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Post con Tag ‘formazione’

Per fare fundraising e’ sempre utile avere con se’ il Calendario

corso fundraising

È uscito il nostro catalogo di corsi sul fundraising e come ogni anno la nostra offerta formativa intende rispondere sia ai bisogni di base sia a quelli specialistici sul fundraising attraverso corsi brevi ed intensivi rivolti a dirigenti, operatori delle organizzazioni e a giovani che intendono professionalizzarsi nel campo della raccolta fondi.

Quest’anno abbiamo tre importanti novità.

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Fundraising e Scuola: 4 compiti da fare prima di riaprire

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Un mese fa circa ho tenuto a Venezia la seconda edizione del corso di formazione “Come migliorare la raccolta di fondi da famiglie e privati: tecniche ed esperienze per coinvolgere e appassionare la comunità scolastica”, organizzato da ItaliaScuola.it.

40 dirigenti scolastici partecipanti, con un grado di interazione altissimo condito da una fame di informazioni, spunti, esempi e consigli su come fare, che neanche nei corsi rivolti al non profit abbiamo riscontrato a questi livelli. Questo anche grazie agli interventi di Valerio De Feo (direttore di ItaliaScuola.it), Corrado Faletti (consulente del gruppo Spaggiari) e Laura Paolucci (Avvocato della Stato).

Porto da questo corso una buona notizia ai milioni di famiglie che hanno figli a scuola: il problema non è che la Scuola non fa fundraising. Al contrario ne fa tanto. Il vero problema è che lo fa senza avere un approccio strategico e senza dotarsi di un programma e di una funzione dedicata. Insomma, non è la voglia di farlo che manca ma le conoscenze per renderlo professionale, da un lato, e la volontà politica e direttiva di investirci in modo sistematico, dall’altro.

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Il Festival del fundraising 2013 in 7 parole chiave (ma nella cabala che numero e’ il 7?)

eventi-fundraising-un-altro-welfare-è-possibile

Il Festival del Fundraising 2013 è stato, come ormai d’abitudine (e queste sì che sono abitudini sane!), un appuntamento tanto importante quanto utile. Per molti motivi. Ognuno di noi ne ha tratto un “profitto” e una soddisfazione personale in relazione alle proprie aspettative e ai propri bisogni di maggiore conoscenza del fundraising, di relazioni con i colleghi e i “maestri”, di confronto di esperienze e di buone e cattive pratiche, ecc.

A qualche giorno di distanza e dopo aver riassorbito l’impatto del rientro nel quotidiano (il festival è anche e sicuramente un momento “festivo”: lo dice anche l’etimologia della parola!) voglio raccontarvi cosa mi porto a casa da questo Festival.

1 – Project management

Cresce e si conferma in questo festival l’attenzione alla sfida (non siamo della Scuola se non usiamo almeno una volta questo termine!) della concretezza e dell’operativizzazione della raccolta fondi. Il numero di partecipanti al workshop di Niccolò Contucci (al quale ho avuto modo di partecipare e che colgo l’occasione per ringraziare) dimostra secondo me questa attenzione! Numeri da guest star dovuti in primis alla grande competenza e passione di Contucci ma anche alla consapevolezza che oggi siamo chiamati a tradurre in modo più efficace e in risultati concreti e duraturi quello che sappiamo fare. È un passaggio in cui vedo un segno di cambiamento, crescita e maturità.

2 – Conoscenza

Tre ricerche sono state promosse in questo festival: quella sui fundraisers, quella sull’andamento delle donazioni e quella lanciata da noi della Scuola su come cambiano le motivazioni delle persone a donare. A segnare il passo verso un settore professionale più forte è stata la significativa adesione dei fundraiser ad impegnarsi a conoscere più a fondo la realtà per operare meglio. La nostra proposta di fare una ricerca partecipata e militante intervistando i nostri donatori ha registrato quasi 50 adesioni di fundraisers di organizzazioni e consulenti. Credo che il prossimo anno ne vedremo delle belle!

3 – Ma quanti siamo?

Durante il “quizzone” di giovedì mi ha colpito il fatto che su LinkedIn le persone che inseriscono il fundraising come loro impegno professionale sono più di 6.000!  A questo punto credo sia lecito il pensare che potremmo essere 20.000 se allarghiamo i confini della definizione di fundraiser. Quello che secondo me questi dati evidenziano è che sicuramente rappresentiamo una professione degna di nota ma anche e soprattutto che siamo una grande risorsa per il paese: 20.000 professionisti che possono dire e fare qualcosa di importante per la sostenibilità del welfare. Non è uno scherzo. Sicuramente rende tutta la categoria più consapevole della responsabilità storica che ricade sulla disciplina del fundraising. Mi raccomando il 7 giugno a Roma si parlerà anche di questo nel nostro convegno/pensatoio su fundraising e welfare, non potete mancare!

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5×1000: una raccolta firme preziosa

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Ci avviciniamo a grandi passi alle scadenze per la dichiarazione dei redditi. E allora, direte voi, ci vuoi ricordare anche qui che dobbiamo pagare le tasse?

No, tranquilli.Voglio ricordarvi però che esiste uno strumento molto utile che si chiama 5×1000.

Ma cos’è il 5×1000? È una forma di finanziamento da parte dello stato ad organizzazioni e iniziative senza finalità di lucro. Rappresenta un chiaro esempio di sussidiarietà orizzontale, ovvero il contribuente ha una forma di autonomia e di sovranità che gli permette di scegliere a chi destinare parte della ricchezza pubblica da lui prodotta. È un meccanismo che quindi non comporta oneri aggiuntivi, dal momento che il contribuente sceglie semplicemente di destinare una quota della propria IRPEF (il 5‰, appunto) a sostegno di organizzazioni non profit.

Ma quali organizzazioni possono usufruire del 5×1000? Possono accedere al 5×1000 le organizzazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale (Onlus), le associazioni di promozione sociale, le associazioni sportive dilettantistiche, le altre associazioni e/o fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 460/97, al sostegno delle attività sociali svolte dal Comune di residenza. Il finanziamento può essere anche a sostegno della ricerca scientifica e dell’università, della ricerca sanitaria, nonché a sostegno delle attività che tutelano o promuovono i beni culturali e paesaggistici.

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I lasciti: un problema nostro piu’ che dei donatori

Lasciti testamentariQuesto post è dedicato a recensire un bel libro dal titolo “Lasciti testamentari e fundraising” scritto da Federica De Benedittis – uno dei fondatori della nostra Scuola – ed edito nella collana Smart fundraising del Centro Studi Philantropy.

Raramente ho letto un libricino così ben scritto, piacevole da leggere e utile sia per la comprensione che per l’azione.

E il tutto per soli 9,50 euro. Insomma: una delizia.

Si tratta di 13 capitoli che ti prendono per mano e ti convincono con educazione e buon senso che:

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