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Post con Tag ‘nuova politica sociale’

Coopsociali: occorre una svolta. Anche con il fundraising

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Quello sopra è il messaggio che mi è giunto ieri sulla casella di posta da Huffington post.

Altri titoli giornalistici ricalcano lo stesso stile: “Così le coop hanno riempito Roma di profughi e campi rom…”; “Gli immigrati rendono più della droga”; “La mafia nera nel business accoglienza“.

“Le cooperative sono il vero business”. Una frase pesante, tipica dei titoli giornalistici, che deve bucare e creare attenzione. Generalizzare per raccogliere quella ormai endemica sfiducia e indignazione dell’opinione pubblica. D’altro canto se non fai così non buchi, non vieni preso in considerazione.

Perciò, generalizzando la notizia riguardante una manica di mafiosi imbroglioni che ha usato il sistema cooperativo sociale per fare i suoi sporchi affari, si passa facilmente a dire che tutte le cooperative sociali esistono per fare affari alle spalle dei soggetti svantaggiati e grazie al favore di politici e amministratori corrotti. E a caduta quest’opinione verrà proiettata su tutto il settore non profit. Già, perché quella manica di farabutti ci tenevano a mettere in evidenza la dicitura “Onlus” accanto al nome della cooperativa!

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I fundraiser chiamano. Il Governo risponde?

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Su iniziativa di Elena Zanella un gruppo di fundraiser italiani, tra i quali io, ha chiesto, con una lettera al sottosegretario Bobba, di aprire un tavolo di lavoro per dare vita anche in Italia ad una vera politica di fundraising.

L’idea è nata sulla scorta della constatazione che nella Riforma del Terzo Settore non è stato considerato per nulla il ruolo centrale della raccolta fondi, in senso professionale, per il terzo settore e per le altre organizzazioni che non hanno finalità di lucro per quanto di natura pubblica, e che questa omissione può avere effetti gravi non per la sostenibilità delle organizzazioni ma, piuttosto, per la sostenibilità del Welfare del nostro paese.

Peraltro, tra i circa 1.000 contributi ricevuti su come migliorare il cosiddetto Civil Act, il Governo ne ha ricevuto almeno uno dedicato proprio a questo tema, come frutto di un esteso lavoro di consultazione promosso dalla Scuola di Roma Fund-Raising.it che ha coinvolto circa 400 fundraiser e dirigenti di organizzazioni non profit e di servizi della pubblica amministrazione, che definiva misure e provvedimenti abbastanza facili da inserire nella Riforma.

Questa richiesta non è una questione di bottega e non riguarda interessi di una corporazione che peraltro non esiste, ma è interesse di tutti. Ed è per questo che gli altri paesi moderni stanno investendo da anni sul fundraising. Non l’Italia.

Questa nostra richiesta, che ora attende una risposta del sottosegretario Bobba, è di vitale importanza per almeno tre motivi.

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Se le cooperative sociali rinunciano al fundraising

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Presente in ogni angolo del Paese con servizi alla persona e progetti educativi e culturali, la cooperazione sociale italiana si distingue per eccellenze e ottimi interventi.

È della scorsa settimana la notizia che, nella terribile disgrazia ad Agrigento per l’esplosione di una vulcanella in cui hanno perso la vita due bambini, i primi ad intervenire a sostegno dei genitori in stato di grave shock sono stati due psicologi di una cooperativa sociale di quel territorio.

Nel Lazio la cooperazione sociale ha risposto massicciamente e con progetti di grande valore aggiunto agli avvisi pubblici della Regione dai titoli significativi: “Fraternità” e “Innova Tu. La nuova sfida dell’innovazione sociale”.

È la dimostrazione della capacità reale di incidere con progettazione innovativa.

Sembra, tuttavia, non fare ancora parte della cultura della cooperazione sociale, l’ambizione di acquisire nuovi saperi e strumenti di lavoro sul fundraising, strategico per creare nuovo benessere sociale e un’economia civile intorno a progetti di welfare capillari ed efficaci.

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Civil Act: occasione per rendere il fundraising un pilastro del welfare

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Il 20 maggio si è tenuto l’incontro promosso da Vita tra Matteo Renzi e le associazioni del Comitato Editoriale (di cui la nostra Scuola fa parte). È stato un incontro molto positivo e voglio ringraziare Riccardo Bonacina e lo staff di Vita per aver realizzato uno spazio abbastanza inedito di dialogo tra Governo e variegato mondo nonprofit.

C’ero anch’io ma non sono riuscito ad intervenire pubblicamente dati i tempi stretti dell’incontro. La cosa che sicuramente avrei detto è che il Civil Act, se preso seriamente non solo dal Governo ma anche dal nonprofit, non sarà certo la soluzione di tutti i problemi, ma sicuramente sarà una leva per mettere in moto un processo di cambiamento. Anche sul fundraising. Ho solo paura che i professionisti, i dirigenti delle organizzazioni non profit e gli altri soggetti pubblici e privati che si occupano di fundraising non lo abbiano capito appieno.

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Fundraising e scuola: si puo’ fare!

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E dirò di più: già si fa!

Probabilmente poco e in modo improvvisato. Ma già si fa fundraising nelle scuole!

Docenti, genitori e alunni danno vita ogni giorno a piccole e grandi raccolte fondi. E spesso tali azioni sono accompagnate da altrettante azioni di “governo sociale” dei beni comuni, assumendosi responsabilità che vanno ben oltre sia il mandato istituzionale che il ruolo di genitori.

In questa storia sommersa del fundraising italiano c’è anche tanta innovazione sociale e vi voglio portare alcuni esempi.

Inizio con l’Istituto Cadorna di Milano, uno di quegli istituti che da anni pratica il principio della “Scuola Aperta” e che ha portato dentro le sue strutture e i suoi organi di governo i genitori e la comunità affinché la scuola tornasse ad essere un “bene comune”. Oggi nel plesso dell’Istituto Cadorna è addirittura possibile organizzare mercati ortofrutticoli a km 0 e costo controllato insieme a Coldiretti o usare la palestra a costi bassissimi e molto altro ancora. Da anni L’Associazione dei genitori dell’Istituto organizza una marcia podistica che termina con una grande festa di fine anno della Scuola: occasione per raccogliere fondi con mercatini, iniziative, ecc. Tutto il ricavato va a finanziare i progetti scolastici sostenuti dall’Associazione genitori.

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