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Elena Zanella su non profit e cultura aziendalistica

Fundraising & Communication's Blog

Elena Zanella sul suo blog Fundraising&Communication, lancia una discussione dal titolo Professione NONPROFIT e il popolo dei moderni Fra’ Galdino sul tema del rapporto tra organizzazione non profit e cultura aziendalistica. È giusto affiancare le cose? Cosa distingue il non profit dal mondo delle aziende? E quali sono le implicazioni per il fund raising?

A questa discussione sono intervenuto esprimendo il mio parere.

Carissima Elena,

grazie per questo contributo che mette a nudo uno dei temi centrali del fund raising. Perché è vero che grandi difficoltà a fare fund raising stanno non tanto nella conoscenza delle tecniche ma piuttosto negli ostacoli culturali e organizzativi che sono propri delle compagini non profit.

Innanzitutto:

  • è vero che l’unica differenza tra profit e non profit è nella divisione dell’utile. Ma questo da un punto di vista giuridico-amministrativo;
  • l’etica non è una differenza, visto che dovrebbe stare in entrambi i mondi (profit e non profit). Il fatto di essere profit non esclude il fatto di rispettare valori e leggi che valgono per tutti. Chi non possiede un’etica condivisa con il suo popolo, prima o poi va fuori dal mondo;
  • una differenza più sostanziale tra profit e non profit si trova nel fatto che il non profit conferisce alla missione sociale un primato rispetto agli obiettivi organizzativi. Questo significa che per essere veramente non profit l’organizzazione deve investire e fare il massimo per raggiungere la propria missione sociale e non viceversa, come fanno in molti. Deve cioè convertire la propria missione sociale alle richieste di mercato. Invece una profit ha una missione di business cui assegna un primato rispetto ad altre mission. Questa è una differenza fondamentale, che mette in evidenza le difficoltà specifiche di un’organizzazione non profit a portarsi avanti come azienda.

Quest’ultimo punto consiglia (anche teoricamente) di non applicare la cultura e il modus operandi aziendalistico “tout court” al non profit. In altre parole, si può affermare che il non profit È COME un’azienda, ma si può dire solo fino ad un certo punto che È una azienda. Una cooperativa di produzione e lavoro è un’azienda. Un’associazione di volontariato È COME un’azienda. E in ogni caso il non profit non ha un’unica identità e forma (come nelle imprese), perciò non si può generalizzare più di tanto.

Perché una non profit è come un’azienda? E quindi, su cosa dobbiamo lavorare per avere un buon fund raising?

1La governance. Dirigenza, soci costituenti sono come degli imprenditori e azionisti; coloro, cioè, che in prima istanza investono nel successo dell’organizzazione. Se essi non si sentono responsabili del fund raising non si può procedere. Così come se il CdA di un’azienda non si sente responsabile delle strategie promozionali e posizionamento sul mercato e di sostenibilità (business plan), è difficile che l’azienda vada avanti con il marketing.

2Investimento. Se non si investe (logica imprenditoriale) non esiste risultato economico. Investimento in risorse umane, strutturali e chiaramente economiche. Un’organizzazione che non investe non può fare fund raising.

3Controllo di qualità e monitoraggio. Il successo è dovuto ad un miscuglio di fattori difficile da controllare. Gli investimenti comportano dei rischi. Il monitoraggio e il controllo di qualità sono i soli elementi capaci di garantire una sostenibilità di questo rischio. Perciò, se non si lavora in modo rigoroso e scientifico come dentro un’azienda, è impossibile fare fund raising.

4Rendicontazione. Per l’azienda è innanzitutto dimostrare che essa soddisfa i bisogni del cliente. In seconda luogo che soddisfa anche i bisogni e le aspettative sociali (bilancio sociale). Per un’organizzazione non profit si deve rendicontare il raggiungimento della buona causa (missione, strategie e obiettivi operativi). Senza questo è difficile avere fedeltà da parte dei donatori e perciò non si può fare fund raising. Occorre ricordare che il numero di aziende che fa il bilancio sociale è di molto maggiore del numero delle organizzazioni non profit che lo fanno. È ridicolo, ma è così. Per loro è accessorio, mentre per noi è obbligatorio. Al centro della rendicontazione non c’è solo l’uso corretto dei soldi (efficienza) ma soprattutto il raggiungimento della missione (efficacia). Per le aziende profit la missione primaria è fare soldi. Per noi è cambiare il mondo. Ma il meccanismo è identico.

Per adesso è tutto. Buon lavoro