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Post con Tag ‘welfare’

Amico del Polo del ‘900: un nuovo modo di sostenere la cultura

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La Scuola di Roma Fund-Raising.it ha avuto modo di assistere il neonato Polo del ‘900 nel dar vita ad un sistema di fundraising che contribuisca in modo sostanziale a sostenere le sue attività e quelle degli istituti culturali (19 ad oggi) che hanno deciso di fare sistema insieme a Compagnia di San Paolo, Comune e Regione per dare a Torino e a tutto il mondo una nuova interessantissima offerta sulla storia e la cultura del Novecento.

È un’esperienza estremamente interessante, oltre che sotto il profilo professionale, anche sotto quello sociale in quanto ci ha spinto a sperimentare (come in un test) l’orientamento e la propensione del cosiddetto “pubblico” ad essere parte attiva nel sostenere un’istituzione culturale.

Ecco in poche parole di cosa si è trattato:

La risposta del cosiddetto pubblico è stata (pur evitando trionfalismi fuori di luogo) estremamente significativa. Nella sola giornata di inaugurazione circa 300 cittadini hanno manifestato la voglia di sostenere il Polo, facendo già una prima donazione e aderendo così al futuro programma di membership che accompagnerà la vita del Polo del ‘900 a partire dalle prossime settimane.

Eccoli in fila per fare la donazione:

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Quali i motivi che possono aver spinto i cittadini a rispondere positivamente? Proviamo a metterli in fila.

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Fundraising e welfare: raccogli uno, dai tre

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A proposito di fundraising e welfare, voglio parlarvi di due casi esemplari.

L’Opera di S. Francesco per i poveri, fondata nel 1959 dai Frati Cappuccini a Milano, offre ai poveri assistenza gratuita e accoglienza. Oltre a soddisfare i bisogni primari e reali di persone in grave difficoltà offre loro ascolto e protezione.

Ebbene, da quattro anni ha deciso di raccontarsi pubblicando il suo bilancio sociale.

Dal bilancio emerge che lo scorso anno l’OSF ha erogato gratuitamente oltre un milione di prestazioni sociali con 27 mila utenti complessivi e 13 mila nuove persone accolte. Sono stati distribuiti 827 mila pasti nella mensa di Corso Concordia ad un ritmo di 2.600 al giorno (un terzo in più rispetto al 2008, quando i pasti serviti erano 623.000, sintomo di un inasprimento della crisi economica negli ultimi anni).

Oltre a questi dati, però, c’è un altro fattore importante: OSF è un modello di welfare ottimale. E vi spiego perché.

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+Fundraising = +Welfare. Non una certezza: una sfida da affrontare

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No, non è un’equazione matematica e neanche l’ultima semplice regoletta per fare meglio fundraising. Anzi lo complica. È un’affermazione. Un po’ velleitaria e presuntuosa, se vogliamo, ma comunque realistica e quindi inevitabile.

Un’affermazione, questa, che sarà al centro di un incontro di riflessione che la Scuola di Roma Fund-Raising.it terrà a Roma il 7 giugno prossimo coinvolgendo interlocutori di aziende, fondazioni, e protagonisti qualificati del mondo non profit quali Riccardo Bonacina (Vita non profit), Marco Morganti (Banca Prossima), Marco Livia (IREF), Caterina Torcia (manager del privato sociale), Gianni Del Bufalo (Fondazione il Faro), Gianni Palumbo (Forum del III settore del Lazio) Pino Bongiorno (Legacoop Lazio), Ciro De Geronimo e Eugenio De Crescenzo, (Presidenti regionali del settore cooperative sociali rispettivamente di Legacoop, Confcooperative e AGCI del Lazio) e altri di cui stiamo attendendo conferma.

Tornando al tema che sarà al centro del confronto, intendo dire che o il fundraising si confronta seriamente con il mutato contesto sociale, culturale ed economico oppure alla lunga è destinato non a sparire (non lo farà mai!) ma ad essere sostanzialmente marginale o ininfluente.

Questo contesto, come è chiaro a tutti – quindi anche ai donatori (aziende, individui, fondazioni, reti professionali e sociali, ecc.) – è dato dal fatto che il welfare così come lo abbiamo pensato negli ultimi decenni è assolutamente insostenibile. Economicamente, politicamente, culturalmente e socialmente.

Fundraising e welfare sono sempre stati legati e forse il fundraising ha avuto un ruolo per il suo sviluppo prima ancora dello stato e dell’invenzione del welfare state.

Sicuramente, però, negli ultimi decenni il suo ruolo è stato quello di riempire quelle falle che fatalmente il sistema di welfare di stato ha prodotto, per mancanza di risorse, idee, capacità e volontà politica.

Ma adesso il problema si è aggravato e il contesto è radicalmente cambiato.
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Caro Governo, parliamoci chiaro: che ne vuoi fare del non profit e del fund raising?

5 per 1000

L’ultimo fatto, scoperto e documentato egregiamente da Carlo Mazzini, ossia la sparizione di 80 milioni che i contribuenti italiani hanno destinato con il 5 per 1000, rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso.

Il vaso è quello del non profit in tutte le sue forme che da sempre rappresenta il pilastro principale del nostro welfare e che di recente, nonostante venga messo a dura prova, contribuisce in modo sostanziale a non far crollare il paese in uno stato di indigenza. Non sto dicendo un’enormità: basta mettere in fila i numeri di servizi, di persone e famiglie beneficiate, di posti di lavoro e di valore aggiunto prodotto, per capire che una buona parte del welfare è assicurato dal non profit. E che l’altra parte, prodotta dallo Stato, di fronte alla crisi, tende a sparire. Mentre la parte del non profit non cede. Anzi, se mancano le risorse pubbliche, si danna l’anima per trovare quelle private.

Ed è proprio questo il punto.

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