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Post con Tag ‘raccolta fondi’

Anche noi abbiamo i nostri Rockefeller; ma perche’ non li cerchiamo?

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Recentemente David Rockefeller (l’unico figlio ancora in vita del famoso filantropo americano) ha reso noto di aver fatto un lascito di 100 milioni di dollari alla Rockefeller University e al Museum of Modern Art di New York.

Questo è solo uno dei tanti esempi di uomini benestanti americani che intendono contribuire con una cospicua elargizione alle cause sociali o culturali per vedere l’impatto del loro operato nel mondo e per realizzare un significativo cambiamento nelle cose che li circondano.

L’esperienza americana e inglese è costellata di casi come questo e le organizzazioni non profit di certo non si fanno scappare l’opportunità di sollecitare tale forte inclinazione al dono da parte dei più benestanti. Chiedere ed ottenere major gifts è diventata ormai una pratica consueta realizzata dalla maggior parte delle organizzazioni anglosassoni, dalle più grandi, che implementano la loro major gifts unit con esperti che fanno ricerca di profilo e prospecting avanzato, alle strutture più piccole, che utilizzano tecniche di ricerca più semplici.

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Corporate Fundraising, c’e’bisogno di Supereroi?!

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Come spesso accade mi sono imbattuto in un articolo del Corriere della Sera che mi ha fatto riflettere e che mi ha fornito alcuni spunti interessanti.

Nell’articolo si racconta di una causa sociale, una mamma e un’azienda.

Come spesso accade, la causa sociale è una disabilità. Anthony Smith ha 4 anni ed è sordo da un orecchio e quasi sordo dall’altro. Ma Anthony l’apparecchio acustico proprio non lo vuole mettere, in quanto neanche i supereroi indossano apparecchi di questo tipo e Anthony è un lettore avido di supereroi e di fumetti.

Insomma Anthony quel “orecchio blu”, nome che il bambino ha dato all’apparecchio acustico proprio per il colore, non lo vuole indossare e la mamma ha provato in tutti i modi a convincere il figlio.

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Fundraising e mission: Accattatevill’

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Sono appena tornata da Londra, città che adoro e dove il non profit prolifera a tutti i livelli.

Girando per le strade di questa splendida città ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere e sulla quale mi sono posta un bel po’ di domande. Un negozio di Oxfam, associazione presente in molte parti del mondo e da poco anche in Italia, che esponeva in vetrina i suoi bellissimi gadgets.

Chiariamoci: Oxfam non è messa in discussione. È l’idea del negozio che mi lascia veramente perplessa. Non so voi ma io se penso ad un negozio penso ad un luogo meramente commerciale, dove c’è uno scambio di merce e soldi e dove di solito (non sempre) si emette scontrino fiscale. Un negozio in cui le commesse aspettano con ansia che entrino i clienti. E mi ha sorpreso vedere appunto il negozio di quest’organizzazione accanto a quello di Kentucky Fried Chicken, ad uno studio dentistico o ad un alimentari indiano.

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Raccolta fondi: che fine fara’ se la solidarieta’ e’ virtuale?

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Qualche giorno fa su Facebook una mia amica mi ha spedito un messaggio che recitava più o meno così:

“Ciao a tutte. Senza rispondere a questo messaggio mettete un cuore sulla vostra bacheca senza commento. Solo un cuore. Poi inviate questo messaggio a tutte le vostre amiche. Solo alle donne. E postate un cuore sulla bacheca della persona che vi ha inviato questo messaggio. Se qualcuno vi chiede perché avete tanti cuori in bacheca, non rispondete. Questo è solo per le donne, perché è la settimana per la ricerca sul cancro al seno: un piccolo gesto di solidarietà femminile. Grazie”.

A quel punto su Internet mi sono messa a cercare notizie sulla settimana per la ricerca sul cancro al seno pensando: “Forse mi è sfuggita”. Sono andata sui siti delle principali organizzazioni che si occupano del tema e non ho trovato nulla.

Ho pensato allora che questa fosse una campagna puramente simbolica senza nessun legame con una “azione”, fosse anche una raccolta di fondi.

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Perche’ c’e’ bisogno di un’associazione di tutti i fundraisers

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Il 29 marzo 2012 l’Associazione dei Fundraiser ha approvato il nuovo regolamento che apre l’Associazione a tutti coloro che si occupano di raccolta fondi: professionisti, volontari, lavoratori, dirigenti. Più che una regola, si tratta di una sfida…

Elena Zanella, fundraiser professionista molto dinamica e attiva nel dibattito sulla raccolta fondi, ha espresso con estrema chiarezza la sua posizione circa l’identità che debba assumere l’Associazione Italiana Fundraiser (già Assif). Questa si trova in bilico tra essere l’associazione di tutti coloro che si occupano di raccolta fondi per cause sociali, a prescindere dalla loro posizione professionale interna o esterna alle organizzazioni, o solo di coloro che fanno del fund raising la loro carriera professionale, rappresentando e tutelando questa professione nei confronti delle organizzazioni non profit datrici di lavoro. Per comodità chiameremo questa seconda identità professional.

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