Testo

Parole, ritmo e suoni: l’importanza dello scrivere nel fundraising

Scrivere per il fundraising

Scrivere per raccogliere fondi non è facile, almeno per me.

Come incipit è scoraggiante, lo so, ma voglio sgomberare il campo dall’illusione che un po’ di fantasia e qualche regola siano sufficienti a ottenere un buon risultato.

Forse pensi che voglia “metterla giù dura” per giustificare il lavoro mio e di tutti i copywriter e ghostwriter. Non è così. Dammi il beneficio del dubbio, almeno per qualche secondo.

Scrivere è un atto di responsabilità e farlo per conto di un’associazione lo è ancora di più. Prima di ogni parola scritta c’è una scelta precisa, o almeno così dovrebbe essere.

“Le parole sono importanti!” urlava Nanni Moretti in Palombella Rossa. Le parole hanno un peso, aggiungo io. Sono come dei mattoni. Sta a noi decidere se prenderne due o tre a caso e buttarli addosso a chi ci legge o ascolta, oppure utilizzarli per dare forma alla realtà (informare) e a una storia (raccontare).

“Informare” e “raccontare” sono i due compiti che le associazioni devono saper svolgere.

Se dovessi associare una parte del nostro corpo a ognuno di questi verbi, direi che “informare” corrisponde alla testa, “raccontare” al cuore.

Ogni associazione deve dare la misura esatta della realtà in cui opera, del problema che sta affrontando, delle cause del problema da rimuovere o quantomeno da conoscere, dei beneficiari da raggiungere, degli operatori coinvolti, dei fondi necessari e della loro destinazione.

A questo servono i numeri, i dati (trovati da fonti affidabili, non tirati fuori dal cappello del mago come conigli!), le coordinate geografiche precise, la descrizione dei fatti.

Ma comunicare solo alla testa non basta. Non è la sola testa a farci muovere.

Le associazioni devono utilizzare i numeri per dare le dimensioni di un fenomeno, ma poi saper trasformare questi numeri in storie. Ogni numero corrisponde a una persona con la sua vita, sogni, lotte, speranze, difficoltà, ingiustizie subite e da riscattare, paure superate e da sconfiggere, ecc.

Sono le storie a far battere il cuore, a farci commuovere, muovere, donare. Le persone donano prima di tutto ad altre persone.

Comunicare alla testa e al cuore va bene, ma manca una parte fondamentale del nostro corpo: le orecchie.

Insieme agli occhi, le orecchie sono i nostri primi canali di comunicazione. Concorderai con me che nessuno è nato in grado di leggere una storia, ma già capace di sentire la ninna nanna i primi mesi di vita e poi, via via, favole, storie.

Che cosa hanno in comune le ninne nanne, le favole e le storie che ascoltiamo sin da bambini? Le voci, i suoni, la musica, il ritmo.

Perché ti sto parlando di questo? Perché la parola scritta, letta o ascoltata risuona in noi producendo, a seconda del suono piacevole o spiacevole, accettazione o rifiuto.

Scrivere, dunque, significa anche saper scegliere le parole per il loro suono e accostarle in modo che una frase abbia ritmo, non solo senso.

Questo vale sia per gli scritti destinati a essere letti sia per quelli che verranno solo ascoltati (script per la radio, script per la televisione).

Se hai letto fino a questo punto il mio post, ti ringrazio e aggiungo che sei la persona ideale per il corso “Scrivere per raccogliere fondi con testa, cuore e orecchio” tenuto da me e da Guido Monti.