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Bilancio di missione: un’opportunita’. Il caso dell’Associazione Kim Onlus

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L’occasione di riflettere sul tema della rendicontazione sociale delle organizzazioni non profit mi è stato offerta dalla presentazione del bilancio di missione 2015 dell’Associazione Kim presso la Protomoteca del Campidoglio, a Roma, il 22 novembre 2016.

L’Associazione Kim, guidata da Paolo Cespa, da 19 anni si è assunta l’impegno di tutelare l’infanzia più disagiata e malata proveniente da luoghi in cui il benessere fisico ed economico non è garantito. Alla presenza dell’Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale del Comune di Roma Laura Baldassarre, moderatrice dell’incontro, e insieme a Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della nostra Scuola, sono stato invitato a presentare il bilancio di missione.

In generale il bilancio di missione:

  • è uno strumento indispensabile per misurare un’organizzazione e il benessere sociale creato;
  • deve soddisfare l’esigenza di informazione e comunicazione verso i portatori di interesse, che con il bilancio sono messi in condizione di esprimere un giudizio motivato;
  • è un documento di valutazione complessiva delle relazioni di reciproca e virtuosa collaborazione che un’organizzazione ha con la comunità territoriale e di valori.
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Presentazione del bilancio di missione dell’Associazione Kim.

In particolare per l’Associazione Kim sono emersi due punti immediati:

In primo luogo, l’Associazione ha risposto alla sfida posta dalla crisi economica e al termine del programma umanitario della Regione Lazio d’intervento per medicina ad alta specializzazione a favore di cittadini non UE.

Un dato importante: 254.188 euro di entrate a fronte di 251.377 euro di uscite (un saldo attivo pari a 2.811 euro) dopo che nel 2013 il bilancio era in perdita (-30.026 euro).

In secondo luogo è evidente la circolarità delle azioni messe in campo per raggiungere l’obiettivo della presa in carico totale dei bambini (il 75% di questi ha meno di 12 anni) e delle loro famiglie, che li accompagnano in Italia per gli interventi chirurgici e la successiva degenza e convalescenza.

L’Associazione Kim Onlus si occupa dell’intera filiera dell’accoglienza del bambino malato, mettendo a disposizione la Casa di Kim come alloggio e molte altri servizi. Infatti:

  • riceve dall’estero o da altre organizzazioni e persone la richiesta d’intervento;
  • sottopone la cartella clinica del caso umanitario direttamente ad una direzione sanitaria ospedaliera per la richiesta di un preventivo per le cure necessarie;
  • assicura la copertura finanziaria necessaria per far sì che uno degli ospedali di Roma ne assuma la terapia;
  • richiede l’attivazione del visto sanitario per l’ingresso in Italia;
  • segue la pratica all’estero, si attiva per il viaggio e coordina l’accettazione insieme all’ospedale o al reparto;
  • riceve il bambino e la mamma all’arrivo;
  • attiva l’ingresso in ospedale in coordinamento con la struttura santaria.

Non vi sembra, già a prima vista, una grande eccellenza italiana?

Non bisogna dimenticare, poi, l’organizzazione del personale professionale, composto da una rete di 87 volontari appositamente formati prima di essere inseriti in servizio, e le attività di sostegno, supervisione, svago, laboratorio e assistenza per i bambini e le madri. Tutto ciò dà già il segno di quanto sia alto sia il livello delle attività e dell’impegno assunto dall’Associazione.

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Presentazione del bilancio di missione dell’Associazione Kim.

La raccolta fondi è basata su una strategia disegnata in collaborazione con la Scuola di Roma Fund-Raising.it. È composta da azioni orientate verso diversi “mercati” e la collaborazione con aziende, singoli donatori e gruppi di sostegno certifica la presenza di un consiglio di amministrazione concreto, attento, visionario e partecipe.

Torniamo a noi, però.

Il bilancio di missione dell’Associazione Kim risponde ad esigenze di trasparenza e comunicazione.

Posso dire che:

  • È rigoroso, circostanziato e onnicomprensivo in tutte le sue parti con concetti, dati e tabelle di facile comprensione che illustrano fatti.
  • È condiviso dal corpo sociale e con testimonianze finali di tirocinanti, madri e ospiti che danno il segno della partecipazione attiva di quelle che, impropriamente, si possono chiamare altre componenti (si potrebbe affermare che in Kim si è creata un’unica comunità fatta dal personale professionale e non, dalle madri ospiti e dai loro bambini e dai sanitari).
  • Possiede la capacità di esprimere il senso delle attività e dei risultati, in un continuum che parte dagli impegni e esprime pochi tecnicismi. È totalmente bandito il linguaggio “socialese” (scusate il neologismo) che riempie documenti di organizzazioni più importanti e risulta incomprensibile per il cuore e la mente di persone di buona volontà.
  • Porta con sé grandi passioni, senza essere autoreferenziale.
  • Fa uno sforzo di integrazione degli strumenti di gestione e comunicazione dell’organizzazione non profit, senza segnalare vuoti evidenti.
  • È onesto perché mostra aspetti dell’organizzazione su cui lavorare ed investire per il futuro.

Ho trascorso perciò un pomeriggio molto interessante al Campidoglio.

Vi invito a leggere il bilancio di missione che troverete nel sito www.associazionekim.it. Fateci sapere qual è la vostra opinione e buona lettura.