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Post con Tag ‘territorio’

Fundraising e politiche di sviluppo: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto cambia eccome!

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Oggi voglio consigliarvi di leggere il libro di Carlo Borgomeo che si intitola “L’equivoco del Sud – Sviluppo e coesione sociale” edito da Laterza nel 2013.

Il titolo del libro è già un programma: è necessario e anche urgente capovolgere l’ottica (l’equivoco) con la quale si sono affrontate fino ad oggi le politiche di sviluppo del Mezzogiorno (l’ “antica e noiosa questione meridionale” come la definisce Borgomeo stesso).

Capovolgere l’ottica vuol dire prendere atto che decenni di politiche basate sul divario del prodotto interno lordo tra Centro-Nord e Sud non hanno prodotto molto. Afferma Borgomeo che: “l’iniziativa è stata prevalentemente orientata ad assicurare risorse, a trasferire modelli, a spostare al Sud soggetti e processi di sviluppo in una logica strettamente quantitativa e con una sostanziale sottovalutazione dei soggetti, delle potenzialità, delle esperienze meridionali, considerate di fatto marginali”.

Inutile, quindi, insistere cercando di correggere e rilanciare l’azione sempre con la stessa premessa di tipo economico basata su un’offerta di risorse e non su un ascolto della domanda di cui la comunità locale è portatrice.

Borgomeo individua tre aree fondamentali per uscire dall’equivoco.

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Istituzioni e attori del Fundraising di Comunita’: occasione di confronto nel Lazio

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L’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Lazio ha pubblicato il giorno 8 Agosto un documento aperto alle riflessioni dei vari soggetti protagonisti del welfare.

Spero di darne un’idea corretta riportando alcuni stralci.

La premessa è la ricerca di un “Patto per l’innovazione del welfare” che costruisca larghe alleanze, partnership per la promozione di un nuovo benessere e che affermi responsabilità diffuse e condivise. Larghe alleanze, a partire dagli Enti locali, in cui ciascun soggetto economico e sociale sia chiamato a fare la sua parte. Ciò significa concretamente sollecitare ciascun attore sociale ed economico, dalle imprese alle fondazioni bancarie e di erogazione, dal terzo settore ai sindacati, a fare la sua parte ed orientare il suo impegno dentro un programma condiviso la cui regia è della Regione, che diventa così moltiplicatore di risorse e opportunità.

Ancora: “La legge di riforma intende delineare ed offrire le condizioni per costruire un sistema integrato di interventi e servizi sociali, volto ad avviare il circolo virtuoso comunità-bisogni-sviluppo, assumendo la qualità sociale come condizione per uno sviluppo equilibrato e sostenibile”.

Si propone di trasformare “gli attuali interventi a carattere prevalentemente riparativo, centralizzato e frammentario in un sistema articolato e flessibile di protezione attiva; da intervento centralistico a regia delle comunità e degli enti locali, da intervento pubblico a governo allargato che coinvolge e valorizza gli attori sociali”.

“La legge di riforma delineerà un welfare plurale con poteri e responsabilità condivise al fine di promuovere le risorse della comunità; enucleerà un sistema di governance, ovvero la costruzione di un sistema allargato di governo, nel quale accanto alla promozione ed alla regolazione pubblica, convive la co-progettazione, un esercizio di responsabilità condivisa, dei soggetti pubblici, privati e sociali, dei soggetti istituzionali e non… La partecipazione, quindi, come precondizione indispensabile di efficacia di un welfare che investe nel capitale sociale di una comunità”.

Ancora: “Vogliamo sperimentare insieme nuove vie per concretizzare il principio di sussidiarietà orizzontale come crescita e collaborazione tra diverse esperienze e ruoli autonomi. Va quindi pienamente confermata quella corretta interpretazione della sussidiarietà orizzontale fra istituzioni pubbliche e società civile in base alla quale l’ente locale, titolare delle funzioni sociali, deve disporre degli strumenti e delle risorse necessarie per svolgere le funzioni di lettura dei bisogni, di programmazione, di regia degli interventi e di valutazione e monitoraggio della qualità dei risultati”.

“Il sistema integrato sociale è realizzato con il concorso dei Comuni, delle Asl, dei soggetti della cooperazione sociale, dell’associazionismo di promozione sociale e del volontariato, delle aziende pubbliche di servizi alla persona, delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, delle fondazioni, anche di comunità e di partecipazione, degli enti di patronato e dei privati, nonché con la partecipazione dei cittadini singoli e associati e delle formazioni sociali espresse dalla società civile secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione”.

I princìpi guida sono il “decentramento dei servizi e degli interventi sociali e la centralità delle comunità locali intese come sistema di relazioni tra le persone, le istituzioni, le famiglie sociali e sindacali, partecipazione attiva dei cittadini e delle forze sociali territoriali alla programmazione, gestione e controllo”.

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Fundraising per i comuni: 6 buone pratiche

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A chi, come me, segue quotidianamente le vicende del fundraising (se non altro tramite i numerosi messaggi di Google Alert che riempiono le caselle di posta) sarà sicuramente balzata agli occhi la notizia relativa all’apertura di un Ufficio Fundraising presso il Comune di Crema.

Sì, avete capito bene un comune che decide di fare fundraising. Tanta sorpresa e curiosità nel fare clic sul link e poi? Devo dire che sono rimasta un po’ delusa: si tratta di un buon vecchio ufficio di analisi dei bandi pubblici europei, nazionali e delle fondazioni in modo che il comune sia più efficacemente in grado di cogliere eventuali opportunità. Ne esistono già a centinaia e da più di 10 anni.

Intendiamoci, in ogni caso, a mio modo di vedere, questa è un’iniziativa del sindaco da applaudire, in questo momento, anche perché prevede un investimento in personale qualificato, interno o esterno che sia. Certo mi aspettavo di più, ossia che tale ufficio si occupasse anche e soprattutto di aziende, individui, investimenti sociali, finanza sociale, ecc. Almeno da quel che si legge sull’articolo, tuttavia, non è così.

È chiaro però che la notizia ha evocato un tema per me di grande interesse: ossia se il fundraising sia una attività che abbia a che fare con la buona amministrazione di un comune o di un altro ente pubblico.

Caso vuole che mentre giungeva questa notizia, la Scuola di Roma Fund-Raising.it, su invito dell’Agenzia di Sviluppo Locale dell’Empolese Valdelsa, teneva ad Empoli un corso sul fundraising per le amministrazioni comunali.

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Fund raising per le biblioteche? E’ piu’ facile farlo che no

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Le biblioteche censite e presenti nell’anagrafe dell’Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU) sono più di 16.000. Secondo alcune stime reperibili su internet e la cui fonte è incerta si potrebbe arrivare a circa 27.000 biblioteche contando  quelle parrocchiali, scolastiche o di altro genere che non rientrano nel censimento. Tra quelle censite vi sono le circa 6.000 biblioteche pubbliche, in grande maggioranza comunali: sono quelle pià conosciute e frequentate.  Sono un’istituzione di base della nostra società con una storia straordinaria di passione civile, intelligenza, competenza professionale, responsabilità verso i beni comuni che la dice lunga sulle caratteristiche positive del nostro modo di intendere il welfare.

Ma, ahimè, come molti altri nostri patrimoni, rischiano di essere macinati dalla crisi economica ma anche da una sottovalutazione della loro importanza sociale. Per cui se si deve tagliare, si proceda pure con le biblioteche…

Più cha aggiungere altre parole conviene citare questo passaggio dalle Memorie di Adriano di M. Yourcenar

“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”

Queste poche riflessioni per dire che l’accesso alla conoscenza, e quindi le biblioteche, sono una causa sociale che merita un posto di riguardo nel panorama dei grandi temi sociali e quindi anche del fund raising.

La Scuola di Roma Fund-Raising.it ha avuto l’onore di poter svolgere un itinerario formativo al fund raising che ha coinvolto gran parte del personale delle biblioteche del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani. 5 giornate di lavoro volte a socializzare i principi del fund raising e ad applicarli al meglio per il rilancio della “bibliocard” quale strumento di raccolta di donazioni e soprattutto di donatori fedeli, dando un ruolo da protagonista al personale che lavora front-line nelle biblioteche anche ella fase di progettazione del fund raising.

L’investimento fatto dalla direttrice del Consorzio Ester Dominici insieme alla fundraiser Stefania Guadagnoli è coraggioso e al contempo lungimirante, perché siamo convinti che con una piccola iniezione di professionalità e con un progetto strategico condiviso il loro fund raising crescerà sensibilmente.

E da questa esperienza abbiamo forse colto meglio il grande valore delle biblioteche e il grande potenziale di community fund raising che esprimono.

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Fund raising per la cultura. In consorzio e in collaborazione con le aziende. Si puo’? Pare di si’!

fundraising-culturaVi vorrei raccontare un’esperienza di formazione sul fundraising che ho svolto nei giorni scorsi.

Di recente siamo stati invitati dal Distretto Culturale Evoluto di Monza e Brianza a tenere un corso di fund raising per più di 20 organizzazioni culturali che operano nell’ambito del territorio brianzolo e in collaborazione con il Distretto. È stata un’iniziativa lungimirante organizzata da Margherita Giacobbi, del Distretto, che va ringraziata per l’efficienza e la cura nel realizzare il corso.

Sono stati tre giorni intensi e molto interessanti intervallati da una fase di lavoro a distanza in cui i partecipanti, divisi per gruppi e assistiti dal personale della Scuola, hanno dovuto svolgere un’analisi del proprio caso (tratto da eventi e iniziative che realmente le organizzazioni devono realizzare) e elaborare una proposta da rivolgere ad una vera azienda.

Nell’ultimo giorno, infine, si è svolto un role play in cui i partecipanti hanno effettivamente rivolto all’azienda una proposta di partnership/sponsorizzazione.

A fare la parte delle aziende sono intervenute due persone eccezionali per disponibilità ed esperienza professionale: la dott.ssa Giovanna Forlanelli, Head Corporate Communication di Rottapharm (azienda molto impegnata nel campo della cultura e dell’arte) e la dott.ssa Ambra Redaelli, Amministratore delegato della Rollwasch italiana e Presidente del Comitato piccola industria della Lombardia nonché uno dei fondatori dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi.Mi sento di dover ringraziarle entrambe in modo particolare perché hanno conferito al corso un valore aggiunto enorme, grazie ai loro consigli e ai loro suggerimenti utilissimi per migliorare la qualità delle proposte elaborate dalle organizzazioni.

Il corso ha tentato di valorizzare progetti realizzati, in consorzio o in rete, tra differenti organizzazioni magari operanti nel medesimo ambito tematico. Per cui buona parte dei progetti presentati nasceva già da una partnership tra differenti organizzazioni

Da questa esperienza traggo alcune considerazioni che in questo momento mi inducono ad un certo ottimismo.

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