A Natale siamo tutti più buoni. E generosi. Ed è vero: statistiche alla mano, un italiano su due a Natale fa almeno una donazione. Oppure compra regali solidali, il caffè che viene da mondi lontani, l’ormai famoso Yak o la candela etnica che sa di incenso e buone cause.
E sono migliaia le campagne di fundraising a Natale. Radio e tv mandano a ripetizione spot solidali e passano campagne importanti, che invitano a sostenere buone cause, social network, portali web e blog sono inondati di messaggi solidali, la tua posta elettronica è piena di mail ammiccanti che ti invitano a dare, la tua cassetta della posta è piena di brochure, lettere, inviti, proposte, e bigliettini d’auguri, fermacarte, piccoli omaggi per ringraziare la tua generosità.
E anche nei mercatini natalizi, nei centri commerciali e tra i negozi è tutto un fiorire di banchetti, volontari, gadget e regali solidali. Non hai che da scegliere.
Natale e fundraising: un’idea per le piccole organizzazioni non profit
Siamo tanti. Forse troppi. O forse va bene così, più scelta c’è, meglio è. Però mi chiedo: noi, piccole o medie organizzazioni, se invece di ingegnarci a inventare campagne sempre più originali, se invece di cercare il grande pubblico, nuovi sostenitori, sgomitando con i grandi nomi, con i gadget delle organizzazioni più note, con le campagne di Telethon o del Wwf o le agende di Medici Senza Frontiere, facessimo del Natale un momento d’intimità con i nostri donatori, se ci inventassimo qualcosa da dedicare proprio a loro, per ringraziarli del loro sostegno, della loro amicizia?
Certo, riuscire ad intercettare quella generosità di massa fa gola, fa fare cassa.
Ma vale davvero la pena gettarsi nella mischia? Voi che ne dite?