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Categoria: Professione fundraiser

W il Fundraising che cambia e ci fa cambiare

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Non sono qui per parlarvi della crisi economica. Sappiamo tutti che c’è e tutti noi siamo colpiti direttamente o indirettamente dalle sue conseguenze.

Certo è che in questa situazione il fundraising di oggi non è il fundraising di ieri. E quello di oggi non sarà quello di domani. Perché cambia il contesto, cambiano le organizzazioni e cambiano i donatori. E i donatori tendono a cambiare molto più velocemente di quanto faccia il fundraising (lo stesso discorso vale per i consumatori rispetto al marketing delle aziende).

Inoltre, ormai è chiaro a tutti che il fundraising non è più solo un modo per mettere le zeppe ad un sistema che non è in grado di finanziare tante cause sociali necessarie, ma è esso stesso parte di un nuovo sistema per garantire un efficace welfare di comunità.

Perciò fare fundraising oggi rappresenta ancora di più una sfida per le organizzazioni. Lo vediamo tutti i giorni quando facciamo formazione oppure quando portiamo avanti una consulenza.

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Fundraiser: questo sconosciuto

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Di norma quando un autore vive l’ambizione di affrontare una trattazione (e non un semplice articolo giornalistico) che ha lo scopo di denunciare problematiche o disservizi, questi dovrebbe sentire l’obbligo morale di approfondire l’argomento fino a conoscerlo in maniera esaustiva o comunque approfondita. Questo è importante quantomeno per poter gestire al meglio i commenti o le reazioni di chi legge la sua opera.

Tale buona pratica ritengo non sia stata adeguatamente adottata da Valentina Furlanetto, l’autrice del libro “L’industria della carità”, già ampiamente commentato dalla collega Elena Zanella nel suo blog.

Lasciando i commenti sul contenuto del libro a voci del non profit ben più autorevoli di me, vorrei limitarmi a condividere il mio pensiero sulla definizione di fundraiser che vi si trova. Oltre al fatto che imbattersi in un abbozzo di definizione di chi si occupa di raccolta fondi solo nella sezione finale, simile ad un glossario in un libro che parla di fondi e gestione degli stessi, mi è sembrato alquanto singolare.

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5×1000: una raccolta firme preziosa

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Ci avviciniamo a grandi passi alle scadenze per la dichiarazione dei redditi. E allora, direte voi, ci vuoi ricordare anche qui che dobbiamo pagare le tasse?

No, tranquilli.Voglio ricordarvi però che esiste uno strumento molto utile che si chiama 5×1000.

Ma cos’è il 5×1000? È una forma di finanziamento da parte dello stato ad organizzazioni e iniziative senza finalità di lucro. Rappresenta un chiaro esempio di sussidiarietà orizzontale, ovvero il contribuente ha una forma di autonomia e di sovranità che gli permette di scegliere a chi destinare parte della ricchezza pubblica da lui prodotta. È un meccanismo che quindi non comporta oneri aggiuntivi, dal momento che il contribuente sceglie semplicemente di destinare una quota della propria IRPEF (il 5‰, appunto) a sostegno di organizzazioni non profit.

Ma quali organizzazioni possono usufruire del 5×1000? Possono accedere al 5×1000 le organizzazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale (Onlus), le associazioni di promozione sociale, le associazioni sportive dilettantistiche, le altre associazioni e/o fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 460/97, al sostegno delle attività sociali svolte dal Comune di residenza. Il finanziamento può essere anche a sostegno della ricerca scientifica e dell’università, della ricerca sanitaria, nonché a sostegno delle attività che tutelano o promuovono i beni culturali e paesaggistici.

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Fare lobbying nel nonprofit: 10 consigli da Tony Long

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L’annuale riunione di EFA, la European Fundraising Association, l’organizzazione di cui fa parte anche l’ASSIF, si è svolta a Bruxelles dal 5 al 6 Dicembre. A seguire, il 7 Dicembre, si è tenuto il VII Summit Internazionale delle Associazioni di Fundraising, promossa dall’AFP, la Association of Fundraising Professionals.

Molti i temi affrontati nella due giorni + uno. Durante lo skillshare, la condivisione delle conoscenze, di EFA mi ha colpito in particolare l’intervento di Tony Long, direttore dell’European Policy Office. In pratica il responsabile dell’ufficio lobbying del WWF. Tony Long si dedica a questo mestiere da oltre 30 anni e oramai conduce un ufficio di oltre 40 persone. Questo numero deve impressionare, in particolare se si considera che aziende internazionali hanno uffici composti da circa una dozzina di dipendenti (parlo di aziende con decine di miliardi di fatturato).

Mi piace parlare di questo argomento perché in Italia abbiamo un’idea, a mio avviso, sbagliata dell’attività di lobbying. Immaginiamo sempre un’attività poco trasparente, che cerca di portare favori a soggetti già ricchi.

In realtà si tratta di rappresentare degli interessi, che possono essere di una categoria, e la categoria può essere anche socialmente svantaggiata.
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Il “fundraiser” e’ donna e cambiera’ l’Italia

federica-de-benedittisFederica De Benedittis è stata scelta da Vita, il mensile del non profit, come una delle 50 donne del non profit che cambieranno l’Italia. Noi della Scuola di Roma Fund-Raising.it siamo onorati di questo! Infatti Federica è stata scelta non solo perché è una delle più importanti legacy specialist italiane ma anche perché nel 2004 ha fondato la nostra Scuola. Questo la dice lunga su quanto Federica sia lungimirante.

Ed è per questo che tutti noi le diciamo: “Grazie!” rappresentando (crediamo) il sentimento delle 1.000 organizzazioni che hanno fruito dei servizi della Scuola fino ad oggi e dei circa 2.000 allievi, di cui più del 70% sono donne. Sarà un caso? Crediamo proprio di no.

@fundraisingroma