Le biblioteche censite e presenti nell’anagrafe dell’Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU) sono più di 16.000. Secondo alcune stime reperibili su internet e la cui fonte è incerta si potrebbe arrivare a circa 27.000 biblioteche contando quelle parrocchiali, scolastiche o di altro genere che non rientrano nel censimento. Tra quelle censite vi sono le circa 6.000 biblioteche pubbliche, in grande maggioranza comunali: sono quelle pià conosciute e frequentate. Sono un’istituzione di base della nostra società con una storia straordinaria di passione civile, intelligenza, competenza professionale, responsabilità verso i beni comuni che la dice lunga sulle caratteristiche positive del nostro modo di intendere il welfare.
Ma, ahimè, come molti altri nostri patrimoni, rischiano di essere macinati dalla crisi economica ma anche da una sottovalutazione della loro importanza sociale. Per cui se si deve tagliare, si proceda pure con le biblioteche…
Più cha aggiungere altre parole conviene citare questo passaggio dalle Memorie di Adriano di M. Yourcenar
Queste poche riflessioni per dire che l’accesso alla conoscenza, e quindi le biblioteche, sono una causa sociale che merita un posto di riguardo nel panorama dei grandi temi sociali e quindi anche del fund raising.
La Scuola di Roma Fund-Raising.it ha avuto l’onore di poter svolgere un itinerario formativo al fund raising che ha coinvolto gran parte del personale delle biblioteche del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani. 5 giornate di lavoro volte a socializzare i principi del fund raising e ad applicarli al meglio per il rilancio della “bibliocard” quale strumento di raccolta di donazioni e soprattutto di donatori fedeli, dando un ruolo da protagonista al personale che lavora front-line nelle biblioteche anche ella fase di progettazione del fund raising.
L’investimento fatto dalla direttrice del Consorzio Ester Dominici insieme alla fundraiser Stefania Guadagnoli è coraggioso e al contempo lungimirante, perché siamo convinti che con una piccola iniezione di professionalità e con un progetto strategico condiviso il loro fund raising crescerà sensibilmente.
E da questa esperienza abbiamo forse colto meglio il grande valore delle biblioteche e il grande potenziale di community fund raising che esprimono.
Sono tanti i valori espressi dalle biblioteche e tutti essenziali per lo sviluppo di una comunità:
- sono il luogo in cui rendere accessibile democraticamente la conoscenza;
- sono il luogo di socializzazione naturale per tutti gli individui che cercano comunità di interessi;
- sono uno spazio fisico, alle radici dell’erba, per la cultura e le sue attività;
- sono un luogo di educazione e socializzazione alla vita civile;
- sono un pezzo di identità delle comunità locali.
Io sono convinto che si possa fare e anche bene. Per i seguenti motivi.
Fund raising per le biblioteche: 3 punti di forza
1Le biblioteche che si sono mosse a sviluppare programmi di fund raising stanno ottenendo risultati confortanti sia verso gli individui (gli amici della biblioteca) sia verso le aziende (soprattutto al livello locale). Un caso per tutti: la biblioteca di Montebelluna ha un “popolo” di donatori che si lega ad obiettivi concreti da raggiungere per migliorare la biblioteca. Al contempo gli aficionados della biblioteca animano, partecipano, creano e sviluppano comunità della biblioteca che gode dell’affetto di tutta la cittadinanza. Sarà per questo che ha più di 1.000 donatori e 19 sponsor che condividono questo senso di appartenenza alla comunità. E se poi si mettono in rete, allora il fenomeno si moltiplica, come nel caso del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani, fatto di 22 biblioteche e di un popolo di 5.000 sostenitori che fedelmente sottoscrivono la carta biblio+ il cui ricavato (ora è di 10 euro a persona) serve a potenziare le biblioteche e i loro servizi. Ai quali aggiungere più di 20 esercizi commerciali convenzionati. Ma ormai sono molti i casi in Italia che riguardano le biblioteche pubbliche (si veda a tale proposito la pubblicazione curata da G. Di Domenico “Fund raising per le biblioteche” e quelle private (come nel caso della Querini Stampalia di Venezia che in questo campo è stata uno dei pionieri).
2Il personale delle biblioteche ha una fortissima condivisione della missione e un alto senso dell’impegno civico che li rendono, almeno potenzialmente, i primi fundraisers delle biblioteche. Sono cittadini tra i cittadini che nella comunità favoriscono l’accesso alla conoscenza. Sono testimoni credibili e appassionati di questa causa sociale. È come se un’associazione avesse un ingente quantità di volontari appassionati e impegnati a tempo pieno. E per fare fund raising in fondo devono gestire al meglio il rapporto con i frequentatori. Certo non sono tutti appassionati e proattivi, ma posso assicurare che la stragrande maggioranza, se sollecitata in modo adeguato, lo è.
3Le biblioteche sono, non tanto e non solo un patrimonio di libri e un sistema di servizi, ma un luogo della comunità. In ogni comunità locale succede che se i cittadini vogliono curare un interesse sociale e culturale insieme ad altre persone prima o poi vanno a finire a farlo in una biblioteca. Con una particolare attenzione ai giovani. È un centro naturalmente vocato a svolgere una funzione di integrazione tra interessi, persone e relazioni sociali. Non è un caso che in Inghilterra a ha avuto un successo enorme l’Idea Store, un progetto (di un italiano!) volto a dare alle biblioteche un ruolo di rigeneratore della coesione sociale e di offerta culturale per tutti, rendendola al contempo maggiormente sostenibile.
Come sempre però manca una politica che dia forza, a questa naturale tendenza delle biblioteche a fare fund raising e a sostenere la causa sociale. Ancora una volta il problema sembra stare nelle leadership politiche e amministrative piuttosto che nel corpo degli operatori e dei dirigenti delle biblioteche.
In conclusione credo che una biblioteca che non faccia fund raising perda una grandissima occasione di rafforzare l’interesse della comunità per la cultura e al contempo di rafforzare la biblioteca stessa. Solo due soldi di conti: sono 7 milioni gli utenti iscritti alle biblioteche pubbliche (comunali e statali) mentre i frequentanti sono molti di più. Contando che il 55% degli italiani sono donatori, le biblioteche hanno un bacino naturale di circa 4 milioni di donatori (contando solo gli iscritti). Se ognuno di essi donasse una media di 10 euro l’anno si tratterebbe di un’economia di 40 milioni ai quali bisognerebbe aggiungere almeno altri 5 milioni derivanti dal 5 per mille destinato da una parte minore di essi (i fedelissimi) alle biblioteche. E sono conti al ribasso…
Per approfondire il tema del fundraising per le biblioteche
- Il fund raising per le biblioteche in Italia. Una sfida per le organizzazioni pubbliche private e non profit
- Articolo di Massimo Coen Cagli su VIVAVOCE, rivista dell’area dei Castelli Romani