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Il treno dei desideri in questo paese all’incontrario va…

Treno dei desideriGiovedì 10 novembre sono partita per Trento dove ho tenuto una lezione sugli eventi di fund raising.

Ed ho preso il treno… O meglio, avrei voluto prenderlo in tutta tranquillità ma dal predellino mi separavano 50 cm di altezza e io non è che sia proprio una stanga…

Ma ci vuole ben altro per fermarmi!

Arrivata a Trento ho tenuto la mia lezione di fronte a 25 persone tutte appartenenti a piccole e piccolissime organizzazioni. Una lezione molto divertente e stimolante.

Ma… c’è un ma.

Al ritorno ho sempre preso il treno e ad attendermi c’erano sempre quei 50 cm da scalare (forse era questo che intendeva Michele quando mi parlava di vette da scalare in Trentino).

E allora mi sono arrabbiata moltissimo ovviamente con Trenitalia che non agevola i suoi passeggeri siano essi disabili, bambini, anziani e mamme con passeggini a seguito. Ma anche con tutte quelle piccole e piccolissime associazioni che si occupano di anziani e di disabili e che continuano a lavorare in modo tendenzialmente isolato e a preoccuparsi, spesso del proprio “orticello” senza adottare una visione d’insieme del settore in cui operano e dei problemi che trattano. Questo mostra una scarsa consapevolezza dell’enorme potenziale di azione sul cambiamento sociale che avrebbero solo se si unissero.

A questo proposito, una recente ricerca sulle donazioni svolta da Astra Ricerche mette in evidenza che la contrazione di donazioni sia da imputare non solo alla crisi economica ma anche al fatto che i donatori ritengono che il non profit sia diventato molto dispersivo e inefficace, pieno di doppioni e di microiniziative che hanno una scarsa capacità di incidere sulla realtà.

Molte di loro ancora non sono entrate nell’ottica di doversi dotare di una strategia di fund raising che permetta di portare avanti i progetti in modo costante. A volte, parlando con i loro rappresentanti si ha la sensazione che perdano di vista l’obiettivo finale che è il beneficiario e che non si rendano conto che questo beneficiario potrebbe trovarsi nella condizione di non poter più usufruire di un servizio di cui ha bisogno.

Ma se su un gradino di 50 cm non si riesce ad avere un impatto sociale, se non si riesce ad intervenire sulla realtà e a cambiarla, allora è difficile avere una strategia di fund raising di successo e ciò non dipende dalle tecniche acquisite o utilizzate ma soprattutto dai contenuti e dalle strategie di azione.

Una strategia di fundraising comune e attività di lobby del non profit

Se le piccole e piccolissime organizzazioni si unissero potrebbero attivare strategie di fund raising molto più incisive e soprattutto fare attività di lobby nei confronti delle politiche sulla disabilità e degli enti, come nel caso di Trenitalia.

Sono sicura che di fronte ad un settore compatto e unito capace di produrre impatti reali e irreversibili sul nostro sistema di welfare, sarebbe molto più facile riconquistare la fiducia degli italiani che, pur generosi, non sono certo di “bocca buona”.

Anche se io credo molto nella forza del singolo capace di smuovere le montagne (e la storia ne è piena) sicuramente da soli in alcuni casi non si ottengono risultati soprattutto se non si ha la forza politica o se non si è consapevoli di averla o di poterla esercitare.

Se si unissero, chissà, magari la prossima volta potrei salire su un treno come quelli che ci sono in Germania: senza gradini!

Ma il treno dei desideri…