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Essere premiati e’ una responsabilita’ grande

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Il nostro pensatoio “Fundraising. Un altro welfare è possibile” ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica quale premio di rappresentanza.

È giunta ieri con una raccomandata del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – Servizio rapporti con la Società civile.

E ne siamo veramente onorati. Spesso queste cose rischiano di essere vissute come mera formalità. Ma vi posso assicurare che l’idea che questo nostro itinerario – che si interroga sul ruolo che il fundraising può avere per il futuro del nostro welfare – venga accompagnato da una costante presenza della Presidenza della Repubblica, ci ha messo addosso un grande senso di responsabilità.

Non che prima ci mancasse!

Ma adesso la nostra voglia di dire qualcosa di importante non solo per il nostro mondo di fundraisers, ma per il mondo del non profit, delle aziende, delle fondazioni, della pubblica amministrazione, si trasforma necessariamente in un consapevole impegno.

Impegno nel quale, anche in forza di questo riconoscimento, vogliamo coinvolgere tanti interlocutori e renderci “viatico” per costruire nuove intese strategiche tra gli attori sociali e istituzionali e ricostruire su basi nuove e con una nuova sostenibilità un moderno welfare di comunità.

Seguiteci nei prossimi appuntamenti dell’itinerario fino ad arrivare a scrivere con noi un manifesto del nuovo fundraising.

Un sentito grazie a Giorgio Napolitano. Ci impegniamo ad onorare questo tuo riconoscimento.

Eventi di raccolta fondi: quale significato nel fundraising di piccole e medie organizzazioni?

eventi fundraising

Gli eventi nel fundraising strategico e di comunità meritano la giusta attenzione perché, se ben organizzati, permettono di far conoscere progetti, raccogliere adesioni e fondi.

Con informazione e conoscenza è possibile aprire le porte delle aziende e i cuori di grandi donatori.

La giusta prospettiva in cui inquadrare gli eventi di raccolta fondi è di chiamarli investimenti, indispensabili alle organizzazioni non profit per:

  • fidelizzare il proprio pubblico di donatori;
  • acquisire nuovo pubblico alla buona causa.

Il fine è quello di incrementare nel breve e medio periodo l’entità delle donazioni ed evitare la diminuzione del numero di donatori, compensando il naturale tasso di abbandono di donatori storici e saltuari.

Che siano cene di solidarietà, eventi musicali e culturali, lotterie, gare podistiche, presenze in manifestazioni territoriali con banchetti e gazebo, vendita di oggetti autoprodotti e calendari, aste, pesche di solidarietà, animazioni, tornei di burraco, è indifferente se l’organizzazione ha analizzato con cura quali siano:

  • i propri saperi e competenze professionali per creare prodotti spendibili;
  • le proprie capacità di mettersi in contatto con gli altri.

Organizzare un evento di fundraising è comunque un segnale di appartenenza alla comunità locale, spesso generosa per eventi che creino valore aggiunto reale e visibile nel territorio.

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Fundraising per il welfare. A quali condizioni?

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Come tutti sanno il 7 giugno scorso la Scuola di Roma Fund-Raising.it ha realizzato una conferenza pensatoio su un tema cruciale: può e vuole il fundraising avere un ruolo da protagonista circa la sostenibilità del welfare?

C’è stata un’appassionata, numerosa e variegata partecipazione di pubblico che ha visto rappresentate diverse componenti del non profit e del fundraising. Soprattutto vi è stato un dialogo con interlocutori del non profit che hanno condiviso in modo franco il loro punto di vista sulla questione.

Quindi devo ringraziare in modo particolare Caterina Torcia, Riccardo Bonacina, Marco Morganti e Marco Livia per la loro disponibilità a coinvolgersi in questo pensatoio. Così come devo ringraziare Pino Bongiorno, Eugenio De Crescenzio, Rossana Cerbone (delle tre federazioni delle cooperative sociali) e Gianni Palumbo (portavoce del Terzo settore del Lazio) per aver accettato di parlare del non profit e del fundraising con uno spirito critico piuttosto che con uno spirito rivendicativo.

Molti gli apprezzamenti ricevuti per l’impostazione della conferenza e per i contenuti che sono stati proposti (qui puoi scaricare la mia relazione introduttiva). Di questo sono veramente contento perché scegliere di trattare in modo critico e autocritico questa materia poteva forse risultare – in questo momento di crisi – un po’deprimente. Al contrario mi sembra che questo taglio abbia riacceso un po’di entusiasmo.

Vorrei però usare questo post per restituire alla platea dei fundraisers e delle altre persone interessate al tema, gli esiti della conferenza che assolutamente non sono delle conclusioni ma rappresentano i temi che dovrebbero essere oggetto di ulteriori riflessioni, magari con nuovi esiti di tipo operativo.

Dalla conferenza, infatti, emerge una propensione del mondo non profit e degli operatori di fundraising ad assumere un ruolo di protagonista circa la sostenibilità economica, sociale e politica del welfare di comunità. Appare chiaro, però, che tale assunzione di responsabilità passa attraverso la capacità di rispondere a 7 sfide.

Eccole.

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Fundraising. Un altro welfare e’ possibile

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La Scuola di Roma Fund-raising.it ha il piacere di invitarvi all’evento “Fundraising un altro welfare è possibile” che si terrà il 7 giugno presso la Fondazione il Faro. Non la classica conferenza ma un pensatoio, per pensare il fundraising come strumento per il futuro del welfare. E cominciare a costruirlo.

Finora il fundraising è stato percepito come una sorta di tappabuchi solidaristico e generoso. Oggi, a causa della crisi, il quadro è drasticamente cambiato: è in gioco la sostenibilità di tutto il sistema di welfare. È allora possibile pensare ad un sistema basato sul prelievo fiscale ma anche su scambi volontari e investimenti sociali? Molti fenomeni si muovono in tal senso: dalla mobilitazione dei genitori nelle scuole, a casi analoghi nelle biblioteche, a grandi imprenditori che intendono investire parte del profitto in servizi sociali, a organizzazioni non profit che vogliono innovare i tradizionali servizi sanitari, a forme di impresa low profit e non profit.

È possibile passare da alcune esperienze episodiche ad un vero e proprio nuovo sistema di sostenibilità del welfare? La questione porta con sé anche un diverso ruolo degli attori in campo, aziende, fondazioni, individui e chiaramente il non profit in tutte le sue forme. È possibile creare un nuovo patto di azione comune tra questi attori sociali? È possibile che il fundraising da semplice scambio filantropico tra non profit e soggetti privati diventi un comune investimento strategico?

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Il Festival del fundraising 2013 in 7 parole chiave (ma nella cabala che numero e’ il 7?)

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Il Festival del Fundraising 2013 è stato, come ormai d’abitudine (e queste sì che sono abitudini sane!), un appuntamento tanto importante quanto utile. Per molti motivi. Ognuno di noi ne ha tratto un “profitto” e una soddisfazione personale in relazione alle proprie aspettative e ai propri bisogni di maggiore conoscenza del fundraising, di relazioni con i colleghi e i “maestri”, di confronto di esperienze e di buone e cattive pratiche, ecc.

A qualche giorno di distanza e dopo aver riassorbito l’impatto del rientro nel quotidiano (il festival è anche e sicuramente un momento “festivo”: lo dice anche l’etimologia della parola!) voglio raccontarvi cosa mi porto a casa da questo Festival.

1 – Project management

Cresce e si conferma in questo festival l’attenzione alla sfida (non siamo della Scuola se non usiamo almeno una volta questo termine!) della concretezza e dell’operativizzazione della raccolta fondi. Il numero di partecipanti al workshop di Niccolò Contucci (al quale ho avuto modo di partecipare e che colgo l’occasione per ringraziare) dimostra secondo me questa attenzione! Numeri da guest star dovuti in primis alla grande competenza e passione di Contucci ma anche alla consapevolezza che oggi siamo chiamati a tradurre in modo più efficace e in risultati concreti e duraturi quello che sappiamo fare. È un passaggio in cui vedo un segno di cambiamento, crescita e maturità.

2 – Conoscenza

Tre ricerche sono state promosse in questo festival: quella sui fundraisers, quella sull’andamento delle donazioni e quella lanciata da noi della Scuola su come cambiano le motivazioni delle persone a donare. A segnare il passo verso un settore professionale più forte è stata la significativa adesione dei fundraiser ad impegnarsi a conoscere più a fondo la realtà per operare meglio. La nostra proposta di fare una ricerca partecipata e militante intervistando i nostri donatori ha registrato quasi 50 adesioni di fundraisers di organizzazioni e consulenti. Credo che il prossimo anno ne vedremo delle belle!

3 – Ma quanti siamo?

Durante il “quizzone” di giovedì mi ha colpito il fatto che su LinkedIn le persone che inseriscono il fundraising come loro impegno professionale sono più di 6.000!  A questo punto credo sia lecito il pensare che potremmo essere 20.000 se allarghiamo i confini della definizione di fundraiser. Quello che secondo me questi dati evidenziano è che sicuramente rappresentiamo una professione degna di nota ma anche e soprattutto che siamo una grande risorsa per il paese: 20.000 professionisti che possono dire e fare qualcosa di importante per la sostenibilità del welfare. Non è uno scherzo. Sicuramente rende tutta la categoria più consapevole della responsabilità storica che ricade sulla disciplina del fundraising. Mi raccomando il 7 giugno a Roma si parlerà anche di questo nel nostro convegno/pensatoio su fundraising e welfare, non potete mancare!

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