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La fusione tra organizzazioni non profit fa allontanare i donatori?

Fusione organizzazioni non profit

Leggevo sulla rivista britannica Third Sector un articolo che riportava un fatto singolare che vorrei condividere nel blog per capire se la questione ha lasciato perplessa solo me.

Si parlava di merging cioè unione di due organizzazioni non profit (in questo caso credo che si possa anche parlare di “fusione”).

Da quello che risultava dall’articolo questa pratica si sta diffondendo velocemente tra le ONP del Regno Unito soprattutto per far fronte all’attuale periodo di ristrettezze economiche che ridurrebbe la disponibilità di fondi.

La consulente intervistata esperta di fundraising avallava la pratica ma dispensava ai dirigenti del non profit alcuni consigli per attenuarne l’impatto. Ad esempio indicava la necessità di creare un piano di comunicazione adeguato per giustificare la ragione della fusione a stakeholders e donatori (soprattutto i più fedeli). Durante la fusione delle organizzazioni non profit, sosteneva la fundraiser, potrebbero infatti prevalere le attività di una delle due sull’altra, con il rischio che alcuni servizi potrebbero sparire o essere accorpati.

Buona causa o ri-assetto economico: cosa deve prevalere ?

Sinceramente da purista della buona causa sono rimasta molto perplessa sulla possibilità di realizzare una simile cosa, perché ritengo che la ragione di esistere di una ONP sia compiere il proprio servizio per la comunità in una modalità unica e distintiva.

Rimango ancora più perplessa nel pensare che basti un piano di comunicazione per continuare a trattenere i donatori con i quali in origine si era instaurato un patto esclusivo  ed  indissolubile.

La questione è seria: qual’è la vostra opinione? Il nostro Twitter è @fundraisingroma.