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Social coupon e non profit: cause related marketing o vendita piramidale?

L’altro giorno il mio amico e collega fundraiser Andrea Verdi della Fondazione Giovanni Paolo II mi gira un’email che ha ricevuto, chiedendomi di cosa si tratti e se sia una cosa su cui valga la pena investire del tempo.

L’email recitava così:

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Vediamo un po’ meglio di cosa si tratta.

Skontilla, l’azienda che invia la comunicazione, appare essere un sito simile ad altri che in gergo vengono definiti di social couponing. Alcuni celebri predecessori sono Groupon, LetsBonus o Groupalia.

Coupon sociali per il non profit?

Già a partire dalla definizione social couponing credo che in Italia si potrebbe generare la prima confusione. Perché si parla di social couponing? Lo si fa perché i clienti possono condividere i propri acquisti on line e sui social networks come Facebook e Twitter. In alcuni casi se si convincono almeno tre amici a comprare quell’offerta, una diventa gratis.

Dico che si potrebbe generare la prima confusione perché un lettore poco attento potrebbe pensare che si tratti di coupon legati al mondo del sociale, ma abbiamo già chiarito che non si tratta di questo.

L’email di cui sopra è indirizzata a organizzazioni non profit e a fundraisers per presentare quella che, a loro detta, è un’interessante novità. Skontilla intende portare il Sociale nel mondo del “couponing”, e intende fare questo condividendo i ricavi. Quest’opportunità rappresenta, secondo Skontilla, un nuovo mezzo di raccolta fondi.

Prima di tutto bisogna dire che per essere un nuovo mezzo assomiglia molto ad un’azione di cause related marketing. Quello che non appare chiaro è in che termini viene fatta la condivisione dei ricavi. Il 10%? 10 centesimi a transazione? Questo non è dato saperlo dall’email in questione, ma si parla in ogni caso di una parte importante della questione.

Cause related marketing o vendita piramidale: come funziona il meccanismo?

In pratica una ONP aderisce alla rete in qualità di “Social” Promoter Skontilla e invita i propri iscritti/associati/simpatizzanti a spostarsi dagli altri siti di couponing a Skontilla, invitando a propria volta parenti, amici e conoscenti a fare altrettanto. Skontilla a questo punto girerà una parte dei ricavi relativi alle compravendite generate da questa comunità di persone, da quel momento fino a quando non ci si cancella, per ben 3 livelli di passaparola.

La differenza dal cause related marketing sta quindi nel fatto che la quota di donazioni che arriva alla ONP non è proporzionale alla vendita di un determinato prodotto, ma è proporzionale alle compravendite messe in atto dalla propria rete sociale. Insomma assomiglia proprio alla classica vendita realizzata sul modello catena di Sant’Antonio o meglio vendita piramidale.

Inoltre in quest’operazione la causa sociale tende completamente a sparire, mentre nel cause related marketing è la causa a fare da traino alla vendita, o almeno così dovrebbe essere.

Infine Skontilla offre al fundraiser anche l’opportunità di guadagnare da un’operazione di questo tipo, dandogli l’opportunità di iscriversi a sua volta come social promoter e successivamente inserire la propria ONP nella catena di Sant’Antonio. Se vogliamo considerare tutta l’operazione come un’azione di raccolta fondi, allora questo passaggio si avvicina terribilmente al lavoro a percentuale, pratica non prevista e anzi sconsigliata nel codice etico di ASSIF.

Skontilla offre inoltre supporto alla ONP e al “fundriser” mediante una breve formazione per facilitarlo nell’interazione con i propri iscritti/associati/simpatizzanti. I nostri donatori tuttavia come prenderebbero un’operazione di questo tipo? Sono convinto che potrebbero rimanere spiazzati da un fundraiser che improvvisamente sia diventato un venditore. Certamente anche l’identità della ONP correrebbe il rischio di essere fraintesa.

Infine, si dice “fundraiser” e non “fundriser”. Se ci si rivolge ad un pubblico particolare si faccia almeno la fatica di informarsi sul come si chiama tale pubblico. Altrimenti si corre il rischio che un “fundriser” faccia un articolo critico. 😉

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