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Scuola, giovani e azione sociale: Una buona notizia per il fund raising

Giovani, scuola e fundraisingCome è possibile diffondere in tutta Italia la causa sociale di una piccola organizzazione di cooperazione allo sviluppo trovando al contempo attivisti in grado di coinvolgere la comunità locale e quindi aumentando la propria capacità di raccolta fondi?

Domanda da 1 milione di dollari! Ma la risposta, almeno nel mio caso, è positiva: si può fare.

La cosa che nessuno si aspetterebbe è che la risposta positiva a questa domanda viene dalle scuole e dai giovani: ossia una istituzione e un target che in genere è connotato per le criticità e non certo per i punti di forza.

È questo il risultato del concorso “Aggiungi un posto in classe, c’è un amico in più”, che l’associazione Cesar, con la nostra assistenza, ha realizzato nel 2010-2011 e che si è concluso con la premiazione dei lavori prodotti dalle scuole il 7 ottobre scorso a Roma.

Ed è proprio di questa esperienza di attivazione sociale “alle radici dell’erba” che vi voglio parlare per cercare di capire come i giovani e la scuola possano potenziare la capacità di raccolta fondi dell’associazione e a quali condizioni  è possibile creare una partnership con le scuole.

Giovani, scuola e raccolta fondi

Si parla molto di scuola e giovani in questi giorni. Di tagli, riforme, proteste, e, com’è spesso abitudine in Italia, dell’inefficienza, delle mancanze, delle strutture fatiscenti delle nostre scuole e dei cattivi insegnanti che le occupano. E di questi giovani, assurti alla cronaca per le loro proteste, se ne parla solo per le vetrine rotte e le violenze scoppiate durante una loro manifestazione, o per strumentalizzarli nella discussione politica. Un atteggiamento di sufficienza che ho visto spesso emergere in qualche modo nei loro confronti, anche in associazioni non profit.

I giovani volontari o del servizio civile: tanto desiderati e ricercati, quanto tenuti poi a distanza, considerati “estranei”, spesso condannati perché magari cercano uno sbocco professionale e lavorativo nell’impegno nelle associazioni. Così come spesso si pensa che i giovani non siano un buon target di raccolta fondi.

Lo confesso: ho da sempre molta simpatia per le nuove generazioni; ho conosciuti tanti giovani molto in gamba, nel servizio civile e non solo; seguo le loro organizzazioni e sono convinta che più sapremo accoglierli e dar loro spazio più il nostro settore non profit migliorerà.

Per spiegare questa mia convinzione, voglio raccontare una bella esperienza di fund raising con le scuole e i loro giovani studenti.

Aggiungi un posto in classe, c’è un compagno in più

Teach for Future - scuola e fundraisingCon Cesar Onlus, organizzazione che la Scuola di Roma Fund-raising.it sta assistendo da qualche anno,  abbiamo ideato  un concorso per le scuole,  Aggiungi un posto in classe, c’è un compagno in più, con il duplice obiettivo di sostenere il progetto di costruzione del primo centro di formazione per insegnanti nel Sud Sudan (ossia permettere a questo nuovo paese di costruirsi un sistema scolastico di base) e di far riflettere la scuola sull’importanza dell’educazione (in qualunque contesto sociale) per lo sviluppo della persona e della comunità. Su questi temi le classi dovevano produrre un elaborato artistico o di comunicazione che sarebbe stato usato per le nostre campagne di sensibilizzazione e raccolta di fondi.

Con grande sorpresa di tutti, e anche nostra, le scuole che hanno deciso di partecipare sono state più di 70, le classi oltre 200 per un totale di circa 5.000 studenti impegnati dunque a capire e approfondire il tema dell’educazione in Italia e in Africa e a elaborare  idee e opere per promuovere il progetto di Cesar: da Varese a Pantelleria, in Sicilia.  Alcuni lavori hanno espresso una qualità contenutistica e anche “grafica” incredibile, segno che i ragazzi ci sanno proprio fare! (potete vedere i loro lavori qui). Ma non solo. Molti insegnanti hanno voluto conoscere i volontari di Cesar e far parlare i ragazzi con loro. Tante scuole si sono impegnate a sostenere l’associazione, arrivando addirittura a proporre gemellaggi e collaborazioni, facendo nascere rapporti, a volte vere e proprie amicizie, con un’intensità ed una partecipazione uniche.

Abbiamo conosciuto insegnanti eccezionali, impegnati e molto attenti all’educazione dei loro studenti. A volte costretti in condizioni difficili e spesso al limite ma con un impareggiabile entusiasmo e sicurezza nei propri ragazzi. Infine, tanti giovani curiosi, attenti, ansiosi di conoscere, capire, pieni di domande e idee originali, con cui hanno poi realizzato opere straordinarie.

Un’esperienza esaltante, tanto più per chi come me è mamma! Ma quello che mi ha colpito davvero è stata la voglia, la curiosità, la determinazione di tanti di questi giovani nel voler capire,  esserci e partecipare.

I frutti dell’esperienza di coinvolgimento di giovani e scuole nell’azione di fundraising

Tutto ciò in estrema sintesi ha prodotto, tra l’altro:

  • una scuola che ha rifiutato un premio in danaro sostitutivo del viaggio in Sud Sudan che adesso proprio non si può realizzare (affermando che possono aspettare anche anni ma quel viaggio è il vero premio che si aspettano).
  • una classe di Salerno che, pur essendo sotto esame, ha usato il proprio tempo libero per realizzare uno spot “gratis” che Cesar ha utilizzato come pubblicità sociale sui canali TV nazionali.
  • diverse scuole che dopo il concorso hanno realizzato o stanno realizzando forme di raccolta fondi partendo dalla comunicazione del lavoro svolto con il concorso.
  • il coinvolgimento delle scuole e degli altri attori del territorio (assessori all’educazione, Vescovi, associazionismo, ecc).
  • la creazione di gemellaggi con la scuola sudsudanese.
  • e tanto altro ancora (vedi resoconto della riunione di chiusura del concorso).
    Non credo però che basti portare nelle scuole la nostra esperienza non profit. Non credo che la cosa possa funzionare andando a fare una predica ai giovani o dimostrando come ci si debba impegnare per i problemi sociali. Al contrario bisogna partire dai loro problemi, dalle loro aspettative e soprattutto renderli protagonisti avendo fiducia nelle loro risorse: intelligenza, sensibilità creatività.

    Allora le scuole diventano un luogo di azione sociale convinta e non solo un luogo dove promuovere la nostra organizzazione. In questo momento in cui le organizzazioni perdono appeal per i giovani, questa è la strada da percorrere. La scuola può essere il luogo in cui si produce azione sociale anche in assenza di adesione alle organizzazioni. Credo che questa sia una dimostrazione di quanto diceva Massimo Coen Cagli nel suo post sul Crowdfunding.

    Da un punto di vista del fund raising questa operazione ha voluto dire un aumento straordinario di gruppi di appoggio attivi, che, tra le altre cose, possono fare raccolta fondi per una causa sociale la quale  – a questo punto – è la “loro” causa sociale e in ogni caso diffondere il messaggio in modo forte “alle radici dell’erba” secondo quel principio del community fund raising (vedi la survey Ritorno al futuro) che è oggi uno dei motori più potenti della raccolta di fondi.

    Se saremo capaci di ascoltare e non solo di parlare alle scuole, possiamo avere nei giovani e in questa istituzione sociale degli alleati strategici e non solo un teatro dove rappresentare il nostro impegno.