Assif contro un’immagine retriva del fund raising

ASSIF e 1 Mattina

Pubblichiamo, di seguito, integralmente la lettera del Presidente dell’Assif rivolta alla redazione di Uno Mattina in relazione al servizio “Profit a chi” andato in onda il 16 luglio scorso, trasmissione che ha sollevato non poche polemiche e malumori da parte di numerosi fundraisers (molto meno da parte dei dirigenti delle organizzazioni non profit).

Nel commentare, a freddo, la vicenda Massimo Coen Cagli, direttore scientifico della Scuola di Roma fund-raising.it, ha dichiarato che il servizio mandato in onda:

“Purtroppo rispecchia una corrente rappresentazione minimalista e da gossip del non profit e del fund raising. Una rappresentazione che si afferma non solo per la scarsa cultura italiana in materia ma anche perché da parte del non profit molto poco è stato fatto per promuovere e soprattutto far conoscere il reale volto italiano del non profit, fatto di eccellenze straordinarie, di antiche radici sociali e comunitarie e di una capacità di costruire welfare che raramente si riscontra in altri paesi”.

Appare urgente quindi, non solo ribattere punto su punto a queste rappresentazioni errate e fuorvianti, vigilare circa un uso distorto del fund raising (in genere praticato da VIP e uomini politici più che da organizzazioni)

“ma anche e soprattutto che il mondo non profit riacquisti una capacità di comunicazione sociale vera, non retorica, paritetica e appassionata con la sua comunità di riferimento: la società civile che deve trovare nel non profit un reale interlcoutore credibile in grado di produrre risposte significative alla crisi economica, sociale e di valori”.

Questo deve essere fatto anche e soprattutto quando si comunica la raccolta fondi, dando ad essa il ruolo di raccolta di investimenti sociali per il benessere della comunità (in senso globale e non solo localistico). È questo che si aspettano i donatori regolari e fedeli, coloro che credono nel non profit e non certo le kermesse un po’ retoriche che caratterizzano in senso commerciale il fund raising. Ecco perché poi persone come la Reggiani o gli stessi giornalisti, producono certe interpretazioni sbagliate.

Senza questa azione appare evidente che i governi (questo e altri) non potranno che espellere dalla loro agenda tutte le questioni concernenti il non profit e, come si sta notando in questi giorni, procedere a marginalizzare il suo ruolo nella strategia di contenimento dei costi del welfare, ritenendolo solo un peso piuttosto che una risorsa.

Noto – conclude Coen Cagli – una preoccupante assenza di pensiero strategico unitario su tali questioni da parte dei vari rappresentanti del non profit, il cui ruolo appare solamente quando si tratta di rispondere a provvedimenti che non lo favoriscono (peraltro con una certa debolezza in quanto interlocutore marginale dei governi) piuttosto che essere realmente proattivo sulle grandi questioni sociali. Questo gap tra la forza nativa del non profit e la debolezza delle leadership è uno dei rischi più forti che abbiamo in questo momento per lo sviluppo del non profit”.

Invitiamo tutti i fundraisers a diffondere la lettera e a coinvolgere in questa reazione i propri interlcoutori e alleati affinché si rafforzi una cultura moderna del non profit.

Lettera ASSIF

Lettera ASSIF

 

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