La crisi economica se non fa segnare il sempre temuto crollo dei donatori, sicuramente ha segnato una diminuzione degli importi della donazione. Quindi l’orientamento dei donatori a minimizzare, laddove possibile, la “fatica” di decidere di privarsi di una cifra con cui in questo momento potrebbe pagare un bene o un servizio essenziale per la sua qualità della vita.
Può sembrare opportuno perciò aiutare questo tipo di donatori a minimizzare tale fatica puntando sulle microdonazioni ripetute spesso nel tempo.
Ma lo spostamento verso microdoni ha sempre il rischio per le organizzazioni di essere una strategia diseconomica, a meno che non si raggiungano grandissimi numeri. Il problema quindi potrebbe essere proprio quello di dare vita a sistemi che permettano di raggiungere grandi numeri con costi prossimi allo zero e semplificando la vita a tutti.
In tal senso nasce in Francia un’iniziativa che punta sullo sfruttamento di tutte le occasioni naturali di microdonazione come, ad esempio, l’arrotondamento di una cifra all’euro superiore (pratica che spesso si fa dal commerciante, come al ristorante) e che viene istituzionalizzata con l’accordo di catene di grande distribuzione che la rivolgono alla propria clientela.
MicroDON: microdoni a costo zero
Si chiama MicroDON, un’ impresa sociale senza finalità di lucro, che ha come scopo quella di sviluppare e realizzare sistemi che permettano una pluralità di microdoni a costo zero al servizio delle organizzazioni non profit. Punta sulla cosiddetta “generosità embedded” ossia incorporata entro un sistema preesistente di transazione commerciale abitudinaria e frequentemente ripetuta e che permette così alle persone di fare una micro-donazione (da pochi centesimi a qualche euro) sulle bollette, le buste paga, le ricevute, gli acquisti on line. Questo dono, secondo gli organizzatori, è semplice, innovativo e indolore.
Hanno dato vita per adesso a tre prodotti:
- Arrondi (arrotondamento del pagamento in cassa);
- La Carte Microdon (sistema di attivazione di una comunità locale per sostenere le cause di piccole organizzazioni);
- Arrondi sul salario (payroll giving).
Tra queste modalità c’è la cosiddetta trattenuta in busta paga che però si differenzia dal payroll giving classico per alcuni aspetti interessanti:
- Si applica anche all’arrotondamento. Ad esempio se il mio stipendio fosse di 1.298,88 euro io automaticamente posso decidere di incassarne 1.298 e basta. Se questa cosa la fanno 1 milione di persone stiamo parlando di 880.000 euro. Chiaramente senza limitarsi a tali cifre e permettendo al donatore di decidere liberamente quanto destinare.
- Tutto è fortemente automatizzato e non richiede un grande sforzo dell’ufficio paghe e contributi dell’azienda.
- L’azienda gioca a raddoppiare o triplicare le donazioni effettuate dagli impiegati.
- Puoi scegliere direttamente tu a quale organizzazione devolvere la microdonazione senza che vi sia un accordo tra azienda e organizzazione non profit.
Senza entrare nel dettaglio, cosa che si può fare visitando il sito, è importante notare che in questa fase di ristrettezza economica riuscire a valorizzare la “generosità embedded” può essere opportuno.
Un altro aspetto che mi colpisce del caso francese è che il progetto MicroDON è frutto anche e soprattutto di un investimento congiunto di soggetti pubblici, fondazioni, fondi di investimento per lo sviluppo dell’impresa sociale (sì, in Francia ne esistono almeno una decina fatti di fondi pubblici e privati e da banche!), aziende e una partnership sui singoli progetti con l’analogo dei nostri CSV, gli enti locali e le aziende.
I promotori di MicroDON inoltre guardano a questi sistemi anche e soprattutto (se non esclusivamente) come policy per finanziare cause sociali fortemente radicate nella comunità quali, ad esempio, il sostegno di servizi di welfare di comunità. Un sistema pensato per piccole organizzazioni e che bene si può applicare a ”beni comuni” quali la scuola, la biblioteca, i servizi sociali del comune verso i meno abbienti, ecc.
Nel 2012 sono stati incassati quasi 140.000€ per 32 associazioni della zona di Île-de-France attraverso operazioni di carte MicroDON. Un totale di 1.000 volontari sono stati mobilitati in 290 negozi della regione per coinvolgere 68.600 micro-donatori nei progetti delle associazioni. Non male direi…
Una sorta di canale ulteriore (non legato alle tasse) in cui portare risorse al welfare di comunità. Sarà per questo che le istituzioni ci puntano?
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