Questo post è dedicato a recensire un bel libro dal titolo “Lasciti testamentari e fundraising” scritto da Federica De Benedittis – uno dei fondatori della nostra Scuola – ed edito nella collana Smart fundraising del Centro Studi Philantropy.
Raramente ho letto un libricino così ben scritto, piacevole da leggere e utile sia per la comprensione che per l’azione.
E il tutto per soli 9,50 euro. Insomma: una delizia.
Si tratta di 13 capitoli che ti prendono per mano e ti convincono con educazione e buon senso che:
- Sta a te chiedere i lasciti e non ai donatori decidere di farlo a tuo favore. Scoprendo che i maggiori problemi li ha chi chiede e non chi potrebbe fare il lascito.
- Vi è una cultura diffusa del lascito testamentario che ha radici antichissime, fa parte a pieno titolo delle pratiche sociali e quindi non si sta chiedendo nulla di impossibile. Anzi non si sta chiedendo di fare una cosa ordinaria.
- Il rapporto costi-ricavi nelle azioni di richiesta di lasciti è ottimo. Solo che bisogna avere – evidentemente – pazienza.
- Per fare bene i lasciti bisogna conoscere bene i propri donatori. Il che è importantissimo anche a prescindere dalle campagne specifiche.
- Se sei piccolo e sconosciuto hai più o meno le stesse chance di ottenere lasciti di una grande organizzazione conosciuta. Forse ne farai di meno ma li farai.
- Nei donatori, i problemi operazionali sono maggiori di quelli cognitivi. Nel senso che la gente si fa meno problema circa i tanto nominati aspetti scaramantici, religiosi, familiari. Usa un metro più razionale di quanto si pensi. Il problema è invece che poso si sa su come funzionano, su chi li può fare, sul profilo fiscale e giuridico, ecc.
- Per ottenere lasciti bisogna ottenere prima interesse e orientamento a parlarne. E quindi il primo messaggio deve riguardare una opportunità e non una richiesta.
- Per ottenere lasciti si tratta di accompagnare quelli che intendono farlo verso la scelta. E si tratta di un itinerario e non di un momento “x”. Per cui devi garantire continuità nella tua azione e non realizzare solo un messaggio da affidare – chiuso in una bottiglia al mare infinito.
- La causa sociale è la ragione del lascito, la tua affidabilità e capacità di rendicontazione sociale è il motivo per cui lo faranno alla tua organizzazione.
Bene. Adesso non resta che leggere subito questo piccolo libro (se non lo hai già fatto) e mettersi alla prova subito. Mi sia permessa una frase giocando sul luogo comune della scaramanzia: se leggi questo libro e non metti in pratica le sue istruzioni avrai 78 anni di guai!
Eh sì! Perché stiamo parlando in Italia di un mercato valutato almeno 100 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Un mercato in cui non è il lato dell’offerta ad essere debole ma quello della domanda. Insomma ci sono i soldi ma noi non li chiediamo.
Nel sistema di sostenibilità delle organizzazioni nonprofit – in questo momento di crisi – privarsi di una fonte che potrebbe occupare nel complesso una fetta tra il 2% e il 5% è una follia pura!
Inoltre in tutto il mondo è stato notato un processo di laicizzazione nell’uso dei lasciti testamentari. Ossia la gente tende a slegare maggiormente il lascito dal contesto della sua fede e della sua pratica religiosa. Di questo se ne parla nella nostra survey.
Mi si permetta un’ultima notazione, un po’cinica, ma credo anche piuttosto vera. In momenti di crisi economica (che incide soprattutto sulle casse del cittadino comune) la scelta di fare un lascito, per quanto di piccola entità (anche se sempre molto superiore all’ammontare delle sue donazioni in vita) rappresenta un buon modo di sostenere una causa anche quando non si ha disponibilità finanziaria. Con il lascito ho la possibilità di donare quando questo non mi creerà nessun problema nella mia lotta per la sopravvivenza. Piuttosto che essere costretti a non donare per mancanza di disponibilità finanziaria, quindi, il lascito rappresenta un modo per farlo lo stesso con senso di realismo.
Per ordinare il libro potete visitare il sito: www.philanthropy.it edizioni o scrivere a edizioni@philanthropy.it.
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