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Anche noi abbiamo i nostri Rockefeller; ma perche’ non li cerchiamo?

dollari

Recentemente David Rockefeller (l’unico figlio ancora in vita del famoso filantropo americano) ha reso noto di aver fatto un lascito di 100 milioni di dollari alla Rockefeller University e al Museum of Modern Art di New York.

Questo è solo uno dei tanti esempi di uomini benestanti americani che intendono contribuire con una cospicua elargizione alle cause sociali o culturali per vedere l’impatto del loro operato nel mondo e per realizzare un significativo cambiamento nelle cose che li circondano.

L’esperienza americana e inglese è costellata di casi come questo e le organizzazioni non profit di certo non si fanno scappare l’opportunità di sollecitare tale forte inclinazione al dono da parte dei più benestanti. Chiedere ed ottenere major gifts è diventata ormai una pratica consueta realizzata dalla maggior parte delle organizzazioni anglosassoni, dalle più grandi, che implementano la loro major gifts unit con esperti che fanno ricerca di profilo e prospecting avanzato, alle strutture più piccole, che utilizzano tecniche di ricerca più semplici.

In entrambi i casi la maggior parte del loro budget (più del 70%) deriva da lasciti e grandi donazioni.

In questo periodo storico in cui la crisi ma soprattutto l’incertezza economica condizionano la disponibilità a donare delle famiglie di reddito medio, parlare di programmi sui grandi donatori  non è solo saggio ma addirittura essenziale.

Perché secondo voi in Italia ancora non si è raggiunta questa tendenza e molte organizzazioni non hanno ancora dato avvio ad un programma lasciti o di grandi donazioni? Pensate che tale fenomeno si produrrà anche da noi prima o poi? Quali sono i fattori che ostacolano il raggiungimento di questi risultati? Sarebbe interessante avere e scambiarci delle opinioni su questo argomento.