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Post con Tag ‘nuova politica sociale’

Welfare e aziende. Eppur qualcosa si muove…

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L’altro giorno, leggendo la sezione Buone Notizie del Corriere della Sera, mi sono soffermata su una notizia in particolare.

Prato, la città tessile simbolo dei distretti industriali feriti dalla crisi economica mondiale, lancia il primo esperimento di “Welfare di Distretto” in Italia.

In cosa consiste? Migliaia di piccole aziende dello storico distretto pratese godranno di tutti quei benefici che fino ad ora erano riservati solo ai dipendenti delle grandi aziende.

Come è possibile? Basta trattare il distretto come un’unica grande azienda, con un bacino di 10.000 dipendenti, numeri necessari per un welfare su larga scala. Dotando le piccole imprese di una piattaforma comune per la gestione del welfare. Vantaggi quali visite dal dentista o dal medico, rimborsi per i testi scolastici, rette dell’asilo nido o dell’università, a cui avranno accesso i dipendenti delle piccole e medie aziende, si aggiungeranno ad un’incremento del loro potere di acquisto equivalente ad un risparmio di circa un mensile del salario annuo.

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Fondazione Comunita’ Attiva: come fare nuovo welfare con il fundraising

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Il 12 aprile sarò a Cannobio (VCO) per un’iniziativa – piccola se vogliamo, in quanto circoscritta ad una realtà locale – ma di grandissimo significato per i problemi nazionali con i quali l’Italia si sta confrontando in questi giorni.

Si tratta del convegno Il centro medico e la fondazione come bene comune. Cittadini e amministrazioni per un nuovo welfare di comunità”, organizzato dalla Fondazione Comunità Attiva e dal Comune di Cannobio in occasione dei 10 anni del Centro di Medicina Attiva della Valle Cannobina.

A mio avviso si tratta di una esemplificazione di come si possa creare nuovi sistemi di welfare di comunità basati anche e soprattutto su una nuova forma di economia sociale o di comunità che ha al suo centro lo strumento del fundraising. Tra l’altro non su cose marginali ma sul core del nostro welfare: la sanità. Una esperienza in cui il fundraising diventa la leva anche per la democratizzazione della gestione dei servizi. È per questo che è stata inserita nell’itinerario della nostra Scuola, “Fundraising. Un altro welfare è possibile”.

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Il Sud: uno straordinario laboratorio per lo sviluppo del fundraising

Nuovo fundraising dall'esperienza del Sud

La Scuola di Roma Fund-Raising.it ha raccolto insieme al Consorzio Nova una nuova sfida: fare del Sud d’Italia e delle sue organizzazioni della società civile un laboratorio di sperimentazione di un nuovo modo di concepire e di fare fundraising. Un fundraising che guardi non tanto alla sostenibilità delle organizzazioni non profit ma a quella del welfare, che al Sud oggi soffre una condizione di arretramento drammatica rispetto al resto del paese.

La Scuola di Fundraising del Sud nasce con una mission molto determinata: dotare gli attori sociali, istituzionali e filantropici impegnati nello Sviluppo del Mezzogiorno di una politica del fundraising in grado di rendere sostenibile i loro progetti e un nuovo welfare di comunità. Quindi quella di occuparsi, oltre che di formazione e consulenza, di elaborare vere e proprie politiche di fundraising offrendosi come spazio aperto in cui gli attori sociali vogliano fare rete per la sostenibilità del welfare.

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Essere premiati e’ una responsabilita’ grande

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Il nostro pensatoio “Fundraising. Un altro welfare è possibile” ha ricevuto la medaglia del Presidente della Repubblica quale premio di rappresentanza.

È giunta ieri con una raccomandata del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica – Servizio rapporti con la Società civile.

E ne siamo veramente onorati. Spesso queste cose rischiano di essere vissute come mera formalità. Ma vi posso assicurare che l’idea che questo nostro itinerario – che si interroga sul ruolo che il fundraising può avere per il futuro del nostro welfare – venga accompagnato da una costante presenza della Presidenza della Repubblica, ci ha messo addosso un grande senso di responsabilità.

Non che prima ci mancasse!

Ma adesso la nostra voglia di dire qualcosa di importante non solo per il nostro mondo di fundraisers, ma per il mondo del non profit, delle aziende, delle fondazioni, della pubblica amministrazione, si trasforma necessariamente in un consapevole impegno.

Impegno nel quale, anche in forza di questo riconoscimento, vogliamo coinvolgere tanti interlocutori e renderci “viatico” per costruire nuove intese strategiche tra gli attori sociali e istituzionali e ricostruire su basi nuove e con una nuova sostenibilità un moderno welfare di comunità.

Seguiteci nei prossimi appuntamenti dell’itinerario fino ad arrivare a scrivere con noi un manifesto del nuovo fundraising.

Un sentito grazie a Giorgio Napolitano. Ci impegniamo ad onorare questo tuo riconoscimento.

Fundraising e biblioteche: economia del bene comune.

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È finalmente uscito il libro “Fare fundraising in biblioteca”, scritto da Massimo Coen Cagli.

A dispetto del titolo non si tratta solo di un manuale di raccolta fondi per le biblioteche. Senza dubbio il suo specifico scopo è quello di fornire idee, strumenti metodologici e pratici affinché questo tipo di servizi possa, al pari di altre organizzazioni, fare fundraising in modo sistematico e professionale. Ma è anche l’occasione per gettare uno sguardo sul senso che il fundraising sta assumendo nel contesto più ampio della crisi del welfare.

La prima parte del libro, infatti, pur partendo dalle specificità delle biblioteche, riguarda più in generale le sfide che un ente pubblico o un’organizzazione che gestisce un servizio alla collettività devono affrontare per fare bene fundraising.

Infatti, trattandosi di organizzazioni che non hanno la stessa identità delle organizzazioni non profit tradizionalmente ritenute tali, le biblioteche, così come le scuole, i servizi socio-sanitari territoriali, i musei, i teatri e le altre istituzioni culturali pubbliche, soffrono di una debole identità sociale. O meglio, hanno una forte identità e spesso origine sociale, che però nel tempo si è dispersa anche come conseguenza di una sbagliata gestione della governance di tali istituti.

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