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Post con Tag ‘fund raising’

Fundraising per i comuni: 6 buone pratiche

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A chi, come me, segue quotidianamente le vicende del fundraising (se non altro tramite i numerosi messaggi di Google Alert che riempiono le caselle di posta) sarà sicuramente balzata agli occhi la notizia relativa all’apertura di un Ufficio Fundraising presso il Comune di Crema.

Sì, avete capito bene un comune che decide di fare fundraising. Tanta sorpresa e curiosità nel fare clic sul link e poi? Devo dire che sono rimasta un po’ delusa: si tratta di un buon vecchio ufficio di analisi dei bandi pubblici europei, nazionali e delle fondazioni in modo che il comune sia più efficacemente in grado di cogliere eventuali opportunità. Ne esistono già a centinaia e da più di 10 anni.

Intendiamoci, in ogni caso, a mio modo di vedere, questa è un’iniziativa del sindaco da applaudire, in questo momento, anche perché prevede un investimento in personale qualificato, interno o esterno che sia. Certo mi aspettavo di più, ossia che tale ufficio si occupasse anche e soprattutto di aziende, individui, investimenti sociali, finanza sociale, ecc. Almeno da quel che si legge sull’articolo, tuttavia, non è così.

È chiaro però che la notizia ha evocato un tema per me di grande interesse: ossia se il fundraising sia una attività che abbia a che fare con la buona amministrazione di un comune o di un altro ente pubblico.

Caso vuole che mentre giungeva questa notizia, la Scuola di Roma Fund-Raising.it, su invito dell’Agenzia di Sviluppo Locale dell’Empolese Valdelsa, teneva ad Empoli un corso sul fundraising per le amministrazioni comunali.

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Fundraiser: questo sconosciuto

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Di norma quando un autore vive l’ambizione di affrontare una trattazione (e non un semplice articolo giornalistico) che ha lo scopo di denunciare problematiche o disservizi, questi dovrebbe sentire l’obbligo morale di approfondire l’argomento fino a conoscerlo in maniera esaustiva o comunque approfondita. Questo è importante quantomeno per poter gestire al meglio i commenti o le reazioni di chi legge la sua opera.

Tale buona pratica ritengo non sia stata adeguatamente adottata da Valentina Furlanetto, l’autrice del libro “L’industria della carità”, già ampiamente commentato dalla collega Elena Zanella nel suo blog.

Lasciando i commenti sul contenuto del libro a voci del non profit ben più autorevoli di me, vorrei limitarmi a condividere il mio pensiero sulla definizione di fundraiser che vi si trova. Oltre al fatto che imbattersi in un abbozzo di definizione di chi si occupa di raccolta fondi solo nella sezione finale, simile ad un glossario in un libro che parla di fondi e gestione degli stessi, mi è sembrato alquanto singolare.

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Fare lobbying nel nonprofit: 10 consigli da Tony Long

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L’annuale riunione di EFA, la European Fundraising Association, l’organizzazione di cui fa parte anche l’ASSIF, si è svolta a Bruxelles dal 5 al 6 Dicembre. A seguire, il 7 Dicembre, si è tenuto il VII Summit Internazionale delle Associazioni di Fundraising, promossa dall’AFP, la Association of Fundraising Professionals.

Molti i temi affrontati nella due giorni + uno. Durante lo skillshare, la condivisione delle conoscenze, di EFA mi ha colpito in particolare l’intervento di Tony Long, direttore dell’European Policy Office. In pratica il responsabile dell’ufficio lobbying del WWF. Tony Long si dedica a questo mestiere da oltre 30 anni e oramai conduce un ufficio di oltre 40 persone. Questo numero deve impressionare, in particolare se si considera che aziende internazionali hanno uffici composti da circa una dozzina di dipendenti (parlo di aziende con decine di miliardi di fatturato).

Mi piace parlare di questo argomento perché in Italia abbiamo un’idea, a mio avviso, sbagliata dell’attività di lobbying. Immaginiamo sempre un’attività poco trasparente, che cerca di portare favori a soggetti già ricchi.

In realtà si tratta di rappresentare degli interessi, che possono essere di una categoria, e la categoria può essere anche socialmente svantaggiata.
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Fund raising e crisi: come recuperare credibilita’ con eventi natalizi

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È in atto una crisi economica, sociale e di valori che ha quale effetto immediato l’aumentare e il diffondersi della sfiducia verso l’ “altro” (dal politico al vicino di casa).

Una mia conoscente di vecchia data mi ha riferito della sua adesione alla campagna AIRC (per rendere curabile il cancro) attraverso un SMS solidale.

Al tempo stesso però, la mia amica mi ha confessato che ritiene poco chiari alcuni progetti di raccolta fondi e, ancora peggio, ha citato il caso di un noto attore che si era fatto promotore di una raccolta fondi e alla fine ha sottratto i fondi.

La domanda che tanti si pongono è ancora la stessa: dove vanno i soldi raccolti? E il solo dubbio per le organizzazioni non profit è letale.

Una forma di tutela del lavoro svolto è la rendicontazione puntuale ai donatori dell’impiego dei fondi. Questo è anche il modo più semplice di arginare i dubbi dei malpensanti e trasformare la sfiducia in pensiero positivo.

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Fare Fund Raising con un “pieno” di donazioni

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Ad ottobre sulla pagina Facebook di Beppe Grillo è apparsa una foto molto bella che ritraeva un benzinaio intento a fare benzina al camper con cui il Movimento 5 stelle ha girato l’Italia per sostenere la campagna elettorale in Sicilia.

A proporlo è stato Grillo ma potrebbe essere un qualsiasi uomo politico. Qui non è importante chi. È importante cosa potrebbe cambiare.

Giovanni Mancuso, questo il nome del benzinaio siciliano, ha contattato il Movimento per donare un pieno di benzina.

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