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Arriva lo School Bonus: ma lo sconto fiscale non e’ uguale alla raccolta fondi

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Dopo lunghe polemiche relative alla riforma della scuola, con la sua approvazione viene istituito il cosiddetto School Bonus, operante a partire dal 17 luglio scorso (legge 107/2015 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 luglio).

Si tratta di uno strumento che dovrebbe promuovere e agevolare donazioni a favore delle scuole statali. In pratica un bonus fiscale per i donatori, sul modello dell’Art Bonus,

Il comma 145 dell’art 1 della Riforma prevede che:

“Per le erogazioni liberali in denaro destinate agli investimenti in favore di tutti gli istituti del sistema nazionale di istruzione, per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e per il sostegno a interventi che migliorino l’occupabilità degli studenti, spetta un credito d’imposta pari al 65 per cento delle erogazioni effettuate in ciascuno dei due periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2014 e pari al 50 per cento di quelle effettuate nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2016”.

Pertanto, per adesso, il provvedimento ha valore per i soggetti che effettuano erogazioni liberali in denaro a favore degli istituti scolastici, limitatamente al triennio 2015-2017 (65% di credito per le erogazioni effettuate negli anni 2015 e 2016, e il 50% per quelle effettuate nel 2017).

Il provvedimento è rivolto sia a persone fisiche, sia ad aziende, sia infine ad organizzazioni non commerciali che effettueranno donazioni a favore degli istituti scolastici.

Ora però non è che la legge di per sé porterà benefici alle scuole! Il fundraising per le scuole come per la cultura non viene da vantaggi fiscali ma dalla volontà di sostenere progetti che producono un beneficio sociale o di altro genere riconosciuto dal donatore e che lo motivino a prendere una decisione in tal senso. Lo sgravio fiscale è una misura che agevola e facilita ma non sostituisce le ragioni del finanziamento.

È l’errore che in parte si sta facendo con l’Art Bouns. Di recente il Ministro Franceschini e l’ANCI hanno pubblicamente concordato sul fatto che bisogna fare pressione al Governo affinché proroghi in futuro il cosiddetto Art Bonus. In verità, però, i comuni e le istituzioni culturali pubbliche hanno fatto veramente ben poco per promuovere donazioni a favore della cultura e soprattutto non hanno proposto progetti ai donatori che fossero pensati per rispondere a bisogni della comunità e quindi venire incontro agli interessi dei donatori ma, al contrario, pensando solo al proprio fabbisogno di danaro e fornendo ai donatori come unica ragione del loro finanziamento il fatto che avranno uno sconto fiscale.

È una strategia di una debolezza disarmante, che porterà fatalmente ad un sottoutilizzo dello strumento da parte dei donatori e quindi al suo fallimento o comunque ad un disinteresse generale.

Ecco: prendendo spunto da queste vicende, sarebbe il caso che il mondo della pubblica istruzione (sia al livello centrale sia a quello dei singoli istituti) si attrezzino da subito a mettere in atto strategie di progettazione, di promozione e di relazione con i donatori che possano rappresentare condizioni per utilizzare con successo lo School Bonus.

La legge su questo aiuta poco a definire quali progettualità debbano essere valorizzate con tale strumento.

Infatti parla di lavori di adeguamento (quindi interventi strutturali sugli istituti) e iniziative che migliorino l’occupabilità degli studenti. Ora, mentre il primo caso è abbastanza chiaro, anche se non ha di per sé nulla di innovativo (si tenga conto che aziende e fondazioni stanno diminuendo investimenti di questo genere), il secondo caso è veramente general generico. In una ottica restrittiva fa venire in mente programmi propri degli istituti professionali (che sono naturalmente più vicini al mondo del lavoro). Ma così rimarrebbero fuori tutti gli altri istituti e tutta la scuola primaria (elementare e media per intenderci…). In una visione massimalista invece, posto che la scuola tra l’altro, ha la missione di preparare all’ingresso nel mondo del lavoro, ogni programma scolastico dovrebbe essere finalizzato – in ultima istanza – a migliorare l’occupabilità. Questo aspetto andrebbe specificato cercando di mettersi nell’ottica degli istituti e dei loro bisogni. Ad esempio: un programma di miglioramento delle dotazioni informatiche ma anche dei programmi didattici per lo sviluppo della cultura digitale, è o meno una azione che tende a migliorare la occupabilità?

4 consigli per le scuole

Se posso dare qualche consiglio alle scuole (che comunque dovranno essere gli attori principali di una politica filantropica) io mi muoverei subito sui seguenti punti:

1Sviluppare una progettualità che partendo dai bisogni degli istituti (materiali e immateriali) li traduca in iniziative e programmi che producano un valore aggiunto verificabile in termini di istruzione, di socialità, di occupabilità e quanto altro serva a dare alla comunità una scuola più efficace producendo impatti oggettivi sulla propria popolazione scolastica.

2Penserei a come integrare i donatori (che siano aziende o singoli cittadini) in tali progetti in modo che non siano solo i vecchi filantropi ma degli attori partecipanti di tali progetti. In nessun modo filantropi e aziende si dovranno sentir dire: se ci finanzi avrai uno sconto fiscale. Punto. Devono sentirsi dire perché è importante per noi, per loro e per la comunità la realizzazione del progetto che ti proponiamo.

3Comunicherei lo School Bonus e le intenzioni di utilizzarlo al meglio alla propria popolazione (genitori, comunità del territorio, aziende della città), facendolo conoscere e aprendo un’interlocuzione volta a decidere insieme per cosa utilizzarlo. L’Art Bonus è applicabile anche ai “piccoli donatori”. Tenendo conto che in media un genitore versa alla scuola di suo figlio un contributo volontario (obbligatorio) di circa 65 euro se fosse trattato con lo School Bonus questo vorrebbe dire un risparmio fiscale per il genitore di circa 42 euro!

4Preparerei tutto ciò che è necessario a facilitare la donazione (modalità di donazione on line e off line, una parte del sito istituzionale dedicato alle campagne di raccolta fondi, modulistica necessaria per rientrare nella categoria dello School Bonus, ecc.).

Insomma 4 cose che ci aiutino ad evitare il luogo comune che basta creare un’agevolazione fiscale per far arrivare agli istituti scolastici frotte di donatori che vi pregano di prendere i loro soldi. Questo non è stato mai vero né in Italia né all’estero! In altri paesi ci sono più filantropi non perché ci sono vantaggi fiscali ma perché gli vengono chiesti i soldi, esplicitamente, per progetti fatti bene e in una prospettiva di loro coinvolgimento. Queste sono le cose più importanti.

Il MIUR farebbe bene a sviluppare, quindi, una politica di promozione, comunicazione e gestione intelligente dello School Bonus che permetta un risultato positivo dell’iniziativa. Altrimenti il Ministero dell’Economia avrà gioco facile nel dire: “Lo vedete che la gente non vuole donare? E allora che lo proroghiamo a fare questo bonus?”.

Care Scuole e Caro Ministro, noi fundraiser siamo qua pronti a contribuire con competenza e passione a questa importante sfida. Basta chiamarci.