Per tutte le organizzazioni non profit è necessario e urgente trasformare la crisi economica, sociale e di valori in un’opportunità di crescita.
In particolare la cooperazione sociale, per il suo attuale posizionamento, deve allargare l’orizzonte per costruire la propria strategia di sostenibilità attraverso gli strumenti del fund raising.
Perciò deve aggiungere al legame storico con l’Ente Pubblico nuovi partenariati con aziende, fondazioni e privati cittadini al fine di progettare, dirigere, gestire e finanziare nuovi servizi.
Deve sviluppare una ricerca fondi che metta al centro la propria mission e le buone cause da condividere con le comunità, creando un valore aggiunto tangibile, spendendo il patrimonio di capitale sociale di relazioni acquisito negli anni.
E questo per la cooperazione sociale è fondamentale per due aspetti:
1Per continuare a proporre servizi innovativi e sostenibili nel tempo, rivolgendosi a più soggetti.
2Per essere protagonista di una nuova politica sociale avviando il passaggio da una sussidiarietà matura alla sostanziale parità con le istituzioni pubbliche, chiedendo agli altri attori sociali (aziende, fondazioni, privati cittadini) di associarsi nella creazione di benessere sociale e coesione fra i cittadini.
Posizionamento e assi nella manica
I fondamentali e il posizionamento della cooperazione sociale necessari a svolgere un’ottima azione sociale con un fund raising strategico ci sono tutti.
La cooperazione sociale è riconosciuta dalla Comunità per il proprio radicamento territoriale; è un’esperienza in cui professionalità e imprenditorialità procedono insieme; è dotata di saperi e capitale sociale di relazioni estesi e reti sociali di riferimento consolidate; ha la giusta flessibilità organizzativa e culturale per catalizzare energie (risorse) da spendere in innovazione sociale.
Cooperative sociali in bilico tra nuovi percorsi di fund raising e un’alternativa rischiosa
La cooperazione sociale può iniziare un percorso di fund raising aprendo aree di intervento e investendo su risorse interne, con almeno tre fattori esterni in grado di favorire tale processo:
- Una formazione al fund raising sempre più adeguata e mirante alla valorizzazione delle relazioni sociali delle organizzazioni del non profit, piuttosto che alle sole tecniche di marketing applicate al sociale.
- Una serie di esperienze di successo di raccolta fondi (una per tutte: Telethon) che hanno veicolato la cultura del donare in Italia.
- Una Comunità che riconosce sempre più il valore dei soggetti che creano valore aggiunto sociale, raccogliendo donazioni e rendicontando in modo trasparente l’uso dei fondi.
Se sarà capace di riorganizzarsi intorno all’idea di raccolta fondi da più mercati, la cooperazione sociale può essere protagonista rinnovata di una politica economica e sociale che coniughi strategie istituzionali e bisogni della Comunità.
L’alternativa è: rimanere al 2% di raccolta di risorse economiche dalle fondazioni bancarie (niente!); accettare una lenta decadenza a causa della diminuzione dei finanziamenti pubblici e un ridimensionamento dei servizi di utilità sociale in risposta ai bisogni emergenti.
E la vostra esperienza qual’è?
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