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Forum della cooperazione allo sviluppo: una sfida alla quale non puo’ mancare il mondo del fund raising

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Nel Documento di Economia e Finanza, il Governo ha riconosciuto che “un riallineamento graduale della cooperazione allo sviluppo permetterà di rilanciare il profilo internazionale dell’Italia, la presenza in aree strategiche, le eccellenze e i vantaggi comparati, qualificandosi come un investimento con ritorni in termini di credibilità”.

L’affermazione non è di poco conto perché in un momento di crisi economica che generalmente porta a far abbassare l’asticella dei servizi e delle politiche sociali, puntare sulla cooperazione allo sviluppo come parte del motore del rilancio dell’Italia non è una scelta scontata.

Che la questione di un generale arretramento della nostra cooperazione internazionale non sia solo l’effetto della crisi economica e quindi della diminuzione degli stanziamenti pubblici è abbastanza evidente. Oltre al deficit economico hanno pesato su questo arretramento un deficit politico (mancanza di idee e di volontà), una forte frammentazione dei soggetti istituzionali e non profit che operano in questo campo, un mancato rinnovamento della cultura della cooperazione e dell’aiuto umanitario, che hanno fatto deperire il terreno di coltura della progettualità e molti altri aspetti.

Ma sarebbe ingenuo però non riconoscere, in questo contesto di crisi della cooperazione italiana,  la centralità del tema dei finanziamenti. Ecco perché il mondo del fund raising è chiamato a svolgere un ruolo centrale in questo dibattito, in quanto deve concorrere responsabilmente a rispondere, non tanto al problema di come si finanziano le organizzazioni non profit, ma più in generale come si finanzia la politica di cooperazione allo sviluppo, visto che il tradizionale sistema di finanziamento pubblico è non solo insufficiente ma anche inefficace.

Insomma il fund raising deve avere quel ruolo politico e non solo tecnico che da anni noi della Scuola di Roma Fund-Raising.it andiamo predicando in tutte le sedi.

Sarà per questo che il Ministro Riccardi, nell’indire il Forum della Cooperazione allo sviluppo ha dedicato al tema un gruppo di lavoro (il 7°) che ha come scopo quello di elaborare delle linee di azione relativamente al ruolo della società civile e dell’opinione pubblica e al contempo alla raccolta dei finanziamenti. Importanti per noi anche il 3° gruppo dedicato a “eccellenze italiane, innovazione, priorità” e del 6° gruppo dedicato al ruolo dei soggetti privati e del privato sociale nella cooperazione. Le linee di azione che emergono nei gruppi dovrebbero poi confluire in un “Patto nazionale per il rilancio della cooperazione allo sviluppo“, un manifesto d’intenti che ridia legittimità alla centralità della politica pubblica di cooperazione e tracci alcune direttive per una ripresa quantitativa e qualitativa della cooperazione italiana.

La scelta fatta dal Ministro ci sembra di grande rilevanza per obiettivo e per metodo scelto (quello della consultazione al quale possono partecipare tutti andando sul sito www.cooperazioneintegrazione.gov.it. La Scuola di Roma Fund-Raising.it quindi non farà mancare il suo contributo di pensiero e di pratica per cercare di definire una nuova politica del fund raising per la cooperazione italiana allo sviluppo.

Le parole chiave proposte dal Ministro per dibattere il tema del 7° gruppo, “Cooperazione e gratuità: volontariato, terzo settore e no-profit” sono:

  • ONG;
  • idoneità;
  • giovani;
  • scuole;
  • commercio equo e solidale;
  • enabling environment (quadro giuridico);
  • 5×1000 e deducibilità;
  • filantropia;
  • fund raising;
  • cooperazione “popolare”;
  • opinione pubblica;
  • advocacy.
Sono tanti gli spunti da cogliere in questa sfida che vorremmo mettere in fila e rendere disponibili al confronto pubblico già a partire da qui, dal BlogFundraising.

Ecco 6 temi tra i tanti che ci sembrano essere all’ordine del giorno.

1Rivedere la missione generale della cooperazione italiana allo sviluppo per riproporla al paese in una chiave rinnovata, recuperando le forti origini e tipicità dell’impegno internazionale italiano. Sarà necessario nei prossimi anni affermare la causa sociale della cooperazione svincolandosi da due stereotipi: il modello neo caritatevole e filantropico che vede la comunità (i donatori) come terza parte il cui ruolo è sostanzialmente quello di fare donazioni verso un’organizzazione che poi porta le risorse in altre parti del mondo e il modello vetero-statalista, ossia di Ong fornitori di servizi e progetti finanziati dallo stato attraverso il prelievo delle tasse. I due modelli sono vecchi non solo culturalmente ma anche sotto il profilo del fund raising perché sono privi di senso per i donatori e non in linea con un rinnovato senso di impegno civile che anima il “moderno” donatore (si veda la nostra survey sul fund raising).

2Valorizzare la storia italiana del fund raising per la cooperazione, fatta di impegno comunitario, legato da un lato alla antica tradizione delle missioni e dall’altro all’impegno laico e civile degli anni ’60 e ’70 e i relativi modelli di fund raising (gruppi di appoggio, reti di solidarietà, contatto diretto, ecc) tipiche di quella raccolta di fondi che oggi viene auspicata da tutti: community e network fundraising.

3Favorire una forte connessione tra fund raising e rendicontazione sociale, creando una cultura moderna della raccolta fondi sia nelle organizzazioni che nella comunità dei donatori, sottoponendo ogni forma di finanziamento e di sostegno con fonti pubbliche e private all’efficacia e all’impatto degli interventi e dei programmi realizzati e non solo all’efficienza, per giunta spesso basata solo sulla certificazione dei bilanci.

4Aprire un tavolo di interlocuzione con le aziende per pattuire una politica comune sulla cooperazione, riconoscendo alle aziende e alle fondazioni non solo e non tanto un ruolo filantropico ma un ruolo di attore portatore di risorse umane, cognitive, sociali e anche economiche essenziali per affrontare i problemi dei paesi in via di sviluppo (PVS).

5Dare vita ad un sistema di regole che dia pari opportunità di accesso agli strumenti di raccolta fondi previsti dalle autorità e dai servizi pubblici, stabilendo standard e parametri di valutazione e procedure delle richieste di accesso chiare e trasparenti, limitando l’accesso diretto degli enti governativi a tali strumenti  per evitare forme paradossali di concorrenze interne al sistema della cooperazione. Al contempo fornire certezze sulla disponibilità dei fondi che vengono donati tramite tali strumenti (come nel caso del 5 per 1000). Regolare in modo trasparente l’erogazione dei (pochi) fondi pubblici sulla base di programmi strategici di intervento concordati con le parti sociali. Si veda a tale proposito la proposta avanzata da BandiOng

6Investire parte delle risorse pubbliche in un’azione di empowerment e creazione di un ambiente favorevole per il fund raising per la cooperazione (incluso agevolazioni fiscali, certificazioni, ecc), una sorta di agenzia per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo che operi in modo sinergico con tutte le componenti pubbliche, non profit e private.

Chiaramente sono solo dei primi spunti ai quali aggiungeremmo volentieri quelli che il mondo dei fundraisers ritiene importanti portare all’attenzione del Forum della Cooperazione. A voi la parola!