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Post con Tag ‘nuova politica sociale’

Fundraising e Scuola: 4 compiti da fare prima di riaprire

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Un mese fa circa ho tenuto a Venezia la seconda edizione del corso di formazione “Come migliorare la raccolta di fondi da famiglie e privati: tecniche ed esperienze per coinvolgere e appassionare la comunità scolastica”, organizzato da ItaliaScuola.it.

40 dirigenti scolastici partecipanti, con un grado di interazione altissimo condito da una fame di informazioni, spunti, esempi e consigli su come fare, che neanche nei corsi rivolti al non profit abbiamo riscontrato a questi livelli. Questo anche grazie agli interventi di Valerio De Feo (direttore di ItaliaScuola.it), Corrado Faletti (consulente del gruppo Spaggiari) e Laura Paolucci (Avvocato della Stato).

Porto da questo corso una buona notizia ai milioni di famiglie che hanno figli a scuola: il problema non è che la Scuola non fa fundraising. Al contrario ne fa tanto. Il vero problema è che lo fa senza avere un approccio strategico e senza dotarsi di un programma e di una funzione dedicata. Insomma, non è la voglia di farlo che manca ma le conoscenze per renderlo professionale, da un lato, e la volontà politica e direttiva di investirci in modo sistematico, dall’altro.

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Fundraising di comunita’: tutta un’altra musica!

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La scorsa domenica ho assistito al concerto di Leonard Cohen a Roma. È stato un evento commovente per la bellezza della musica e indimenticabile per l’armonia della band, composta da professionisti in cui nessun suono predominava sugli altri (voce solista, voci corali, strumenti).

Istintivamente ho pensato che il fundraising di comunità, in cui si “adotta” un progetto sociale, è come suonare insieme e creare armonie nel territorio.

È bello suonare insieme ma quanto è impegnativo raggiungere l’armonia!

Faccio riferimento all’esperienza comunitaria che sto vivendo direttamente quale Responsabile del Fundraising della Cooperativa Sociale Cecilia Onlus di Roma con il progetto Casa del Sole (casa famiglia per quattro ragazzi disabili gravi). Creare una casa famiglia per ragazzi disabili è uno degli obiettivi principali di Cecilia Onlus, perché consapevole della domanda che con angoscia molti genitori si pongono: “Dopo di noi chi si occuperà dei nostri figli?”

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Fundraising e welfare: raccogli uno, dai tre

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A proposito di fundraising e welfare, voglio parlarvi di due casi esemplari.

L’Opera di S. Francesco per i poveri, fondata nel 1959 dai Frati Cappuccini a Milano, offre ai poveri assistenza gratuita e accoglienza. Oltre a soddisfare i bisogni primari e reali di persone in grave difficoltà offre loro ascolto e protezione.

Ebbene, da quattro anni ha deciso di raccontarsi pubblicando il suo bilancio sociale.

Dal bilancio emerge che lo scorso anno l’OSF ha erogato gratuitamente oltre un milione di prestazioni sociali con 27 mila utenti complessivi e 13 mila nuove persone accolte. Sono stati distribuiti 827 mila pasti nella mensa di Corso Concordia ad un ritmo di 2.600 al giorno (un terzo in più rispetto al 2008, quando i pasti serviti erano 623.000, sintomo di un inasprimento della crisi economica negli ultimi anni).

Oltre a questi dati, però, c’è un altro fattore importante: OSF è un modello di welfare ottimale. E vi spiego perché.

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Fundraising per il welfare. A quali condizioni?

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Come tutti sanno il 7 giugno scorso la Scuola di Roma Fund-Raising.it ha realizzato una conferenza pensatoio su un tema cruciale: può e vuole il fundraising avere un ruolo da protagonista circa la sostenibilità del welfare?

C’è stata un’appassionata, numerosa e variegata partecipazione di pubblico che ha visto rappresentate diverse componenti del non profit e del fundraising. Soprattutto vi è stato un dialogo con interlocutori del non profit che hanno condiviso in modo franco il loro punto di vista sulla questione.

Quindi devo ringraziare in modo particolare Caterina Torcia, Riccardo Bonacina, Marco Morganti e Marco Livia per la loro disponibilità a coinvolgersi in questo pensatoio. Così come devo ringraziare Pino Bongiorno, Eugenio De Crescenzio, Rossana Cerbone (delle tre federazioni delle cooperative sociali) e Gianni Palumbo (portavoce del Terzo settore del Lazio) per aver accettato di parlare del non profit e del fundraising con uno spirito critico piuttosto che con uno spirito rivendicativo.

Molti gli apprezzamenti ricevuti per l’impostazione della conferenza e per i contenuti che sono stati proposti (qui puoi scaricare la mia relazione introduttiva). Di questo sono veramente contento perché scegliere di trattare in modo critico e autocritico questa materia poteva forse risultare – in questo momento di crisi – un po’deprimente. Al contrario mi sembra che questo taglio abbia riacceso un po’di entusiasmo.

Vorrei però usare questo post per restituire alla platea dei fundraisers e delle altre persone interessate al tema, gli esiti della conferenza che assolutamente non sono delle conclusioni ma rappresentano i temi che dovrebbero essere oggetto di ulteriori riflessioni, magari con nuovi esiti di tipo operativo.

Dalla conferenza, infatti, emerge una propensione del mondo non profit e degli operatori di fundraising ad assumere un ruolo di protagonista circa la sostenibilità economica, sociale e politica del welfare di comunità. Appare chiaro, però, che tale assunzione di responsabilità passa attraverso la capacità di rispondere a 7 sfide.

Eccole.

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Fundraising. Un altro welfare e’ possibile

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La Scuola di Roma Fund-raising.it ha il piacere di invitarvi all’evento “Fundraising un altro welfare è possibile” che si terrà il 7 giugno presso la Fondazione il Faro. Non la classica conferenza ma un pensatoio, per pensare il fundraising come strumento per il futuro del welfare. E cominciare a costruirlo.

Finora il fundraising è stato percepito come una sorta di tappabuchi solidaristico e generoso. Oggi, a causa della crisi, il quadro è drasticamente cambiato: è in gioco la sostenibilità di tutto il sistema di welfare. È allora possibile pensare ad un sistema basato sul prelievo fiscale ma anche su scambi volontari e investimenti sociali? Molti fenomeni si muovono in tal senso: dalla mobilitazione dei genitori nelle scuole, a casi analoghi nelle biblioteche, a grandi imprenditori che intendono investire parte del profitto in servizi sociali, a organizzazioni non profit che vogliono innovare i tradizionali servizi sanitari, a forme di impresa low profit e non profit.

È possibile passare da alcune esperienze episodiche ad un vero e proprio nuovo sistema di sostenibilità del welfare? La questione porta con sé anche un diverso ruolo degli attori in campo, aziende, fondazioni, individui e chiaramente il non profit in tutte le sue forme. È possibile creare un nuovo patto di azione comune tra questi attori sociali? È possibile che il fundraising da semplice scambio filantropico tra non profit e soggetti privati diventi un comune investimento strategico?

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