che non hanno la stessa identità delle organizzazioni non profit tradizionalmente ritenute tali, le biblioteche, così come le scuole, i servizi socio-sanitari territoriali, i musei, i teatri e le altre istituzioni culturali pubbliche, soffrono di una debole identità sociale. O meglio, hanno una forte identità e spesso origine sociale, che però nel tempo si è dispersa anche come conseguenza di una sbagliata gestione della governance di tali istituti.

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Cultura e sponsor: dopo il divorzio e’possibile la riconciliazione?

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È di qualche settimana fa la notizia che il 2012 ha registrato un altro brusco calo delle sponsorizzazioni. Il che ripropone in modo cogente il tema del corporate fundraising o della filantropia di impresa che rappresenta non certo la principale, ma comunque una delle fonti più significative di sostegno della cultura

Ho avuto modo, grazie all’invito fattomi da Catterina Seia, direttore del Giornale delle Fondazioni, e dalla Fondazione Fitzcarraldo – con la quale la Scuola di Roma Fund-Raising.it da anni condivide un comune impegno sul fundraising per la cultura – a discuterne in occasione della presentazione dei dati dell’ultima ricerca realizzata da Stage up e da Ipsos sul futuro della sponsorizzazione.

La ricerca in sintesi ha mostrato che:

  • In quattro anni il mercato delle sponsorizzazioni ha subito una flessione del 28% (da 1,8 a 1,3 miliardi).
  • Il settore della cultura è quello che ha risentito maggiormente della crisi, con una caduta del 26,7% negli ultimi due anni. Pur essendo in flessione, lo sport resta di gran lunga il primo settore di investimento (67%) mentre la sponsorizzazione sociale (la cosiddetta solidarietà) tutto sommato tiene con un 27% dell’intero comparto.
  • Per il 2013 si prevede un ulteriore calo di oltre il 6% pari a 83 milioni di euro.
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