Recentemente David Rockefeller (l’unico figlio ancora in vita del famoso filantropo americano) ha reso noto di aver fatto un lascito di 100 milioni di dollari alla Rockefeller University e al Museum of Modern Art di New York.
Questo è solo uno dei tanti esempi di uomini benestanti americani che intendono contribuire con una cospicua elargizione alle cause sociali o culturali per vedere l’impatto del loro operato nel mondo e per realizzare un significativo cambiamento nelle cose che li circondano.
L’esperienza americana e inglese è costellata di casi come questo e le organizzazioni non profit di certo non si fanno scappare l’opportunità di sollecitare tale forte inclinazione al dono da parte dei più benestanti. Chiedere ed ottenere major gifts è diventata ormai una pratica consueta realizzata dalla maggior parte delle organizzazioni anglosassoni, dalle più grandi, che implementano la loro major gifts unit con esperti che fanno ricerca di profilo e prospecting avanzato, alle strutture più piccole, che utilizzano tecniche di ricerca più semplici.
In questo periodo storico in cui la crisi ma soprattutto l’incertezza economica condizionano la disponibilità a donare delle famiglie di reddito medio, parlare di programmi sui grandi donatori non è solo saggio ma addirittura essenziale.
Perché secondo voi in Italia ancora non si è raggiunta questa tendenza e molte organizzazioni non hanno ancora dato avvio ad un programma lasciti o di grandi donazioni? Pensate che tale fenomeno si produrrà anche da noi prima o poi? Quali sono i fattori che ostacolano il raggiungimento di questi risultati? Sarebbe interessante avere e scambiarci delle opinioni su questo argomento.
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