Aziende: bancomat o rete sociale?
Come già evidenziato nella survey “Ritorno al futuro”, pubblicata dalla Scuola di Roma Fund-raising.it, la crisi, soprattutto in Italia, ha portato ad una flessione delle sponsorizzazioni. Questo contravviene in pieno ai princìpi per cui, in fase di recessione, bisogna investire nel futuro. Molte risposte negative vengono giustificate con le forti ristrettezze di bilancio, con la crisi economica, o con la necessità di ripensare le loro strategie e quindi di attendere la ridefinizione di un quadro strategico di marketing e di comunicazione.
Anche dalle ricerche emerge che la tendenza delle sponsorizzazioni è in netto calo. Il totale delle sponsorizzazioni era nel 2009 pari a 1.640 milioni di euro (dati Stage Up) ed era già in diminuzione del 8,6% rispetto al 2008. L’ultima ricerca Stage Up (indagine predittiva 2012) evidenzia come il dato sia ulteriormente in calo. Nel 2010 il totale investito è stato di 1.454 milioni di euro (-9,6%) e nel 2011 di 1.403 milioni di euro (-3,5%). Nel 2012 si prevede che tale dato calerà di un ulteriore 5% circa per arrivare ad una cifra complessiva di 1.332 milioni di euro. Questi numeri mostrano la debolezza dell’attuale interpretazione della Responsabilità Sociale d’Impresa, evidenziando invece l’applicazione del paradigma “filantropismo= disponibilità di ricchezza”.
Ma l’azienda non deve essere necessariamente considerato come un erogatore in prima persona. Essa può essere anche un partner in senso più ampio, trasformandosi all’occorrenza in partner di raccolta fondi. Il posto di lavoro è infatti una rete sociale di tipo lavorativo e se è pacifico che alla base di una donazione vi sia la fiducia, allora dove è una rete sociale che trasmette la sollecitazione di una donazione è più semplice ed efficace raccogliere soldi.
Un buon esempio al riguardo è dato dalla Campagna di payroll giving realizzata da CCM, Comitato Collaborazione Medica, che ha visto aderire alla Campagna “1 Ora, un futuro”, 2 ASL di Torino ed una ASO, con un risultato economico di oltre 88.000 €, quasi 400 dipendenti che hanno aderito, ed una redemption pari a circa il 5%. Questi numeri appaiono imbattibili se paragonati a molte campagne rivolte a suspect e questi donatori sono ora entrati nel database dell’organizzazione. E questa è un’azienda pubblica!
Potremmo citare molti esempi di imprese, federazioni, enti o comunque soggetti della società civile che ogni giorno, interpretano in maniera concreta e innovativa il ruolo di partner del non profit.
È diventato infatti ormai prerogativa essenziale del corporate fundrasing coinvolgere le aziende accompagnandole verso percorsi di social business. Il valore della partnership profit-nonprofit, e cioè il valore della continuità di un rapporto che apporta valore economico, di immagine e chance management ad entrambi i soggetti coinvolti, sta nell’equilibrio ovvero nella “formula magica” per cui le strategie del core business si arricchiscono di obiettivi sociali. L’efficacia della loro ricaduta sul network di riferimento del tessuto sociale dell’azienda e della ONP è, in molti casi, la vera meta a cui si deve mirare nella definizione della collaborazione con le aziende.
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