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Il blog non lo sa: piccolo elogio del blog

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È come il formaggio sulle tagliatelle: ne esalta il gusto. O forse corrisponde alle stesse tagliatelle: è il carburante che ingerisci. O magari è la forchetta tra le dita: permette di nutrirti.

Senza di lui il tuo sito web è un po’come un’automobile senza ruote: prova a farla muovere, prova a raggiungere la destinazione. Ti sentirai pesante e probabilmente abbandonerai quello che è solo un vuoto carrozzone.

Di chi parlo? Del blog, naturalmente.

Ho deciso di scrivere qualche riga per elogiare questo compagno di viaggio che è sempre pronto a tenderti la mano e a dare voce ai tuoi racconti. Lui non lo sa, ma ha un ruolo importante per molte organizzazioni non profit che, come la tua, si adoperano per fare del pianeta un luogo migliore.

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Estate, vacanza e comunicazione on line: 5 consigli

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Fine luglio. La luce del sole sembra cuocere ogni secondo di più e il sudore sempre più difficile da contenere. Non servono di certo i messaggi pubblicitari che rimbombano dalla Tv a ricordarti la spossatezza che pervade te e impregna l’ambiente esterno.

Hai lavorato tanto per undici mesi. Hai impiegato il meglio di te stesso per la tua nonprofit. Le risorse però sono agli sgoccioli e anche per te è forse giunto il momento di staccare la spina per qualche giorno o, magari, per qualche settimana.

Cosa vuol dire “estate” per chi si occupa di content e social media marketing in campo non profit? Come comportarsi con gli strumenti on line di cui ti occupi, molto probabilmente da solo? In effetti, il palinsesto dei tuoi canali Web non dovrebbe interrompersi e il tuo pubblico, almeno in parte, è sempre lì. Va bene, ma come conciliare il tutto con il nostro tanto aspirato stacco estivo?

In questo ultimo post pre-balneare (o pre-montanaro, decidete voi), voglio darti qualche suggerimento. Chiaramente, interesserà a chi lavora con le piccole organizzazioni, che hanno una sola persona a occuparsi della comunicazione.

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Subscription crowdfunding: se la campagna e’ ricorrente

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Boston, Massachusetts: Karen Hallion porta avanti la sua attività artistica di illustratrice grazie ai (finora) 480 mecenati che ogni mese ne patrocinano il lavoro garantendole (finora) 1.914$ ogni mese.

Complêxo da Maré, Rio de Janeiro: la Ong Redes da Maré realizza progetti nel più grande complesso di favelas di Rio de Janeiro. Tra questi c’è un portale di notizie che contribuisce a diffondere uno sguardo diverso sulle comunità locali dove la Ong opera. Per rafforzare il progetto hanno inserito un tirocinante in giornalismo, rimborsato grazie al contributo mensile di 1.500 reais brasiliani, frutto della scommessa di (finora) dodici sostenitori.

Broome, Australia Occidentale: anche attraverso le donazioni mensili ricevute mediante una piattaforma di crowdfunding, il Marnja Jarndu Women’s Refuge garantisce assistenza alle donne aborigene vittime di violenza.

Tre esempi di subscription crowdfunding, crowdfunding ricorrente o regular giving.

Un modello emergente di crowdfunding che si sta facendo strada e che potrebbe essere molto interessante per il nonprofit.

Ci sono diverse piattaforme ognuna con le sue regole e orientata a diverse tipologie di beneficiari. Gli esempi appena fatti provengono dalle piattaforme Patreon, Benfeitoria, e Mycause. Non voglio entrare nel merito ma fare solo alcune considerazioni.

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Storytelling per il nonprofit: tra mosaico e fumetto

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Quando parlo di storytelling c’è un concetto su cui insisto sempre: la storia non è nel post (termine, questo, freddo e inflazionato) ma nell’azione dell’organizzazione non profit. Il post, in caso, serve a narrare un piccolo episodio di questa storia.

Il lavoro quotidiano, gli sforzi per portare avanti servizi e progetti innovativi, le collaborazioni, il coinvolgimento dei sostenitori, i rapporti con i beneficiari: questa è la storia dell’ONP. Una storia che ogni giorno cresce e si fa più ricca. Compito di chi lavora in comunicazione per il non profit è farla splendere e renderla visibile allo sguardo e al cuore di sostenitori vecchi e nuovi.

Gli ingredienti per farlo ci sono tutti. Più complicato spesso è reperire le risorse, acquisire le competenze e spezzare i tabù.

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Campagne di crowdfunding: quando hanno successo?

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Una campagna di crowdfunding è una cosa. Una campagna di crowdfunding di successo è un’altra.

Sulle potenzialità del crowdfunding si dice molto e spesso se ne esalta la carica innovatrice. Il dibattito è sempre più approfondito e il numero delle piattaforme continua a crescere (nel nostro paese sono circa 60). Tutto bene.

Secondo i dati disponibili, in Italia fino a novembre 2012, su 8.819 progetti approdati sulle piattaforme di crowdfunding, ne sono stati finanziati 2.477 (più o meno il 28%); a maggio 2014, circa un anno e mezzo dopo, i progetti presentati erano 48.357, di cui solo 12.809 sono stati approvati e pubblicati. Di questi, 4.703 sono stati finanziati per intero. Ciò significa che meno del 10% dei progetti presentati in Italia riceve il contributo richiesto ai donatori del Web.

I dati possono essere interpretati come meglio si crede. Di certo c’è che aumentano le piattaforme e le campagne di crowdfunding e che gran parte di queste non ottengono il risultato sperato.

Non sta a me andare oltre in questa analisi. Quello che invece mi interessa e su cui penso di poter dare una risposta, sono gli aspetti di comunicazione on line e strutturazione della campagna nel campo del non profit.

Sì, perché sono convinto che molte campagne di crowdfunding potenzialmente vincenti sono disegnate in modo disastroso e raggiungono il solo traguardo di demoralizzare i fundraiser e le organizzazioni.

Spesso nel predisporre una campagna di crowdfunding non si tengono in conto le 5 regole d’oro descritte da Massimo Coen Cagli su Vita.

In molti casi, pur avendo a mente tali regole, si agisce in modo superficiale o non si fa il massimo degli sforzi per presentare al meglio il progetto da finanziare.

In fin dei conti, il donatore sceglie anche in base all’immagine e alla consistenza che il nostro progetto riesce a trasmettere tramite lo schermo. Personalmente non donerei a un’organizzazione che presenti le cose senza troppi dettagli o che non mi dia il massimo delle garanzie.

Una volta chiariti potenzialità, limiti e meccanismi del crowdfunding e dopo aver scelto la piattaforma più adatta al progetto da finanziare, dovremo fare il massimo per rendere la campagna vincente. Ci sono una serie di azioni che, nei limiti delle possibilità della nostra organizzazione, dovremo mettere in atto quando disegneremo la nostra campagna.

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