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Post con Tag ‘crisi economica’

Fundraising e Scuola: 4 compiti da fare prima di riaprire

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Un mese fa circa ho tenuto a Venezia la seconda edizione del corso di formazione “Come migliorare la raccolta di fondi da famiglie e privati: tecniche ed esperienze per coinvolgere e appassionare la comunità scolastica”, organizzato da ItaliaScuola.it.

40 dirigenti scolastici partecipanti, con un grado di interazione altissimo condito da una fame di informazioni, spunti, esempi e consigli su come fare, che neanche nei corsi rivolti al non profit abbiamo riscontrato a questi livelli. Questo anche grazie agli interventi di Valerio De Feo (direttore di ItaliaScuola.it), Corrado Faletti (consulente del gruppo Spaggiari) e Laura Paolucci (Avvocato della Stato).

Porto da questo corso una buona notizia ai milioni di famiglie che hanno figli a scuola: il problema non è che la Scuola non fa fundraising. Al contrario ne fa tanto. Il vero problema è che lo fa senza avere un approccio strategico e senza dotarsi di un programma e di una funzione dedicata. Insomma, non è la voglia di farlo che manca ma le conoscenze per renderlo professionale, da un lato, e la volontà politica e direttiva di investirci in modo sistematico, dall’altro.

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Fundraiser: professionista, volontario o mago?

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Negli ultimi tempi il fundraising comincia ad essere sulla bocca di tutti.

Questa volta la segnalazione me l’ha fatta mio padre che, da vorace lettore di giornali, mi ha messo da parte un articolo che parla della figura del fundraiser.

In questo articolo, pubblicato dal supplemento di Repubblica Affari & Finanza si parla del fundraising come di uno degli strumenti per uscire dalla crisi.

Infatti, sempre secondo quest’articolo, il credit crunch avrebbe messo in fuga le aziende e i nuovi imprenditori dalle banche, costringendoli ad esplorare nuove vie per trovare le agognate risorse per fare start up di impresa.

Spesso veniamo contattati da rappresentanti dei mondi più vari che sono alla ricerca di fondi e le modalità con cui vorrebbero pagare sono le più varie, dalla percentuale anche molto alta (che, come già ripetuto molto spesso, non solo non accettiamo ma stigmatizziamo addirittura per i motivi che si possono approfondire qui sul nostro blog e sul sito dell’ASSIF), alla percentuale con un forte investimento da parte del soggetto che dovrebbe organizzare l’evento.

La novità principale in questo caso sta nella causa sociale, ma non solo. Ci aiuta ad analizzare la questione la definizione di fundraising sviluppata dal nostro direttore scientifico.

Secondo tale definizione, il fundraising è “un’attività strategica di reperimento di risorse finanziarie volte a garantire nel tempo la sostenibilità di una causa sociale e dell’azione collettiva organizzata necessaria a perseguirla e a promuovere il suo sviluppo costante affermando la propria identità sociale verso una molteplicità di interlocutori”.
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Fundraising per il welfare. A quali condizioni?

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Come tutti sanno il 7 giugno scorso la Scuola di Roma Fund-Raising.it ha realizzato una conferenza pensatoio su un tema cruciale: può e vuole il fundraising avere un ruolo da protagonista circa la sostenibilità del welfare?

C’è stata un’appassionata, numerosa e variegata partecipazione di pubblico che ha visto rappresentate diverse componenti del non profit e del fundraising. Soprattutto vi è stato un dialogo con interlocutori del non profit che hanno condiviso in modo franco il loro punto di vista sulla questione.

Quindi devo ringraziare in modo particolare Caterina Torcia, Riccardo Bonacina, Marco Morganti e Marco Livia per la loro disponibilità a coinvolgersi in questo pensatoio. Così come devo ringraziare Pino Bongiorno, Eugenio De Crescenzio, Rossana Cerbone (delle tre federazioni delle cooperative sociali) e Gianni Palumbo (portavoce del Terzo settore del Lazio) per aver accettato di parlare del non profit e del fundraising con uno spirito critico piuttosto che con uno spirito rivendicativo.

Molti gli apprezzamenti ricevuti per l’impostazione della conferenza e per i contenuti che sono stati proposti (qui puoi scaricare la mia relazione introduttiva). Di questo sono veramente contento perché scegliere di trattare in modo critico e autocritico questa materia poteva forse risultare – in questo momento di crisi – un po’deprimente. Al contrario mi sembra che questo taglio abbia riacceso un po’di entusiasmo.

Vorrei però usare questo post per restituire alla platea dei fundraisers e delle altre persone interessate al tema, gli esiti della conferenza che assolutamente non sono delle conclusioni ma rappresentano i temi che dovrebbero essere oggetto di ulteriori riflessioni, magari con nuovi esiti di tipo operativo.

Dalla conferenza, infatti, emerge una propensione del mondo non profit e degli operatori di fundraising ad assumere un ruolo di protagonista circa la sostenibilità economica, sociale e politica del welfare di comunità. Appare chiaro, però, che tale assunzione di responsabilità passa attraverso la capacità di rispondere a 7 sfide.

Eccole.

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Non profit, politica e fundraising: le richieste da fare

Non profit e politica

In Italia lo spazio della politica è occupato oggi da chi “scende in capo”, da chi “sale in politica” e da chi “sta in politica” con grandi promesse di cambiamento, di cui alcune sconfinano nella magia.

Al grido da stadio “ora o mai più”, “crediamoci”, “cambiamo tutto” si candidano a dirigere il nostro paese persone senza più credibilità. La fiducia degli elettori è crollata.

In maniera più sommessa, i politici ci suggeriscono dai manifesti “tu hai la precedenza” e “sfida il futuro senza paura”.

In questo deserto di parole vuote, continuano ad operare giorno per giorno le organizzazioni non profit per assicurare benessere e coesione sociale attraverso servizi alla persona.

In particolare è meritoria l’opera di quelle organizzazioni attive su più fronti (enti locali, aziende, fondazioni, singoli cittadini) per reperire fondi e donazioni volti ad alimentare le loro buone cause anche in assenza di un chiaro quadro di riferimento nel sociale.

La crisi di fondi pubblici per i servizi alla persona ha solo amplificato la disattenzione della politica per il sociale.

Nessun piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali fa da cornice al percorso delle organizzazioni non profit e dà indicazioni sulle priorità sociali e sui fondi da spendere settore per settore. Prendere impegni e fare scelte nel sociale sembra inutile.

Facendo uno sforzo in tale direzione, ecco alcune cose che il terzo settore deve chiedere per quel che riguarda i servizi sociali in Italia.

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Fund raising e crisi: come recuperare credibilita’ con eventi natalizi

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È in atto una crisi economica, sociale e di valori che ha quale effetto immediato l’aumentare e il diffondersi della sfiducia verso l’ “altro” (dal politico al vicino di casa).

Una mia conoscente di vecchia data mi ha riferito della sua adesione alla campagna AIRC (per rendere curabile il cancro) attraverso un SMS solidale.

Al tempo stesso però, la mia amica mi ha confessato che ritiene poco chiari alcuni progetti di raccolta fondi e, ancora peggio, ha citato il caso di un noto attore che si era fatto promotore di una raccolta fondi e alla fine ha sottratto i fondi.

La domanda che tanti si pongono è ancora la stessa: dove vanno i soldi raccolti? E il solo dubbio per le organizzazioni non profit è letale.

Una forma di tutela del lavoro svolto è la rendicontazione puntuale ai donatori dell’impiego dei fondi. Questo è anche il modo più semplice di arginare i dubbi dei malpensanti e trasformare la sfiducia in pensiero positivo.

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