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L’importanza della mission nel sociale: 3 casi che parlano da soli

Mission, nonprofit e fundraising

La mission è uno dei cinque assi alla base del successo di un’organizzazione non profit alla ricerca di fondi per finanziare i propri progetti. È perciò vitale renderla chiara e rappresentarla al meglio a tutti i soggetti potenzialmente interessati a donare fondi.

Da un’indagine GfK Eurisko risulta che il 58% dei donatori regolari sostiene un’organizzazione non profit per la sua mission/causa. Lo stesso avviene anche nel caso del 77% di donatori saltuari.

Il coinvolgimento personale e la fiducia sono motivazioni meno decisive nella scelta del donatore rispetto all’identità sociale espressa nella mission.

Sono sempre più, perciò, gli attori sociali che hanno compreso l’importanza di una mission chiara dall’esterno e condivisa all’interno dell’organizzazione, per diventare protagonisti di sviluppo sociale con il sostegno dei donatori e nel ruolo di investitori sociali.

Lo slogan: “No mission? No money!” riassume l’incapacità, soprattutto per il non profit, di attrarre risorse economiche senza una mission, con il conseguente “No money? No mission!”.

Mi hanno favorevolmente impressionato alcuni episodi recenti rivelatori delle scelte di fondo di tre attori sociali importanti (due non profit e una banca cooperativa) nella “difesa” della propria mission. Mi hanno ricordato che ogni organizzazione non profit deve salvaguardare il suo patrimonio di valori e la propria identità al di là di scelte momentanee di convenienza.

Episodio 1: Oxfam e Scarlett Johansson

Alla fine del mese di gennaio 2014 si consuma il “divorzio” fra Scarlett Johansson, attrice di livello mondiale e musa di Woody Allen in Match point, e Oxfam organizzazione non governativa nata in Gran Bretagna e con sede in 96 paesi, che sostiene persone povere nel mondo e le aiuta ad esercitare i propri diritti. La separazione è maturata dopo che per 8 anni Scarlett ha collaborato come “ambasciatrice” dell’organizzazione.

L’attrice è protagonista della campagna pubblicitaria di una prodotto che permette di preparare bibite gassate in casa e che è commercializzato dall’azienda israeliana Soda Stream, con sede nei Territori occupati palestinesi.

Oxfam, che da sempre difende i diritti dei palestinesi, ha ritenuto che questa veste di sponsor assunta dall’attrice non fosse compatibile con la propria azione, nella convinzione che le aziende che operano nelle colonie israeliane in territorio occupato perpetuino l’impoverimento e la negazione dei diritti dei Palestinesi. L’Ong ritiene che l’occupazione israeliana sia indebita appropriazione delle migliori terre e di risorse essenziali come l’acqua e che non permette ai Palestinesi il libero circolare nelle proprie terre. Ciò limita danneggia le opportunità di vita e occupazione.

All’apparenza la scelta di Oxfam porta alla perdita di introiti economici rilevanti perché la Johansson ha svolto un lavoro molto efficace ed è stata di grande aiuto.

Eppure, l’organizzazione ha fatto questa scelta, che oltre ad essere in linea con il principio dell’articolo 49 della quarta Convenzione di Ginevra, con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e con un parere della Corte di Giustizia Internazionale, è un fortissimo richiamo alla propria identità espressa nella mission. Questo ha permesso di calamitare molti donatori in tutto il mondo.

Episodio 2: Greenpeace, la mission e i dialogatori

Greenpeace è un’organizzazione indipendente e globale che opera in 40 paesi. Tra le altre cose, Greenpeace realizza campagne e agisce per il cambiamento di opinioni e comportamenti, la preservazione dell’ambiente e la promozione della pace. Greenpeace tenta di favoriree una reale rivoluzione energetica, difende gli ambienti oceanici, protegge le foreste primarie, lavora a favore del disarmo, propone un futuro libero da sostanze tossiche e difende l’agricoltura sostenibile.

Ho osservato il lavoro dei dialogatori di Greenpeace a Roma, in piazza di San Giovanni in Laterano proprio davanti alle uscite della metropolitana all’inizio del mese di marzo 2014. Il dialogo diretto con i cittadini è una forma di raccolta fondi estremamente impegnativa che richiede un gruppo di ottimi dialogatori, un coordinatore esperto e persone che credono nella mission.

Nonostante fossi “fuori servizio” il lavoro dei dialogatori di Greenpeace, armati solo di una cartellina e di una pettorina identificativa, mi ha attratto per l’esposizione della mission dell’organizzazione. Stando in disparte ho infatti ascoltato i discorsi con i cittadini. Oltre che alla notevole passione e singolare simpatia di un dialogatore, sono emersi due punti di forza nel loro proporsi.

1Il primo è stato l’evidenza che si trattasse di uno staff interno all’organizzazione, che ha sposato i valori e gli ideali di Greenpeace, e non il frutto di un accordo con agenzie esterne che forniscono dialogatori.

2Il secondo è stato il rimodulare il dialogo sulla mission (“tentiamo di salvare il mondo”) quando alcuni cittadini hanno identificato l’organizzazione specialmente con la campagna per la difesa delle balene. Riportare i possibili donatori alla mission reale dell’organizzazione è stata la parte più formativa della mia osservazione. Complimenti!

Episodio 3: Banca Etica e i suoi soci

Infine voglio citare un terzo episodio che riguarda un altro attore sociale importante come Banca Etica.

L’organizzazione, nel festeggiare i primi 15 anni di vita, ha organizzato eventi in Italia ricordando la sua mission di banca cooperativa che, con il risparmio raccolto, sostiene welfare, economia sociale, cooperazione internazionale, tutela dell’ambiente e della cultura e mostra la trasparenza dei finanziamenti erogati.

Durante la mostra organizzata il 15 marzo 2014 nel quartiere romano di Testaccio, sono state esposte foto significative di cooperative sociali e associazioni socie della Banca. Ognuna di questa ha lasciato una frase significativa sulla funzione di Banca Etica. Tutto condito con musica e aperitivo.

Si è quindi privilegiata la riaffermazione e la condivisione della mission con i soci aderenti alla Banca, con il fine di ripartire in modo più incisivo verso l’esterno: l’appartenenza ad una storia comune quale valore fondamentale, prima ancora dell’azione e di proporsi come una banca-bene comune.

Lo stesso valore, cioè la propria identità, che ogni organizzazione non profit che raccolga fondi deve mettere al centro del dialogo con i donatori e le proprie reti di sostegno per avere una moltitudine di investitori e “azionisti”sociali.

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