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Categoria: Associazione fundraiser

Associazione italiana fundraiser: bilancio e rilancio

assemblea-assifSono passati già tre anni da quando ho cominciato la mia avventura nell’ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser.

Ricordo bene l’Assemblea in cui sono stato eletto nel Consiglio Direttivo dell’associazione, e ricordo anche bene le mie alte aspettative rispetto a questa. Ricordo che volevo un’Associazione che avesse rapporti con le altre associazioni europee, che favorisse le occasioni di scambio e aumentasse il numero dei soci. Inoltre speravo potesse fare azioni di lobbying e porsi efficacemente come soggetto rappresentativo dei fundraiser.

Ebbene, sono soddisfatto rispetto a dove si trova l’Associazione oggi?

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Il lavoro a percentuale avvelena il fundraising (speciale Campagna 0%)

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ASSIF, l’Associazione Italiana Fundraiser, sulla scorta delle tante segnalazioni circolate in rete circa ennesime offerte di lavoro a percentuale rivolte ai fundraisers e coerentemente con il proprio codice etico che ha detto già parole chiave su tale argomento, ha lanciato una campagna per combattere la pratica di retribuire il lavoro dei fundraisers attraverso una percentuale sulle entrate (donazioni, sponsorizzazioni e quant’altro).

Non è solo un dovere aderire a questa campagna e diffonderla, ma è anche un piacere.

Perché questa equivoca e antipaticissima pratica mette a nudo alcuni aspetti estremamente critici delle organizzazioni non profit e dei loro dirigenti. Rappresenta quindi l’occasione per andare fino in fondo a tali problemi che rappresentano oggi uno degli ostacoli maggiori al reale sviluppo del fundraising e quindi anche delle stesse organizzazioni.

Il manifesto lanciato da ASSIF – frutto della collaborazione di molti suoi soci – mette in evidenza 4 aspetti che sono essenziali per dire NO all’uso della retribuzione a percentuale:

1Un fundraiser sa che l’efficacia dell’attività non dipende unicamente dal proprio operato, bensì da una pluralità di fattori.

2Un fundraiser sa che questa forma di retribuzione può indurre a scelte e comportamenti più mirati al guadagno personale piuttosto che all’interesse dell’ente per cui opera e alla volontà del donatore.

3Un fundraiser sa che il suo operato è frutto di relazioni, reciproca fiducia, consenso e adesione con il donatore. Tali valori devono essere mantenuti e rispettati.

4Un fundraiser sa che il reale valore della prestazione fornita tiene conto anche dei risultati intangibili che la sua attività genera con passione, etica e competenze.

La Scuola di Roma Fund-Raising.it nel raccogliere e rilanciare la campagna vuole mettere in evidenza altri aspetti che qui e là sono emersi dalla sua esperienza di formazione e consulenza e che sono i seguenti.

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Fare lobbying nel nonprofit: 10 consigli da Tony Long

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L’annuale riunione di EFA, la European Fundraising Association, l’organizzazione di cui fa parte anche l’ASSIF, si è svolta a Bruxelles dal 5 al 6 Dicembre. A seguire, il 7 Dicembre, si è tenuto il VII Summit Internazionale delle Associazioni di Fundraising, promossa dall’AFP, la Association of Fundraising Professionals.

Molti i temi affrontati nella due giorni + uno. Durante lo skillshare, la condivisione delle conoscenze, di EFA mi ha colpito in particolare l’intervento di Tony Long, direttore dell’European Policy Office. In pratica il responsabile dell’ufficio lobbying del WWF. Tony Long si dedica a questo mestiere da oltre 30 anni e oramai conduce un ufficio di oltre 40 persone. Questo numero deve impressionare, in particolare se si considera che aziende internazionali hanno uffici composti da circa una dozzina di dipendenti (parlo di aziende con decine di miliardi di fatturato).

Mi piace parlare di questo argomento perché in Italia abbiamo un’idea, a mio avviso, sbagliata dell’attività di lobbying. Immaginiamo sempre un’attività poco trasparente, che cerca di portare favori a soggetti già ricchi.

In realtà si tratta di rappresentare degli interessi, che possono essere di una categoria, e la categoria può essere anche socialmente svantaggiata.
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Social coupon e non profit: cause related marketing o vendita piramidale?

L’altro giorno il mio amico e collega fundraiser Andrea Verdi della Fondazione Giovanni Paolo II mi gira un’email che ha ricevuto, chiedendomi di cosa si tratti e se sia una cosa su cui valga la pena investire del tempo.

L’email recitava così:

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Vediamo un po’ meglio di cosa si tratta.

Skontilla, l’azienda che invia la comunicazione, appare essere un sito simile ad altri che in gergo vengono definiti di social couponing. Alcuni celebri predecessori sono Groupon, LetsBonus o Groupalia.

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Donatori, internauti e non, crescono. Anche grazie al Web

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Ho avuto modo di partecipare a Roma alla presentazione della periodica ricerca sul fund raising on line (Osservatorio sul Fundraising Online), realizzata da Slash web agency e patrocinata da Assif.

Una ricerca fatta veramente bene, con una base statistica solida e rigorosa e supportata da un progetto che la rende uno strumento di monitoraggio costante sull’evoluzione del rapporto tra fundraising e Web. Ma non solo: la ricerca permette anche di meglio rappresentare il reale andamento della raccolte fondi nel 2011-2012, anche alla luce dei dati forniti dall’Istituto Italiano della Donazione (si veda il mio commento alla loro ricerca). Ma questo lo vedremo più avanti.

Quando una ricerca viene fatta bene e ci si ragiona insieme a più mani (ho avuto modo di farlo durante la presentazione con Valerio Melandri, Luciano Zanin e chiaramente con Paolo Mezzina di Slash) allora essa può essere veramente uno strumento valido di lavoro per gli operatori.

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