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Post con Tag ‘innovazione’

A Campli il fundraising suona bene. Dal 29 agosto al 2 settembre

Masterclass fundraising musica e cultura a Campli (TE)

Grande idea quella del Maestro Giuseppe Scorzelli e dell’Associazione Kimbala!

Una di quelle idee che fa saltare sulla sedia noi fundraiser, abituati ad andare in giro ad evangelizzare al fundraising le tante organizzazioni che ancora non hanno percepito la forza, oltre che la necessità, della raccolta fondi. Questa volta, invece, l’idea di “evangelizzare” al fundraising viene proprio da un mondo, quello della musica che, fatta salva la classica sponsorizzazione occasionale di eventi, ancora non ha percepito fino in fondo il valore strategico del fundraising per la sostenibilità delle istituzioni culturali e degli artisti stessi.

Giuseppe Scorzelli si presenta un giorno nella nostra sede con un’idea in tasca tutta da sviluppare, una scommessa: non portare i musicisti dove sta il fundraising ma portare il fundraising dove stanno i musicisti e le istituzioni della cultura.

Per l’esattezza, portarlo a Campli dove, sul finire dell’estate, si tiene uno dei più importanti eventi di formazione (ma anche di spettacolo) dedicati alla musica e ai musicisti: ICM Project. È una masterclass di altissimo livello che coinvolge nomi di eccezione del panorama musicale internazionale. In un posto bellissimo per altro: Campli, in provincia di Teramo, dove la bellezza del paesaggio, la storia, l’identità tipicamente italiana che ci è invidiata da tutto il mondo, creano l’ambiente ideale per confrontarsi con l’arte, la sua bellezza, ma anche le sue necessità. Qui il sindaco Pietro Quaresimali ha creduto nel progetto di un workshop sul fundraising quale occasione per gli enti locali di dare una marcia in più alle proprie politiche culturali in un momento di forte ristrettezza delle risorse pubbliche.

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Alternanza scuola-lavoro e fundraising: opportunita’ da afferrare per le scuole

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Con il Liceo Ginnasio Statale “Francesco Vivona” di Roma, lo scorso marzo è partito un progetto di formazione e assistenza sul fundraising rivolto ai ragazzi del terzo anno. Il progetto rientra nel percorso alternanza scuola-lavoro, secondo quanto previsto dalla legge 107 del 2015.

L’idea nasce da un’intuizione della Dirigente Scolastica che, per questo primo anno in cui il liceo sperimenta l’alternanza scuola-lavoro, ha deciso di inserire il fundraising tra le tematiche “lavorative”.

L’alternanza scuola-lavoro, oltre alle conoscenze di base, punta a fornire ai giovani quelle competenze necessarie ad inserirsi nel mercato del lavoro. Alla base c’è l’idea di alternare ore di studio ad ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno di contesti aziendali.

Oltre ad appurare che il progetto da noi proposto fosse in linea con quanto tali princìpi impongono, la Preside ha basato la sua scelta su due elementi:

1La possibilità di offrire agli studenti del liceo, tra i diversi progetti attivati per il percorso dell’alternanza scuola-lavoro, un tema nuovo come il fundraising, ormai evidentemente sempre più ricorrente anche in ambito scolastico;

2La possibilità di usufruire del fundraising subito, utilizzando cioè un progetto già in corso presso il liceo, cioè quello di far diventare la biblioteca scolastica un Bibliopoint, in virtù di un precedente accordo con le Biblioteche di Roma.

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Sushi, fundraising e responsabilita’

Giovanni Soldini posa con un mako per la campagna Fishlove (foto di Alan Gelati non riproducibile e di proprietà della campanga Fishlove)

Vaste porzioni di oceano sono piene di plastica. Esistono ancora paesi che autorizzano la caccia alle balene. Grandi navi solcano i mari remoti per prelevare interi banchi di pesce in modo scientifico, assottigliando così le risorse ittiche e minacciando la sopravvivenza di molte specie.

Non voglio però convincervi della bellezza e dell’importanza del mare. Non ne sarei capace, non ne avrei le competenze e magari non c’è neanche bisogno che ve lo dica io. Voglio semplicemente raccontarvi una campagna di sensibilizzazione molto originale, che può servire come spunto anche per le vostre organizzazioni (e non è necessario vi occupiate di ambiente marino).

Si chiama Fishlove, nasce nel Regno Unito e si propone di accrescere la consapevolezza della necessità di conservare gli oceani e tutelare la vita marina. Appena l’ho vista, mi ha colpito per la sua creatività e per l’efficacia con cui riesce a veicolare il messaggio. Del resto, se così non fosse, non starei qui a descriverla.

Obiettivo della campagna è allertare la società dei rischi della pesca intensiva, pratica distruttiva per l’ambiente. Come raggiungere l’obiettivo? Semplice: attirando l’attenzione. Il dilemma che tanti comunicatori, esperti di marketing, consulenti e guru devono affrontare tutte le mattine all’alzarsi dal letto è sempre lo stesso: come posso catturare l’attenzione del pubblico e aumentare la platea di chi conosce attività e valori dell’organizzazione che seguo? Come far sì che più persone intervengano per aiutarla?

Occorre far centro e farlo in modo chiaro e il più diretto possibile.

Cosa si sono inventati allora quelli di Fishlove?

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Responsabilita’ sociale di impresa: Leroy Merlin, caso tutto italiano

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Ho intervistato Luca Pereno, Corporate Social Responsability manager – Coordinatore Sviluppo Sostenibile presso Leroy Merlin, il quale, oltre a raccontarci la CSR della sua azienda, dei progetti innovativi attraverso i quali la CSR di Leroy Merlin viene declinata, offre spunti interessanti per le organizzazioni nonprofit che volessero proporsi e sviluppare partnership e progetti.

In cosa si differenzia la CSR di Leroy Merlin nel contesto italiano?

“La volontà è quella di distinguersi da una CSR finalizzata al marketing, alla reputazione all’immagine dell’azienda. Il nostro sforzo è quello di andare oltre. Oltre al semplice rispetto della legge, oltre al fare comunicazione, ma soprattutto oltre a realizzare progetti. La volontà è infatti quella di lavorare sui processi.

Come abbiamo detto in occasione del nostro Green Day, andare oltre significa trasformare un progetto in processo. Un progetto ha un inizio e una fine, un processo ha un’evoluzione, una crescita, un consolidamento. Andare oltre significa porsi sempre nuovi obiettivi, cercare di innovare, alzare l’asticella in una sfida che si gioca in un mercato in continuo e rapido cambiamento. Ma la vera innovazione, in un’epoca di sharing economy, è scegliere di non gestire il cambiamento da soli ma insieme ai propri collaboratori, attraverso il confronto con gli stakeholders, grazie all’ascolto della comunità.

In sintesi penso quindi che siano due le parole che indicano le nostre azioni: oltre e condivisione.

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Quando il cibo supera le barriere del diverso

La Kumpania Scampia

Ho sempre pensato che la strada per l’inclusione sociale non possa essere soltanto una lotta durissima contro etichette e barriere. Per quanto indispensabile, questo non è sufficiente.

Non voglio essere fraintesa. In momenti preoccupanti come questo, dove imperversano le conseguenze di Mafia Capitale e dove il Matteo Salvini di turno può permettersi di fare pubblicamente affermazioni agghiaccianti, razziste e al limite del ridicolo sulle comunità Rom e di migranti, la denuncia di episodi di razzismo, xenofobia e intolleranza è un dovere etico e politico imprescindibile. Ma denunciare non basta.

“Disagio”, “esclusione”, “discriminazione” sono parole potenti, importanti, ma l’esaltazione della diversità e di condizioni problematiche, per quanto legittima e necessaria, è un’arma a doppio taglio che rischia di ingabbiare le persone in definizioni e categorie ristrette, se ci fermiamo qui.

E questo rischio lo corriamo in primo luogo noi che lavoriamo nel sociale, se non siamo capaci di andare oltre ed elaborare soluzioni tangibili che superino la rigidità delle definizioni e un’ottica meramente assistenzialista, che vadano a risolvere un problema comune ad una collettività che vive sullo stesso territorio, se pur costituita da gruppi variegati, e che puntino sulla diversità come fattore di arricchimento e forza, più che di divisione.

Certo, è più facile a dirsi che a farsi, ma gli esempi di chi ci prova con convinzione, professionalità e perseveranza, ottenendo risultati positivi, esistono, e non bisogna guardare soltanto all’estero per trovarli.

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