Testo

Una storia di fundraising tra arte, rifiuti e riscatto: Waste Land

fundraising-arte-innovazione

Vi voglio raccontare una storia che parla di rifiuti, povertà, arte e fundraising.

È un racconto che arriva dal Brasile, paese fratello del nostro dove molti italiani hanno trovato nuove speranze in passato e che in queste settimane è stato sotto i riflettori per i Mondiali di Calcio. Un paese di cui in realtà si sa poco dalle nostre parti e quel poco che si sa è spesso frutto di stereotipi.

Ciò che va di moda chiamare social innovation è un ingrediente di tanti progetti nel sociale realizzati in Brasile. La cosa vale sia per quanto portato avanti da organizzazioni non profit di grande spessore sia per azioni di dimensioni ridotte e mirate a contesti ben definiti, che spesso inconsapevolmente mettono in piedi azioni innovative e di forte impatto. Ebbene, la nostra storia forse appartiene a questo secondo tipo di progetti e ha per protagonista un piccolo gruppo di persone.

Jardim Gramacho è stata per molti anni la più grande discarica di rifiuti di Rio de Janeiro e, secondo molti, dell’America del Sud. Per molto tempo i camion compattatori si sono recati qui per sversare l’immondizia di milioni di persone. Tutt’attorno a Jardim Gramacho si è sviluppato un mondo fatto di esseri umani che hanno trovato qui la loro fonte di sostentamento: in tutta l’America latina (e me ne sono occupato personalmente da ricercatore e cooperante) tanta gente vive grazie alla raccolta e alla vendita dei materiali riciclabili. Si tratta di un lavoro onesto e degno per chi lo fa, importante per l’ambiente e utile per i conti pubblici delle amministrazioni locali (che vedono ridurre di molto le quantità di rifiuti da trattare in discarica). Ma tutto questo fa parte di un altro discorso.

La nostra storia continua quando un personaggio che si chiama Vik Muniz, artista visuale brasiliano dalla fama mondiale, decide di entrare a Jardim Gramacho per portare avanti un progetto artistico insieme ai riciclatori. Vik atterra a Rio de Janeiro direttamente da Brooklyn, dove vive e ha il suo studio. Con semplicità, umiltà e umanità, coinvolgerà gli altri protagonisti della storia (Tião, Valter, Suelem, Zumbi e tanti altri) in un percorso artistico che li renderà partecipi del proprio destino e ne accrescerà di molto l’autostima. Per molti di loro, si tratta della prima volta (e magari ultima) in cui qualcuno gli darà fiducia.

A fine percorso le opere ispirate dal microcosmo della discarica e realizzate da Vik in quasi 3 anni di lavoro insieme ai riciclatori di Jardim Gramacho, come nel caso del Marat dell’immagine in alto (che diventerà quello della prossima immagine), saranno esposte al Museo di Arte Moderna di Rio de Janeiro, dove riceveranno una quantità di pubblico seconda solo a quello della mostra di Picasso, tenutasi nello stesso museo, e faranno il giro del mondo (passando anche per Roma).

arte-fundraising-innovazione

Il fundraising nel progetto di Vik Muniz

Voi vi domanderete: “Sì, ma dove sta il fundraising?

Il fundraising è nell’intero progetto di Vik Muniz, documentato da uno splendido film di Lucy Walker del 2010 “Waste Land”, che segue l’intero percorso dei nostri protagonisti. Il fundraising è nell’inizio del documentario, quando Vik afferma che è grato alla vita e che dalla povertà da cui proviene è riuscito ad avere molto e che perciò è ora di dare e restituire (uniche cose che hanno veramente senso nella vita).

Il fundraising è nel fatto che per realizzare il progetto Vik ha scelto di fare una partnership con l’unica entità che rappresentasse i riciclatori di Jardim Gramacho, la ACAMJG (Associação dos Catadores de Lixo do Aterro Municipal de Jardim Gramacho), per accrescerne la forza e rafforzarne la voce. Lo stesso principale compagno di viaggio di Vik in questa storia, Tião Santos, era già allora il fondatore dell’associazione.

Il fundraising è nell’intuizione di voler mettere all’asta le opere realizzate insieme ai raccoglitori della discarica e di destinare l’intero ricavato delle vendita per migliorare le strutture e gli strumenti di lavoro a loro disposizione, per rendere ancor più degno un lavoro spesso visto con disgusto dal resto del mondo. Con gli stessi fondi si è creata una biblioteca e una sala multimediale per fare corsi di formazione.

Il fundraising è nell’idea di raccontare tutta questa storia attraverso il più potente degli strumenti di comunicazione, il video. Il sottoscritto dopo aver assistito a “Waste Land” ha deciso di comprarlo, è entrato in contatto con il responsabile di ACAMJG e ora è qui che scrive un post per far conoscere questo progetto alla platea dei fundraiser in Italia.

Il fundraising è nel concetto chiaro e tondo espresso da Valter, un anziano riciclatore di Jardim Gramacho, che ricordava prima di ammalarsi e lasciare (purtroppo) questa terra, che “99 non è 100” e una lattina di alluminio in più può cambiare tutto, a voler dire che tutti noi, nessuno escluso, possiamo sempre fare qualcosa in più per noi e per il mondo. Basta volerlo.

Infine, il fundraising è nel riscatto delle persone, le quali, impegnandosi in un progetto per molti versi ambizioso, capiscono chi sono e dove vogliono andare, come è successo a tutti i protagonisti di questa storia da Vik, a Tião a tutti i riciclatori. È un po’ come reinterpretare la propria mission, operazione importante per le organizzazioni non profit e per quanti vogliono dare un contributo da fundraiser al cambiamento.

Consiglio a tutti di vedere e rivedere il documentario Waste Land. Lo trovate in libreria e on line e dopo averlo visto sono sicuro che, oltre a riflettere molto e a commuovervi, vi verranno molte nuove idee. Provare per credere!