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Post con Tag ‘cooperative sociali’

Istituzioni e attori del Fundraising di Comunita’: occasione di confronto nel Lazio

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L’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Lazio ha pubblicato il giorno 8 Agosto un documento aperto alle riflessioni dei vari soggetti protagonisti del welfare.

Spero di darne un’idea corretta riportando alcuni stralci.

La premessa è la ricerca di un “Patto per l’innovazione del welfare” che costruisca larghe alleanze, partnership per la promozione di un nuovo benessere e che affermi responsabilità diffuse e condivise. Larghe alleanze, a partire dagli Enti locali, in cui ciascun soggetto economico e sociale sia chiamato a fare la sua parte. Ciò significa concretamente sollecitare ciascun attore sociale ed economico, dalle imprese alle fondazioni bancarie e di erogazione, dal terzo settore ai sindacati, a fare la sua parte ed orientare il suo impegno dentro un programma condiviso la cui regia è della Regione, che diventa così moltiplicatore di risorse e opportunità.

Ancora: “La legge di riforma intende delineare ed offrire le condizioni per costruire un sistema integrato di interventi e servizi sociali, volto ad avviare il circolo virtuoso comunità-bisogni-sviluppo, assumendo la qualità sociale come condizione per uno sviluppo equilibrato e sostenibile”.

Si propone di trasformare “gli attuali interventi a carattere prevalentemente riparativo, centralizzato e frammentario in un sistema articolato e flessibile di protezione attiva; da intervento centralistico a regia delle comunità e degli enti locali, da intervento pubblico a governo allargato che coinvolge e valorizza gli attori sociali”.

“La legge di riforma delineerà un welfare plurale con poteri e responsabilità condivise al fine di promuovere le risorse della comunità; enucleerà un sistema di governance, ovvero la costruzione di un sistema allargato di governo, nel quale accanto alla promozione ed alla regolazione pubblica, convive la co-progettazione, un esercizio di responsabilità condivisa, dei soggetti pubblici, privati e sociali, dei soggetti istituzionali e non… La partecipazione, quindi, come precondizione indispensabile di efficacia di un welfare che investe nel capitale sociale di una comunità”.

Ancora: “Vogliamo sperimentare insieme nuove vie per concretizzare il principio di sussidiarietà orizzontale come crescita e collaborazione tra diverse esperienze e ruoli autonomi. Va quindi pienamente confermata quella corretta interpretazione della sussidiarietà orizzontale fra istituzioni pubbliche e società civile in base alla quale l’ente locale, titolare delle funzioni sociali, deve disporre degli strumenti e delle risorse necessarie per svolgere le funzioni di lettura dei bisogni, di programmazione, di regia degli interventi e di valutazione e monitoraggio della qualità dei risultati”.

“Il sistema integrato sociale è realizzato con il concorso dei Comuni, delle Asl, dei soggetti della cooperazione sociale, dell’associazionismo di promozione sociale e del volontariato, delle aziende pubbliche di servizi alla persona, delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, delle fondazioni, anche di comunità e di partecipazione, degli enti di patronato e dei privati, nonché con la partecipazione dei cittadini singoli e associati e delle formazioni sociali espresse dalla società civile secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione”.

I princìpi guida sono il “decentramento dei servizi e degli interventi sociali e la centralità delle comunità locali intese come sistema di relazioni tra le persone, le istituzioni, le famiglie sociali e sindacali, partecipazione attiva dei cittadini e delle forze sociali territoriali alla programmazione, gestione e controllo”.

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Fundraising di comunita’: tutta un’altra musica!

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La scorsa domenica ho assistito al concerto di Leonard Cohen a Roma. È stato un evento commovente per la bellezza della musica e indimenticabile per l’armonia della band, composta da professionisti in cui nessun suono predominava sugli altri (voce solista, voci corali, strumenti).

Istintivamente ho pensato che il fundraising di comunità, in cui si “adotta” un progetto sociale, è come suonare insieme e creare armonie nel territorio.

È bello suonare insieme ma quanto è impegnativo raggiungere l’armonia!

Faccio riferimento all’esperienza comunitaria che sto vivendo direttamente quale Responsabile del Fundraising della Cooperativa Sociale Cecilia Onlus di Roma con il progetto Casa del Sole (casa famiglia per quattro ragazzi disabili gravi). Creare una casa famiglia per ragazzi disabili è uno degli obiettivi principali di Cecilia Onlus, perché consapevole della domanda che con angoscia molti genitori si pongono: “Dopo di noi chi si occuperà dei nostri figli?”

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Fundraising per il welfare. A quali condizioni?

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Come tutti sanno il 7 giugno scorso la Scuola di Roma Fund-Raising.it ha realizzato una conferenza pensatoio su un tema cruciale: può e vuole il fundraising avere un ruolo da protagonista circa la sostenibilità del welfare?

C’è stata un’appassionata, numerosa e variegata partecipazione di pubblico che ha visto rappresentate diverse componenti del non profit e del fundraising. Soprattutto vi è stato un dialogo con interlocutori del non profit che hanno condiviso in modo franco il loro punto di vista sulla questione.

Quindi devo ringraziare in modo particolare Caterina Torcia, Riccardo Bonacina, Marco Morganti e Marco Livia per la loro disponibilità a coinvolgersi in questo pensatoio. Così come devo ringraziare Pino Bongiorno, Eugenio De Crescenzio, Rossana Cerbone (delle tre federazioni delle cooperative sociali) e Gianni Palumbo (portavoce del Terzo settore del Lazio) per aver accettato di parlare del non profit e del fundraising con uno spirito critico piuttosto che con uno spirito rivendicativo.

Molti gli apprezzamenti ricevuti per l’impostazione della conferenza e per i contenuti che sono stati proposti (qui puoi scaricare la mia relazione introduttiva). Di questo sono veramente contento perché scegliere di trattare in modo critico e autocritico questa materia poteva forse risultare – in questo momento di crisi – un po’deprimente. Al contrario mi sembra che questo taglio abbia riacceso un po’di entusiasmo.

Vorrei però usare questo post per restituire alla platea dei fundraisers e delle altre persone interessate al tema, gli esiti della conferenza che assolutamente non sono delle conclusioni ma rappresentano i temi che dovrebbero essere oggetto di ulteriori riflessioni, magari con nuovi esiti di tipo operativo.

Dalla conferenza, infatti, emerge una propensione del mondo non profit e degli operatori di fundraising ad assumere un ruolo di protagonista circa la sostenibilità economica, sociale e politica del welfare di comunità. Appare chiaro, però, che tale assunzione di responsabilità passa attraverso la capacità di rispondere a 7 sfide.

Eccole.

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Cooperazione sociale e azioni di fundraising: “Eppur si muove”!

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Ho iniziato la ricognizione del mondo della cooperazione sociale in relazione al fundraising, conscio del significato profondo della storia scritta dalla cooperazione che ha anticipato i tempi, aperto nuove strade, costruito opportunità e creato benessere, e anche certo della forza del fund raising inteso quale strumento per la sostenibilità nel tempo di progetti ad alto valore sociale aggiunto.

Sono rimasto sorpreso: lentamente e inesorabilmente la cooperazione sociale sta riducendo la distanza con il mondo dell’associazionismo rispetto al fundraising.

Oggi nella cooperazione sociale si afferma sempre di più la cultura di una progettazione sociale, condivisa con la comunità di appartenenza, alimentata da risorse pubbliche e anche provenienti da altri mercati (individui, fondazioni, aziende) con attori sociali cooperanti e con partenariati sempre più diffusi per non perdere spinta, innovatività e sostenibilità degli interventi sociali.

Sembra ci sia ritardo solo

  • Nel convincere le organizzazioni di medie e grandi dimensioni, fra cui i consorzi di cooperative, a lanciarsi con convinzione nel fundraising perché è evidente che sono il segmento più capace di creare innovazione nel movimento cooperativo, per organizzazione aziendale e capacità di investimento.
  • Nel formare i propri dirigenti a fronte di un’offerta formativa sul fundraising sempre più adeguata e ritagliata sulle esigenze delle organizzazioni non profit.
  • Nella quantità di fatturato creato con il finanziamento di donazioni a qualunque titolo.
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Non profit, politica e fundraising: le richieste da fare

Non profit e politica

In Italia lo spazio della politica è occupato oggi da chi “scende in capo”, da chi “sale in politica” e da chi “sta in politica” con grandi promesse di cambiamento, di cui alcune sconfinano nella magia.

Al grido da stadio “ora o mai più”, “crediamoci”, “cambiamo tutto” si candidano a dirigere il nostro paese persone senza più credibilità. La fiducia degli elettori è crollata.

In maniera più sommessa, i politici ci suggeriscono dai manifesti “tu hai la precedenza” e “sfida il futuro senza paura”.

In questo deserto di parole vuote, continuano ad operare giorno per giorno le organizzazioni non profit per assicurare benessere e coesione sociale attraverso servizi alla persona.

In particolare è meritoria l’opera di quelle organizzazioni attive su più fronti (enti locali, aziende, fondazioni, singoli cittadini) per reperire fondi e donazioni volti ad alimentare le loro buone cause anche in assenza di un chiaro quadro di riferimento nel sociale.

La crisi di fondi pubblici per i servizi alla persona ha solo amplificato la disattenzione della politica per il sociale.

Nessun piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali fa da cornice al percorso delle organizzazioni non profit e dà indicazioni sulle priorità sociali e sui fondi da spendere settore per settore. Prendere impegni e fare scelte nel sociale sembra inutile.

Facendo uno sforzo in tale direzione, ecco alcune cose che il terzo settore deve chiedere per quel che riguarda i servizi sociali in Italia.

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