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Post con Tag ‘mission’

Coopsociali: occorre una svolta. Anche con il fundraising

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Quello sopra è il messaggio che mi è giunto ieri sulla casella di posta da Huffington post.

Altri titoli giornalistici ricalcano lo stesso stile: “Così le coop hanno riempito Roma di profughi e campi rom…”; “Gli immigrati rendono più della droga”; “La mafia nera nel business accoglienza“.

“Le cooperative sono il vero business”. Una frase pesante, tipica dei titoli giornalistici, che deve bucare e creare attenzione. Generalizzare per raccogliere quella ormai endemica sfiducia e indignazione dell’opinione pubblica. D’altro canto se non fai così non buchi, non vieni preso in considerazione.

Perciò, generalizzando la notizia riguardante una manica di mafiosi imbroglioni che ha usato il sistema cooperativo sociale per fare i suoi sporchi affari, si passa facilmente a dire che tutte le cooperative sociali esistono per fare affari alle spalle dei soggetti svantaggiati e grazie al favore di politici e amministratori corrotti. E a caduta quest’opinione verrà proiettata su tutto il settore non profit. Già, perché quella manica di farabutti ci tenevano a mettere in evidenza la dicitura “Onlus” accanto al nome della cooperativa!

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L’importanza della mission nel sociale: 3 casi che parlano da soli

Mission, nonprofit e fundraising

La mission è uno dei cinque assi alla base del successo di un’organizzazione non profit alla ricerca di fondi per finanziare i propri progetti. È perciò vitale renderla chiara e rappresentarla al meglio a tutti i soggetti potenzialmente interessati a donare fondi.

Da un’indagine GfK Eurisko risulta che il 58% dei donatori regolari sostiene un’organizzazione non profit per la sua mission/causa. Lo stesso avviene anche nel caso del 77% di donatori saltuari.

Il coinvolgimento personale e la fiducia sono motivazioni meno decisive nella scelta del donatore rispetto all’identità sociale espressa nella mission.

Sono sempre più, perciò, gli attori sociali che hanno compreso l’importanza di una mission chiara dall’esterno e condivisa all’interno dell’organizzazione, per diventare protagonisti di sviluppo sociale con il sostegno dei donatori e nel ruolo di investitori sociali.

Lo slogan: “No mission? No money!” riassume l’incapacità, soprattutto per il non profit, di attrarre risorse economiche senza una mission, con il conseguente “No money? No mission!”.

Mi hanno favorevolmente impressionato alcuni episodi recenti rivelatori delle scelte di fondo di tre attori sociali importanti (due non profit e una banca cooperativa) nella “difesa” della propria mission. Mi hanno ricordato che ogni organizzazione non profit deve salvaguardare il suo patrimonio di valori e la propria identità al di là di scelte momentanee di convenienza.

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Comunicazione e fundraising per le biblioteche: se l’idea arriva da dentro

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A fine dicembre 2012 sono andata a fare una riunione a Genzano (in provincia di Roma) presso la sede centrale del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani, con cui abbiamo lavorato fra febbraio e marzo dello scorso anno realizzando un itinerario formativo al fundraising che ha coinvolto gran parte del personale e di cui abbiamo parlato in un precedente post.

Nella riflessione che è scaturita dalla nostra esperienza comune, un punto cruciale riguardava il fatto che il personale delle biblioteche rappresenta una risorsa fondamentale per il fundraising. Argomentavamo, infatti, che “sono potenzialmente loro i primi fundraisers delle biblioteche in quanto condividono in maniera forte la missione. Sono cittadini tra i cittadini che nella comunità favoriscono l’accesso alla conoscenza. Sono testimoni credibili e appassionati di questa causa sociale”.

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Fundraising e mission: Accattatevill’

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Sono appena tornata da Londra, città che adoro e dove il non profit prolifera a tutti i livelli.

Girando per le strade di questa splendida città ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere e sulla quale mi sono posta un bel po’ di domande. Un negozio di Oxfam, associazione presente in molte parti del mondo e da poco anche in Italia, che esponeva in vetrina i suoi bellissimi gadgets.

Chiariamoci: Oxfam non è messa in discussione. È l’idea del negozio che mi lascia veramente perplessa. Non so voi ma io se penso ad un negozio penso ad un luogo meramente commerciale, dove c’è uno scambio di merce e soldi e dove di solito (non sempre) si emette scontrino fiscale. Un negozio in cui le commesse aspettano con ansia che entrino i clienti. E mi ha sorpreso vedere appunto il negozio di quest’organizzazione accanto a quello di Kentucky Fried Chicken, ad uno studio dentistico o ad un alimentari indiano.

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Fund raising: una doppia sfida per le cooperative sociali

È una sfida DOPPIA, perché non è basata solo sulla necessità di adottare – finalmente! – le tecniche e le strategie di fund raising che utilizza il resto del non profit. Ma è una sfida che riguarda anche il riposizionamento strategico della propria identità sociale e di quella dei servizi e delle attività che le cooperative realizzano

È una sfida da accettare perché l’incontro fra la cultura della donazione e la storia della cooperazione sociale è lo sbocco naturale di un percorso di anni, favorito dalla cultura della cooperazione sociale in continuo movimento e in continua ricerca, dalla crisi dello stato sociale per come è stato conosciuto in passato (con risorse economiche solo pubbliche a favore degli enti del non profit) e da un’offerta formativa di sempre più alto profilo, che sta delineando nuovi scenari e rappresentando un reale modello di welfare mix (risorse aggiuntive  anche da aziende, individui e fondazioni).

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