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Post con Tag ‘donazioni’

Raccolta fondi nel 2011: importanza della ricerca

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Mercoledì 19 settembre ho partecipato alla presentazione della rilevazione semestrale sulla raccolta fondi 2011 e le proiezioni per il 2012.

La ricerca è stata patrocinata da ASSIF, che per chi non lo sapesse è l’Associazione Italiana dei Fundraiser, che ha come mission quella di: “Diffondere la cultura e la conoscenza del fundraising in Italia, rappresentando e favorendo la crescita dei professionisti del settore”. Per fare questo ha individuato alcune linee guida, tra cui quella di: “Promuovere la ricerca e lo scambio di esperienze divulgando standard qualitativi e buone prassi”. Questo proprio perché la ricerca può essere quel qualcosa che dà una marcia in più ad un buon fundraiser.

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Non profit, fund raising e mondo dell’informazione: che fatica!

Fundraising, informazione e tv

Pur essendo ancora in corso la campagna lanciata da poco più di una settimana dalla Fondazione Cesar (che si ispira all’impegno del compianto monsignor Cesare Mazzolari, missionario comboniano e a lungo vescovo di Rumbek, e proclamato “Padre” di questo Paese dalla sua stessa gente, attorno a cui è nata e cresciuta l’Ong) vorrei condividere con voi alcune considerazioni sul rapporto con il mondo dell’informazione.

Cesar è una Ong italiana che in Sud Sudan è tra le più importanti e riconosciute anche a livello internazionale e che io insieme alla Scuola di Roma Fund-Raising.it assistiamo nella raccolta fondi. È sembrato giusto, ad un anno dall’indipendenza del Sud Sudan e in occasione dell’anniversario della morte di padre Cesare, promuovere una grande campagna di sensibilizzazione e raccolta dei fondi necessari a completare il primo Istituto di formazione per gli insegnanti del paese, a Cuiebet, ormai quasi finito ed avviato, e iniziare i lavori di realizzazione del centro polisportivo che vi nascerà accanto. La causa è di grande rilevanza: gli insegnanti formati in questa scuola potranno garantire educazione di base a più di 5.000 bambini nei prossimi 5 anni.

Stavolta, malgrado i tanti, troppi rifiuti avuti in passato, la nostra campagna è stata accolta dalla Rai, che ne ha autorizzato i passaggi. I miei colleghi fundraisers lo sanno certamente, ma voglio sottolineare che questa autorizzazione del Segretariato Sociale Rai non è un risultato, ma solo l’inizio, il foglio di via. Poi inizia il calvario dei contatti con le redazioni, le telefonate, le email, gli incontri, ripetuti in una girandola di parole, chiacchiere, rimandi e confronti con un mondo che spesso ci assomiglia davvero poco.

Sia ben chiaro, ho trovato persone splendide come nel caso della redazione di Rai Sport, (che mi hanno fatto sudare freddo, ma sono stati bravi e ringrazio!) del Tg1, che ci ha ospitato con servizi e annunci, e anche altre, ma soprattutto nelle redazioni delle Radio 1 e Radio 2 Rai, dove professionalità, sensibilità e attenzione alle cause sociali sono di casa. Il loro supporto è stato davvero prezioso.

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Fund raising per le biblioteche? E’ piu’ facile farlo che no

Fundraising biblioteche

Le biblioteche censite e presenti nell’anagrafe dell’Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU) sono più di 16.000. Secondo alcune stime reperibili su internet e la cui fonte è incerta si potrebbe arrivare a circa 27.000 biblioteche contando  quelle parrocchiali, scolastiche o di altro genere che non rientrano nel censimento. Tra quelle censite vi sono le circa 6.000 biblioteche pubbliche, in grande maggioranza comunali: sono quelle pià conosciute e frequentate.  Sono un’istituzione di base della nostra società con una storia straordinaria di passione civile, intelligenza, competenza professionale, responsabilità verso i beni comuni che la dice lunga sulle caratteristiche positive del nostro modo di intendere il welfare.

Ma, ahimè, come molti altri nostri patrimoni, rischiano di essere macinati dalla crisi economica ma anche da una sottovalutazione della loro importanza sociale. Per cui se si deve tagliare, si proceda pure con le biblioteche…

Più cha aggiungere altre parole conviene citare questo passaggio dalle Memorie di Adriano di M. Yourcenar

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”

Queste poche riflessioni per dire che l’accesso alla conoscenza, e quindi le biblioteche, sono una causa sociale che merita un posto di riguardo nel panorama dei grandi temi sociali e quindi anche del fund raising.

La Scuola di Roma Fund-Raising.it ha avuto l’onore di poter svolgere un itinerario formativo al fund raising che ha coinvolto gran parte del personale delle biblioteche del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani. 5 giornate di lavoro volte a socializzare i principi del fund raising e ad applicarli al meglio per il rilancio della “bibliocard” quale strumento di raccolta di donazioni e soprattutto di donatori fedeli, dando un ruolo da protagonista al personale che lavora front-line nelle biblioteche anche ella fase di progettazione del fund raising.

L’investimento fatto dalla direttrice del Consorzio Ester Dominici insieme alla fundraiser Stefania Guadagnoli è coraggioso e al contempo lungimirante, perché siamo convinti che con una piccola iniezione di professionalità e con un progetto strategico condiviso il loro fund raising crescerà sensibilmente.

E da questa esperienza abbiamo forse colto meglio il grande valore delle biblioteche e il grande potenziale di community fund raising che esprimono.

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Anche noi abbiamo i nostri Rockefeller; ma perche’ non li cerchiamo?

dollari

Recentemente David Rockefeller (l’unico figlio ancora in vita del famoso filantropo americano) ha reso noto di aver fatto un lascito di 100 milioni di dollari alla Rockefeller University e al Museum of Modern Art di New York.

Questo è solo uno dei tanti esempi di uomini benestanti americani che intendono contribuire con una cospicua elargizione alle cause sociali o culturali per vedere l’impatto del loro operato nel mondo e per realizzare un significativo cambiamento nelle cose che li circondano.

L’esperienza americana e inglese è costellata di casi come questo e le organizzazioni non profit di certo non si fanno scappare l’opportunità di sollecitare tale forte inclinazione al dono da parte dei più benestanti. Chiedere ed ottenere major gifts è diventata ormai una pratica consueta realizzata dalla maggior parte delle organizzazioni anglosassoni, dalle più grandi, che implementano la loro major gifts unit con esperti che fanno ricerca di profilo e prospecting avanzato, alle strutture più piccole, che utilizzano tecniche di ricerca più semplici.

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Caro Governo, parliamoci chiaro: che ne vuoi fare del non profit e del fund raising?

5 per 1000

L’ultimo fatto, scoperto e documentato egregiamente da Carlo Mazzini, ossia la sparizione di 80 milioni che i contribuenti italiani hanno destinato con il 5 per 1000, rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso.

Il vaso è quello del non profit in tutte le sue forme che da sempre rappresenta il pilastro principale del nostro welfare e che di recente, nonostante venga messo a dura prova, contribuisce in modo sostanziale a non far crollare il paese in uno stato di indigenza. Non sto dicendo un’enormità: basta mettere in fila i numeri di servizi, di persone e famiglie beneficiate, di posti di lavoro e di valore aggiunto prodotto, per capire che una buona parte del welfare è assicurato dal non profit. E che l’altra parte, prodotta dallo Stato, di fronte alla crisi, tende a sparire. Mentre la parte del non profit non cede. Anzi, se mancano le risorse pubbliche, si danna l’anima per trovare quelle private.

Ed è proprio questo il punto.

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