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Post con Tag ‘assif’

Associazione italiana fundraiser: bilancio e rilancio

assemblea-assifSono passati già tre anni da quando ho cominciato la mia avventura nell’ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser.

Ricordo bene l’Assemblea in cui sono stato eletto nel Consiglio Direttivo dell’associazione, e ricordo anche bene le mie alte aspettative rispetto a questa. Ricordo che volevo un’Associazione che avesse rapporti con le altre associazioni europee, che favorisse le occasioni di scambio e aumentasse il numero dei soci. Inoltre speravo potesse fare azioni di lobbying e porsi efficacemente come soggetto rappresentativo dei fundraiser.

Ebbene, sono soddisfatto rispetto a dove si trova l’Associazione oggi?

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Fundraiser: professionista, volontario o mago?

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Negli ultimi tempi il fundraising comincia ad essere sulla bocca di tutti.

Questa volta la segnalazione me l’ha fatta mio padre che, da vorace lettore di giornali, mi ha messo da parte un articolo che parla della figura del fundraiser.

In questo articolo, pubblicato dal supplemento di Repubblica Affari & Finanza si parla del fundraising come di uno degli strumenti per uscire dalla crisi.

Infatti, sempre secondo quest’articolo, il credit crunch avrebbe messo in fuga le aziende e i nuovi imprenditori dalle banche, costringendoli ad esplorare nuove vie per trovare le agognate risorse per fare start up di impresa.

Spesso veniamo contattati da rappresentanti dei mondi più vari che sono alla ricerca di fondi e le modalità con cui vorrebbero pagare sono le più varie, dalla percentuale anche molto alta (che, come già ripetuto molto spesso, non solo non accettiamo ma stigmatizziamo addirittura per i motivi che si possono approfondire qui sul nostro blog e sul sito dell’ASSIF), alla percentuale con un forte investimento da parte del soggetto che dovrebbe organizzare l’evento.

La novità principale in questo caso sta nella causa sociale, ma non solo. Ci aiuta ad analizzare la questione la definizione di fundraising sviluppata dal nostro direttore scientifico.

Secondo tale definizione, il fundraising è “un’attività strategica di reperimento di risorse finanziarie volte a garantire nel tempo la sostenibilità di una causa sociale e dell’azione collettiva organizzata necessaria a perseguirla e a promuovere il suo sviluppo costante affermando la propria identità sociale verso una molteplicità di interlocutori”.
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Fundraising per il welfare. A quali condizioni?

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Come tutti sanno il 7 giugno scorso la Scuola di Roma Fund-Raising.it ha realizzato una conferenza pensatoio su un tema cruciale: può e vuole il fundraising avere un ruolo da protagonista circa la sostenibilità del welfare?

C’è stata un’appassionata, numerosa e variegata partecipazione di pubblico che ha visto rappresentate diverse componenti del non profit e del fundraising. Soprattutto vi è stato un dialogo con interlocutori del non profit che hanno condiviso in modo franco il loro punto di vista sulla questione.

Quindi devo ringraziare in modo particolare Caterina Torcia, Riccardo Bonacina, Marco Morganti e Marco Livia per la loro disponibilità a coinvolgersi in questo pensatoio. Così come devo ringraziare Pino Bongiorno, Eugenio De Crescenzio, Rossana Cerbone (delle tre federazioni delle cooperative sociali) e Gianni Palumbo (portavoce del Terzo settore del Lazio) per aver accettato di parlare del non profit e del fundraising con uno spirito critico piuttosto che con uno spirito rivendicativo.

Molti gli apprezzamenti ricevuti per l’impostazione della conferenza e per i contenuti che sono stati proposti (qui puoi scaricare la mia relazione introduttiva). Di questo sono veramente contento perché scegliere di trattare in modo critico e autocritico questa materia poteva forse risultare – in questo momento di crisi – un po’deprimente. Al contrario mi sembra che questo taglio abbia riacceso un po’di entusiasmo.

Vorrei però usare questo post per restituire alla platea dei fundraisers e delle altre persone interessate al tema, gli esiti della conferenza che assolutamente non sono delle conclusioni ma rappresentano i temi che dovrebbero essere oggetto di ulteriori riflessioni, magari con nuovi esiti di tipo operativo.

Dalla conferenza, infatti, emerge una propensione del mondo non profit e degli operatori di fundraising ad assumere un ruolo di protagonista circa la sostenibilità economica, sociale e politica del welfare di comunità. Appare chiaro, però, che tale assunzione di responsabilità passa attraverso la capacità di rispondere a 7 sfide.

Eccole.

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Fundraising. Un altro welfare e’ possibile

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La Scuola di Roma Fund-raising.it ha il piacere di invitarvi all’evento “Fundraising un altro welfare è possibile” che si terrà il 7 giugno presso la Fondazione il Faro. Non la classica conferenza ma un pensatoio, per pensare il fundraising come strumento per il futuro del welfare. E cominciare a costruirlo.

Finora il fundraising è stato percepito come una sorta di tappabuchi solidaristico e generoso. Oggi, a causa della crisi, il quadro è drasticamente cambiato: è in gioco la sostenibilità di tutto il sistema di welfare. È allora possibile pensare ad un sistema basato sul prelievo fiscale ma anche su scambi volontari e investimenti sociali? Molti fenomeni si muovono in tal senso: dalla mobilitazione dei genitori nelle scuole, a casi analoghi nelle biblioteche, a grandi imprenditori che intendono investire parte del profitto in servizi sociali, a organizzazioni non profit che vogliono innovare i tradizionali servizi sanitari, a forme di impresa low profit e non profit.

È possibile passare da alcune esperienze episodiche ad un vero e proprio nuovo sistema di sostenibilità del welfare? La questione porta con sé anche un diverso ruolo degli attori in campo, aziende, fondazioni, individui e chiaramente il non profit in tutte le sue forme. È possibile creare un nuovo patto di azione comune tra questi attori sociali? È possibile che il fundraising da semplice scambio filantropico tra non profit e soggetti privati diventi un comune investimento strategico?

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Il lavoro a percentuale avvelena il fundraising (speciale Campagna 0%)

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ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser, sulla scorta delle tante segnalazioni circolate in rete circa ennesime offerte di lavoro a percentuale rivolte ai fundraisers e coerentemente con il proprio codice etico che ha detto già parole chiave su tale argomento, ha lanciato una campagna per combattere la pratica di retribuire il lavoro dei fundraisers attraverso una percentuale sulle entrate (donazioni, sponsorizzazioni e quant’altro).

Non è solo un dovere aderire a questa campagna e diffonderla, ma è anche un piacere.

Perché questa equivoca e antipaticissima pratica mette a nudo alcuni aspetti estremamente critici delle organizzazioni non profit e dei loro dirigenti. Rappresenta quindi l’occasione per andare fino in fondo a tali problemi che rappresentano oggi uno degli ostacoli maggiori al reale sviluppo del fundraising e quindi anche delle stesse organizzazioni.

Il manifesto lanciato da ASSIF – frutto della collaborazione di molti suoi soci – mette in evidenza 4 aspetti che sono essenziali per dire NO all’uso della retribuzione a percentuale:

1Un fundraiser sa che l’efficacia dell’attività non dipende unicamente dal proprio operato, bensì da una pluralità di fattori.

2Un fundraiser sa che questa forma di retribuzione può indurre a scelte e comportamenti più mirati al guadagno personale piuttosto che all’interesse dell’ente per cui opera e alla volontà del donatore.

3Un fundraiser sa che il suo operato è frutto di relazioni, reciproca fiducia, consenso e adesione con il donatore. Tali valori devono essere mantenuti e rispettati.

4Un fundraiser sa che il reale valore della prestazione fornita tiene conto anche dei risultati intangibili che la sua attività genera con passione, etica e competenze.

La Scuola di Roma Fund-Raising.it nel raccogliere e rilanciare la campagna vuole mettere in evidenza altri aspetti che qui e là sono emersi dalla sua esperienza di formazione e consulenza e che sono i seguenti.

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